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Chi paga i danni delle scuole occupate?

Danni e interruzione di pubblico servizio nelle scuole occupate. Politici e sindacati criticano il direttore scolastico del Lazio Rocco Pinneri per aver invitato i presidi a sanzionare i responsabili, preoccupati per un eventuale pericolo di “repressione”. Il parere di Eusebio Ciccotti, preside e storico del cinema

L’antefatto

In alcuni Istituti di secondaria superiore, come ogni anno, si verifica puntualmente l’Occupazione d’Inverno. Essa è un rituale laico-religioso alternativo al Natale. Sovente l’occupazione è a cura di un manipolo di studenti, che, in una ottica di aritmetica riformata, corrisponde, secondo gli occupanti, a “molti”, secondo alcuni sindacati a “un numero significativo”. Insomma, se non è la maggioranza numerica è la maggioranza del pensiero, sempre da un certo punto di vista.

Dunque questa “maggioranza” (in realtà si aggira intorno all’8% dei frequentanti) occupa le scuole, interrompe un pubblico servizio, il diritto allo studio della vera maggioranza degli alunni, danneggia aule, suppellettili, materiale didattico o museale, sporca e imbratta. Blocca l’attività di segreteria, impedendo la presa di servizio dei nuovi lavoratori, l’espletamento delle pratiche di ufficio (scambi culturali, ricostruzione della carriera del personale, pensionamenti, certificazioni mediche da sistemare, consigli di classe sospesi, incontri urgenti con le Asl e gli psicologi per i disabili rinviati di mesi, ecc.).

La posizione della scuola

Nel Lazio, preso atto dei danni provocati in alcune scuole ai beni pubblici, oltre alla interruzione di servizio, e a quella del diritto allo studio, il direttore regionale scolastico (USR), Rocco Pinneri, scrive una circolare. Nel testo si invitano i dirigenti scolastici a individuare i responsabili dei danneggiamenti al fine del risarcimento, e a tenerne conto nella valutazione del voto di comportamento (ossia la famosa “condotta”).  È il minimo che un responsabile poteva e doveva fare. Che qualunque preside e organo collegiale dovrebbe porre in essere.

La re-azione dei politici e dei sindacati 

Due parlamentari esperti di scuola, Matteo Orfini (PD), archeologo, e Nicola Fratoianni (SI), filosofo, sono intervenuti sulla questione offrendo il loro apporto esegetico sulle occupazioni-devastazioni, chiedendo una interrogazione parlamentare sulla circolare del direttore Rocco Pinneri, ritenuta troppo dura, e rea di suscitare una eventuale “repressione” degli spontanei e democratici moti di protesta.

Le OO.SS (i sindacati della scuola) regionali, a loro volta, hanno offerto, una lettura filosofica, giuridica e sociologica della protesta dei giovani, piuttosto articolata. Una pagina che Edmund Husserl e Anton Makarenko avrebbero sottoscritto. Leggiamola. “Le OO.SS. ritengono inopportuno che si contrapponga a questa forma di protesta, anche se estrema una repressione ispirata a rigidi criteri di mantenimento dell’ordine pubblico, priva di quell’ispirazione pedagogica ed educativa che sempre deve essere tenuta presente da chi ha il compito di curare la crescita umana e civile dei giovani a lui affidati”.

Il direttore regionale bocciato dai sindacati

In altri termini, alcuni sindacati impartiscono lezioni di alta pedagogia al direttore Pinneri e a quei presidi, docenti e famiglie, che hanno condannato l’azione del devastare e imbrattare gli ambienti scolastici, chiedendo un ovvio, e legale, rimborso dei danni. Oltre a una giusta sanzione sulla condotta di questi giovani autori dadaisti, lontani dall’arte di Tristan Tzara, Ivan Goll o Jan Švankmajer. Tra l’altro le OO.SS. assegnano a Pinneri i “compiti” per le vacanze natalizie, ossia studiare come “va mantenuto un dialogo tra gli studenti e le altre componenti della comunità educante” oltre a “invitare” il direttore regionale a ritirare la sua nota.

