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Vi racconto come Roma può diventare capitale internazionale della cultura

Ci sono tante dimensioni di Roma da recuperare e tante opportunità da cogliere, dal Giubileo alla candidatura all’Expo. Tra queste dimensioni c’è però quella, sin qui non illuminata a sufficienza, di Roma come grande capitale europea della cultura, del cinema e dell’audiovisivo. La sfida per il nuovo sindaco secondo Luigi Tivelli

Mi sembra che sino a qui non sia stato sufficientemente illuminato un aspetto legato all’ingresso in carica del nuovo sindaco Roberto Gualtieri a Roma. Fra i tanti limiti della sindacatura Raggi, c’era quello dell’assenza di vision, di una capacità di operare per la proiezione internazionale di una grande Capitale e della capacità di cogliere le grandi opportunità di Roma intesa anche come grande capitale della cultura e del cinema.

Il rifiuto di impegnarsi per la candidatura di Roma alle Olimpiadi è una pesante cartina di tornasole di quello che è stata la sindacatura Raggi, così come lo sono state quell’atmosfera un po’ dilettantesca e per qualche verso provinciale con cui sono stati gestiti molti servizi cruciali per la Città e per i cittadini.

Nella figura di Roberto Gualtieri che ne pensi chi lo ha sostenuto come chi non lo ha sostenuto, è intrinseca una forte dimensione internazionale. Gualtieri è cresciuto infatti nella sua dimensione politica in qualità di autorevole parlamentare Europeo e di interlocutore, in qualità di Presidente della commissione economica del Parlamento europeo, di tanti esponenti di rilevanti istituzioni Europei e internazionali.

Questo credo che continuerà ad essere uno dei tratti caratterizzanti di Gualtieri come sindaco, come già si è visto dal ruolo svolto, esplicitamente e tra le quinte, dal sindaco Gualtieri in occasione del G20: un’occasione colta anche nella sua dimensione di promozione dell’immagine internazionale di Roma non solo rispetto ai leader dei più rilevanti Paesi del mondo, ma rispetto ad un palcoscenico internazionale illuminato dai riflettori dei media di tutto il mondo.

Ci sono tante dimensioni di Roma da recuperare e tante opportunità e obiettivi da cogliere, a cominciare da quello del prossimo Giubileo e della candidatura all’Expo. Tra queste dimensioni di Roma c’è però quella, sin qui non illuminata a sufficienza di Roma intesa come grande capitale europea della cultura, del cinema e dell’audiovisivo in genere.

Già negli scorsi mesi si è cercato di sostenere il trasferimento a Roma dell’Agenzia europea della cultura, un obiettivo di grande rilievo, ma agenzia europea o no, ci sono importanti chance e opportunità per ripartire e restituire a Roma la sua dimensione di grande capitale europea della cultura e del cinema. Bisogna risalire indietro di oltre vent’anni per andare all’ultimo segnale significativo in questo senso che è stata la costruzione dell’auditorium, avviata dalla giunta Rutelli e condotta in porto dalla giunta Veltroni.

Quell’auditorium in cui fino a poche settimane fa si è svolta un’edizione importante della festa del cinema, che ha visto una rilevante presenza di film, di registi, di produttori, di direttori anche delle grandi major hollywoodiane e internazionali. Sappiamo poi ciò che può significare l’investimento del Piano nazionale di ripresa e resilienza per oltre 300 milioni di euro per fare di Cinecittà un grande hub del cinema Italiano, europeo e internazionale. Ma c’è un segnale, tra gli altri, non poco significativo, che sembra manifestare l’intento del sindaco Gualtieri di puntare anche in questa dimensione di Roma come grande capitale della cultura.

Sembra acquisito che il suo capo di gabinetto sarà Aldino Ruberti, che, già a suo tempo, a capo di Zetema, la società che organizza i più rilevanti eventi culturali a Roma, e di Civita, un’associazione impegnata nel sostegno alla cultura e nella gestione di molti anche importanti musei italiani. Le indubbie competenze di un capo di gabinetto di questo tipo possono essere per il nuovo sindaco un importante impulso e sostegno nel fare tornare Roma ai fasti di grande Capitale della cultura.

Non sarà facile riavere la Roma de “La sera andavamo a Via Veneto”, tipica della fine degli anni 50 e i primi dei 60 quelli che ci hanno regalato le emozioni della Dolce Vita, i testi e le sceneggiature di Flaiano, fra gli altri e i film, tra gli altri, di Federico Fellini. Mutatis mutandis, però, anche in funzione della candidatura all’Expo può essere rafforzata la dimensione di Roma come Capitale della cultura, del cinema, dell’audiovisivo e di quel know how tecnologico che gira intorno all’audiovisivo, con tutte le implicazioni del digitale.

Anche la stessa Zetema in anni passati si è espressa come promotrice e organizzatrice di eventi culturali, ma poi, negli anni della Raggi, la sua funzione si è sostanzialmente spenta. Abbiamo passato un quinquennio in cui Roma non era solo la Roma delle buche e dei rifiuti, ma sembrava rinchiusa in una bolla di neo provincialismo, ciò che i cittadini romani non meritavano e tanto meno meritano oggi che si aprono nuove opportunità.

È vero che i romani sono anche per certi versi coloro che, nella splendida immagine del “marziano a Roma” di Flaiano, nel vedere dopo alcuni giorni il marziano prima atterrato a Fregene e poi che camminava in Via Veneto, erano facilmente assuefatti, per aver visto di tutto nella loro storia, a quella nuova figura. Ma proprio per questo, grazie a questa dimensione di una città che ha una grandissima storia alle spalle e che ha cittadini abituati e pronti ad accogliere tutto, compreso il nuovo, si apre questa grande opportunità per Roma capitale internazionale della cultura. Una dimensione che dovrebbe essere coltivata dalla nuova sindacatura tra le prime priorità.

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