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Così l’industria del riciclo in Italia traina la transizione ecologica

L’industria del riciclo del nostro Paese si conferma all’avanguardia a livello europeo. Le raccolte differenziate hanno tenuto e alcune filiere del riciclo, come gli imballaggi, hanno già superato gli obiettivi fissati dalla normativa al 2025 mentre su altre hanno pesato, specie nel primo semestre, le restrizioni per il contenimento del Covid e il calo della domanda. Ecco cosa è emerso dal rapporto annuale “L’Italia del Riciclo” realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da Fise Unicircular, l’Unione Imprese Economia Circolare, presentato questa mattina a Roma

Nonostante la pandemia da Covid-19, nel 2020 l’industria del riciclo del nostro Paese si conferma all’avanguardia a livello europeo. Le raccolte differenziate hanno tenuto e alcune filiere del riciclo, come gli imballaggi, hanno già superato gli obiettivi fissati dalla normativa al 2025 mentre su altre hanno pesato, specie nel primo semestre, le restrizioni per il contenimento del virus e il calo della domanda. Per una reale transizione ecologica servono semplificazione normativa e incentivi allo sviluppo dei prodotti riciclati. Il Pnrr costituisce un’occasione importante per colmare il divario impiantistico in alcune Regioni italiane, per favorire l’efficientamento di importanti settori del riciclo e per sviluppare tecnologie per nuovi processi di riciclo.

È quanto emerge dal rapporto annuale “L’Italia del Riciclo” realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da Fise Unicircular, l’Unione Imprese Economia Circolare, presentato questa mattina a Roma.

I rifiuti urbani nel 2020 sono diminuiti rispetto all’anno precedente di un punto e mezzo percentuale passando da 30 milioni di tonnellate a 29,5. I rifiuti speciali sono aumentati di oltre il 3% passando da 154 milioni di tonnellate a 158. Secondo i dati Ispra sono 120 milioni di tonnellate i rifiuti riciclati, il 65% del totale, mentre quelli urbani ne sono stati riciclati 14 milioni di tonnellate, il 47%. I nuovi target prevedono il riciclo del 55% al 2025 e il 60% al 2030. Un raffronto con i principali Paesi europei vede l’Italia seconda dietro la Germania (67%) nel riciclo degli urbani; e sempre secondo dopo la Polonia (75%) per il riciclo degli speciali.

La migliore performance di riciclo resta, senza dubbio, quella degli imballaggi che nel 2020 ha avviato a riciclo 9 milioni e mezzo di tonnellate (il 73%) a fronte delle 13 milioni immesse al  consumo, superando, con alcuni anni di anticipo, l’obiettivo del 65% entro il 2025 previsto dalla direttiva europea e dalla normativa nazionale. Stesso discorso per i singoli materiali: carta (87%), vetro (79%), plastica (49%), legno (62%), alluminio (69%), acciaio (80%).

“Il sistema italiano del riciclo dei rifiuti, pilastro dell’economia circolare e importante anche per ridurre i consumi di energia e le emissioni di gas serra,  ha tenuto bene nel 2020, l’anno più duro della pandemia – ha dichiarato Edo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile –. Ora può giocare un ruolo importante nella ripresa del Paese. Deve però attrezzarsi per cogliere le nuove sfide ed evitare gli errori che potrebbero comprometterne lo sviluppo, incrementando il mercato dei materiali riciclati e delle materie prime seconde”.

Diversi gli scenari per le altre filiere. Non centrano gli obiettivi le filiere dei Raee (Rifiuti Apparecchi Elettrici e Elettronici),  veicoli fuori uso e pile. Nel 2019 la raccolta differenziata dei Raee è stata del 39% rispetto all’immesso al consumo, ben lontana da quel 65% del target europeo. Stesso discorso per i veicoli fuori uso la cui percentuale di reimpiego e riciclo (85%) rimane lontana dal 95% previsto per il 2015. La causa principale è la difficoltà di trattamento di alcuni componenti dei veicoli (cruscotti, imbottiture e rivestimenti dei sedili, ecc.) che sono assemblati i n maniera tale da rendere inefficaci le operazioni di recupero. Anche per pile e accumulatori portatili il tasso di raccolta si è fermato al 43%, due punti sotto il target previsto per il 2016.

Per quanto riguarda gli Pneumatici Fuori Uso  si stima siano stati avviate a recupero di materia 82.400 tonnellate e a recupero energetico  119 mila tonnellate. Un significativo passo in avanti per l’economia circolare del settore è arrivato con il decreto End of Waste della gomma vulcanizzata derivante da Pfu, soprattutto per la ripartenza dopo l’emergenza sanitaria da Covid-19. Trend in crescita si registrano per la raccolta differenziata della frazione organica (+7,5%), dei rifiuti tessili (+8%) e degli inerti che nel 2019 , con un anno di anticipo, hanno superato il tasso di recupero di materia del 70% arrivando al 78%.

“Il riciclo dei rifiuti, oltre alla valenza che riveste per la transizione ecologica – ha sottolineato Paolo Barbieri, presidente di Fise Unicircular – assume ancor più un’importanza strategica per la resilienza del nostro sistema economico e sociale. Per questo motivo occorre creare un mercato e una cultura che valorizzino adeguatamente i materiali e i prodotti da riciclo, scoraggiando il ricorso all’utilizzo delle materie prime vergini e premiando un settore industriale che ha consentito il raggiungimento di importanti risultati”.

Il quadro che emerge dal rapporto vede il nostro Paese posizionato ai vertici dell’Unione europea, sia per quanto riguarda il riciclo dei rifiuti speciali (al primo posto con il 68% contro una media europea del 44%) che per quello dei rifiuti urbani (al secondo posto dietro la Germania). E, nonostante la crisi dovuta alla pandemia, nel 2020 il riciclo si è mantenuto sostanzialmente stabile. Questo scenario consente di guardare al futuro con un certo ottimismo perché il riciclo dei rifiuti può essere uno dei protagonisti della ripresa del Paese. Il nuovo quadro europeo che promuove una trasformazione verso l’economia circolare e la sfida climatica rappresenta un’opportunità per un ulteriore salto nello sviluppo dell’industria del riciclo in Italia. La ripresa economica mondiale, aumentando la domanda di materie prime e dei relativi prezzi, ha generato anche accenni di crisi negli approvvigionamenti. La prevenzione, il riutilizzo e il riciclo diventano attività strategiche per incrementare le resilienza economica del nostro Paese.

 


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