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Tracciare il Covid con il riconoscimento facciale

La strategia è quella di riconoscere più facilmente e velocemente i positivi, tracciarne i movimenti e controllare il rispetto delle misure di sicurezza. Necessario il consenso del cittadino, ma molti avvertono sugli escamotage per aggirarlo. Al momento il progetto è stato pensato per la sola città di Bucheon, ma se funzionasse…

L’ultima decisione della Corea del Sud per far fronte alla pandemia è l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per monitorare i casi di Covid-19. Si tratta di una misura che consentirebbe un tracciamento più efficace e necessario per contrastare la crescita di nuovi casi – ieri sono state riscontrate 1.030 nuovi positivi, secondo record giornaliero consecutivo nonché il balzo più grande da un giorno a un altro –  ma che lascia forti dubbi sulla violazione della privacy dei cittadini. Il progetto pilota, che dovrebbe partire a gennaio, sarà testato a Bucheon – una città alle porte di Seul tra le più popolate del Paese con i suoi 850mila abitanti – e prevede l’utilizzo del riconoscimento facciale e di telecamere a circuito chiuso (circa 10.800) con l’obiettivo di riconoscere i positivi, ripercorrerne i movimenti e controllare il rispetto delle misure di protezione. In questo modo, per le autorità risulterebbe molto più facile ricostruire la cronologia delle persone con cui il caso Covid è stato a contatto, scoprendo in anticipo nuovi probabili infezioni.

Attualmente, sono state incaricate delle squadre apposite per questo lavoro. Il carico di lavoro sulle spalle dei dipendenti è però enorme, con ritmi frenetici che prevedono turni anche di 24 ore e con corse continue per star dietro alle segnalazioni. Come confermato su Twitter dal primo cittadino di Bucheon, Jang Deog-cheon, il piano renderebbe il tutto molto più veloce e affidabile. “A volte ci vogliono ore per analizzare un singolo estratto di filmati CCTV. L’utilizzo della tecnologia di riconoscimento visivo consentirà quell’analisi in un istante”, ha scritto il sindaco sul proprio profilo.

Il piano prevede un numero di dieci membri, che lavoreranno in un centro di salute pubblica. Dalle 110 pagine in cui è esposto il progetto, il sistema dovrebbe garantire un monitoraggio contemporaneo di dieci persone in un tempo stimato tra i 5 e i 10 minuti. Al momento, solo per riconoscerne una, serve circa mezz’ora. Insomma, il vantaggio è abbastanza evidente.

Ma non è tutt’ora quel che luccica, specie se stiamo parlando di intelligenza artificiale. L’utilizzo di strumenti come il riconoscimento facciale e simili ha immediatamente fatto alzare le antenne per eventuali violazioni della privacy. “Il piano del governo di diventare un Grande Fratello con il pretesto del Covid-19 è un’idea neo-totalitaria”, ha affermato duramente Park Dae-chul, esponente del principale partito di opposizione People Power. Per lui, “è assolutamente sbagliato monitorare e controllare il pubblico tramite CCTV utilizzando il denaro dei contribuenti e senza il consenso pubblico”. Di soldi per questo progetto ne sono stati stanziati, eccome: la città che fungerà da cavia ha ricevuto dal ministero della scienza e delle telecomunicazioni una somma pari a 1,6 miliardi di won (al cambio 1,36 milioni di dollari) a cui si aggiungono i 500 milioni di won (420mila dollari) che la città ha deciso di sborsare di tasca propria.

L’onestà del progetto è stata ribadita dai fautori dell’iniziativa, secondo i quali non sorgerebbe alcun problema di privacy dato che verrebbe rintracciato solo il paziente positivo confermato dall’Infectious Disease Control and Prevention Act. Secondo la normativa, le persone dovranno fornire il loro consenso per il riconoscimento facciale ma, a detta di alcuni funzionari, anche laddove non venga fornito è possibile riconoscere la persona attraverso gli indumenti indossati. Sulla questione si è espressa anche l’Agenzia coreana per il controllo e la prevenzione delle malattie, che ha dato il suo assenso purché il tutto avvenga nel perimetro della legalità e per finalità di mera prevenzione sanitaria.

Nel marzo del 2020, quando la pandemia si stava appena diffondendo, le autorità sud coreane avevano consigliato alla popolazione di scaricare l’app Corona 100m, un modo per tracciare i positivi per avere una panoramica sui luoghi frequentati e individuare le aree di maggior contagio. Così, i cittadini venivano pre allertati ed evitavano di uscire in quelle zone.

Il riconoscimento facciale, infatti, non era stato ancora preso in considerazione. Probabilmente l’idea è stata presa in prestito da altre realtà, come Cina e Israele, che invece sono state pioniere in questo senso. Per sorvegliare e scovare la popolazione noncurante delle regole, Pechino aveva messo in moto una strategia basata su video telecamere sparse per le strade e droni capaci di individuare chi non rispettasse la distanza di sicurezza o indossasse la mascherina. Inoltre, questi lanciavano moniti sulla buona condotta da tenere.

Addirittura in Israele il governo dell’allora primo ministro Benjamin Netanyahu aveva autorizzato l’agenzia di sicurezza interna ad utilizzare una lista di dati raccolti dai telefoni cellulari per ripercorrere tutti gli spostamenti delle persone positive. In principio, i dati servivano per la lotta al terrorismo ma data l’emergenza Covid che stava imperversando nel Paese è stato deciso di incrociare quelle informazioni per raggiungere molti più individui e dare una risposta più forte al contrasto della pandemia.

Sistemi tecnologici, efficaci per prevenire le infezioni ma allo stesso tempo molto contestati per la loro eccessiva invasività nelle vite delle persone, sono stati utilizzati anche in Russia, India, Polonia, Giappone. Anche alcuni Stati americani hanno lanciato le loro iniziative di riconoscimento facciale, come è stato constatato in un rapporto dello scorso marzo della Columbia Law School di New York.

Forse anche per cercare di rassicurare gli scettici, il governo di Seul ha dichiarato che il progetto sarà destinato alla sola città di Bucheon. Non è dunque prevista alcuna strategia nazionale, ma tutto potrebbe cambiare dopo aver visto gli effetti del piano. Se questo risulterà efficace, pensare che venga esteso all’intero Paese non è fantascienza, come le altrettante polemiche che si porterebbe dietro.


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