Escluso dall’incontro della prossima settimana, il premier ungherese tenta di impedire la partecipazione di von der Leyen e Michel. Intanto la Casa Bianca prepara un’iniziativa per frenare l’export tech verso la Cina
Viktor Orbán non ci sta, a rimanere fuori dal summit per la democrazia che il presidente statunitense Joe Biden ha convocato per la prossima settimana. La Casa Bianca ha deciso di non invitare l’Ungheria – così come la Serbia di Aleksandar Vučić, né la Turchia di Recep Tayyip Erdogan – non ritenendola idonea a far parte di un club, in cui rientra anche Taiwan, di Paesi che condividono valori di libertà e democratici. Ma sembra aver pesato anche il sempre più forte feeling (raccontato anche sulle pagine di Formiche.net) tra il primo ministro magiaro e il presidente cinese Xi Jinping.
Così, Budapest sta cercando di vendicarsi bloccando la partecipazione dell’Unione europea al summit. Se n’è parlato durante una riunione dei diplomatici mercoledì, ha rivelato Bloomberg. All’incontro l’Ungheria ha annunciato che non avrebbe sostenuto la partecipazione dell’Unione europea sulla base del fatto che gli Stati Uniti hanno invitato l’istituzione comunitaria escludendo alcuni Stati membri. L’unico rimasto fuori è proprio l’Ungheria. Che, invece, nella lista dei Paesi che hanno protestato per l’esclusione, è in compagnia di Russia e Cina, ossia i due target non dichiarati dell’iniziativa multilaterale di Biden.
Durante la discussione di mercoledì, spiega Bloomberg, l’Ungheria ha sostenuto che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel non possono parlare a nome di tutta l’Unione europea al summit senza una posizione comune concordata.
In questi giorni stanno iniziando a uscire anticipazioni sui contenuti del summit e le intese a cui la Casa Bianca sta lavorando. Sul tavolo c’è, ha rivelato Politico, un’alleanza sulle restrizione alle esportazioni di tecnologia. L’amministrazione Biden vuole spingere gli oltre 100 Paesi invitati a imporre restrizioni commerciali sulle tecnologie emergenti che i governi autoritari stanno impiegando per spiare i loro cittadini e commettere abusi dei diritti umani.
Anche se i funzionari interpellati da Politico non hanno nominato Paesi specifici, l’amministrazione statunitense ha cercato di convincere i partner dell’Unione europea a imporre controlli più severi sulle esportazioni verso la Cina. La cooperazione sui controlli delle esportazioni è stata anche un argomento al centro del Consiglio commercio e tecnologia inaugurato il 29 settembre a Pittsburgh, in Pennsylvania, dai vertici dell’amministrazione statunitense e della Commissione europea. Si chiamerà Iniziativa per il controllo delle esportazioni e i diritti umani, sarà volontaria e non vincolante, hanno detto i funzionari. Ma sarà comunque una prova importante per gli sforzi multilaterali di Biden di affrontare l’ascesa di Cina e Russia.