Occupazione studentesca secondo Vigo, Anderson e Hangmann

La contestazione studentesca è un diritto inalienabile. L’occupazione non sarebbe legale, ma per prassi e costume si “consente”. Nessuno si oppone quando, anche qui per prassi, gli occupanti la conducono in modo da non procurare danni alla amministrazione, a soggetti che vi debbono lavorare, ai beni presenti nella scuola, alle strutture, ai partecipanti. E, naturalmente, le forze dell’ordine chiamate eventualmente a far cessare una prolungata occupazione degenerata in danni oggettivi, non possono usare violenza nei riguardi dei giovani.

Si può, per protesta, salire sui tetti dell’edificio (come nello splendido If…, 1969, di Lindsay Anderson, bandiera del free cinema inglese che cita Zéro de conduite di Jan Vigo, 1933), violando le leggi sulla sicurezza (a quel tempo assenti). Oggi la normativa lo vieta. Se un ragazzo cade e muore o rimane paraplegico, chi paga i danni? La scuola, i genitori? Quel settore dell’informazione, quei politici e quei sindacati che “dimenticano” di stigmatizzare atti illegali o fuori normativa?

Sarebbe meglio, seguendo le norme della sicurezza, occupare gli uffici e le aule, in maniera educata, senza danneggiarli. Magari fumarsi lo spinello, stampare dei ciclostili, innamorarsi dietro gli scaffali, come nel riuscito Fragole e sangue, 1970, di Stuart Hagmann, manifesto del cinema americano della contestazione anni Settanta. Film deciso nel condannare, a ragione, la violenza brutale della polizia. Ma danneggiare, imbrattare e sporcare la propria scuola, oltre che poco cinematografico, è un tantino da incivili.

Quando la festa finisce i cocci di chi sono?

Giustamente le OO.SS., torniamo a noi, nella bella letterina di Natale al direttore Rocco Pinneri, sottolineano, indirettamente, il ruolo della comunità educante, nel leggere il fenomeno della contestazione e occupazione, senza reprimere. Concordiamo pienamente. Nella nota ai presidi del direttore, va chiosato, non v’è alcun accenno a una eventuale istigazione alla repressione. Di questa comunità educante, aggiungiamo noi, fanno parte anche i collaboratori scolastici (conosciuti con il vecchio sostantivo “bidelli”). Sono quei dipendenti, ricordiamolo, del M.I. che intessono un sereno rapporto con gli alunni e quasi sempre sono amati da quest’ultimi. Il bidello è una sorta di “zio del corridoio” cui confidarsi, cercare un po’ di conforto nei momenti delicati, chiedere un parere, un aiutino. Egli/ella è anche colui o colei che corregge l’alunno distratto rammentandogli di rispettare la differenziata, di non scrivere sui banchi nuovi “di Arcuri”, di non fumare nei bagni, di non impressionare pareri sportivi o sessuali sulle pareti. Colui o colei che ora, dopo le devastazioni e l’insudiciamento di aule, bagni, corridoi e uffici, deve ripulire, cancellare le scritte, rimettere in ordine, fare la differenziata dei cocci, sanificare. Tutto lavoro in più, fuori budget. Con quali fondi si pagherà?

Gli occupanti non vanno messi all’indice, ma se hanno danneggiato dei beni, debbono semplicemente rifondere il danno. Come in ogni democratica comunità.

I sindacati, quasi sempre all’avanguardia nell’osservare la vita scolastica in evoluzione, questa volta, con la loro lezione da sociologismo e pedagogismo antiscientifico, sono lontani dai fatti. Dovrebbero interrogarsi sulla loro infallibilità di giudizio, prerogativa a cui il Papa ha rinunciato da tempo. Tornino ad essere obiettivi. Cessino di attaccare sempre e comunque i presidi. Aumenteranno le loro tessere. E tra poco si voterà per le Rsu. Auguri.

 

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