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Una fregata nel Mar Cinese rovina la prima telefonata Xi-Scholz

Di Gabriele Carrer ed Emanuele Rossi

Telefonata tra il presidente cinese e il cancelliere tedesco: l’auspicio del primo è di continuare nel solco di Merkel. Ma Berlino ha deciso di rafforzare la propria presenza nell’Indo-Pacifico, preoccupata dall’“esplosiva” Marina di Pechino

Nel corso della prima telefonata con il neo-cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente cinese Xi Jinping ha criticato, seppur indirettamente, la ministra degli Esteri Annalena Baerbock. Lo rivela il settimanale Der Spiegel sottolineando gli inviti di Xi a guardare al reciproco sviluppo come “un’opportunità”, a preservare “l’eccellente tradizione di uno stile di guida di alto rango” e a sviluppare i legami “da un punto di vista pragmatico”, ma anche affondi alla leader dei Verdi – la quale in passato ha più volte marcando gli aspetti problematici dei rapporti tra Germania e Cina, evidenziando le violazioni dei diritti umani commesse dal governo di Pechino e spingendo Berlino verso una posizione più dura.

L’auspicio di Xi è che Scholz continui nel solco del predecessore, Angela Merkel, a cui il leader cinese ha conferito il titolo di “vecchia amica” prima che lasciasse, dopo 16 anni, la guida della Germania. Per questo, ha parlato di “mantenere la rotta”. Pechino reputa Berlino “l’avanguardia” nella relazione con l’Unione europea e auspica che continui a lavorare all’interno dei 27 per garantire la stabilità dei legami minacciata sia dal braccio di ferro tra Stati Uniti e Cina sia dal fronte dei Paesi dell’Est che, guidato dalla Lituania, stanno cercando di spingere l’Ue su posizioni più rigide nei confronti della Repubblica popolare. E in questo contesto Xi avrebbe chiesto a Scholz di impegnarsi per la ratifica dell’accordo sugli investimenti, raggiunto ormai un anno fa da Cina e Unione europea con forte impulso merkeliano, ma congelato dalla Commissione europea dopo le resistenze del Parlamento europeo. Secondo quanto riportato dai media di Stato cinesi, Scholz avrebbe detto a Xi che “la Germania spera” che l’accordo sia “presto implementato”.

Se questo è – Baerbock a parte – l’aspetto positivo del quadro dei rapporti, a far discutere Berlino e Pechino però ci sono le manovre nell’Indo-Pacifico. La fregata tedesca “Bayern” è diventata la prima nave da guerra tedesca dal 2002 a navigare nel Mar Cinese Meridionale, attraverso il quale transita circa il 40 per cento del commercio estero europeo e dove quest’anno Paesi come Regno Unito, Francia e Germania hanno inviato proprie unità navali nella regione a sostegno della libertà di navigazione.

Per il Partito/Stato queste presenze straniere nel proprio bacino-di-casa sono problematiche, interferenze esterne in un’area di influenza diretta che si uniscono a uno schema articolato messo in piedi da Washington. Gli Stati Uniti hanno infatti individuato quell’enorme regione di mondo come il primo anello (il più cruciale) per il contenimento cinese e su questo stanno coinvilgendo alleati regionali come India, Giappone e Australia, e in parte chiedono all’Ue di pensare una propria attività in quella regione di mondo che per altro sarà il centro dello sviluppo del futuro (e per capacità demografiche e tecnologiche).

Secondo quanto riferito dal ministero della Difesa tedesco, la Bayern si manterrà su comuni rotte di navigazioni commerciali, e non varcherà lo Stretto di Taiwan; ossia non violerà la lingua talassocratica che divide quella che Pechino considera una-provincia-ribelle-da-annettere dal mainland (detto diversamente, non solcherà la faglia geopolitica tra le due Cine, e dunque non marcherà il lineamento che segna la debolezza geografica dell’impero cinese). Berlino tutavia ha deciso da tempo di rafforzare la propria presenza nell’Indo-Pacifico, con un programma in cui invierà navi da guerra ogni due anni, fatte salve le decisioni del governo federale in merito.

Il viceammiraglio Kay-Achim Schonbach, alla guida della Marina tedesca, ha rilasciato alcune dichiarazioni all’emittente statunitense CNBC esprimendo forte preoccupazione per “l’esplosiva” marina cinese, che “ogni quattro anni amplia la sua flotta [con un numero di navi] equivalente a quello dell’intera marina francese”. Il confronto è chiaro: la Cina sta implementando la propria capacità marittima perché la partita indo-pacifica si gioca sull’acqua, sul dominio di quella regione che fonde due oceani, da cui passano i destini e le ambizioni dei paesi affacciati – per primo appunto quelli della Cina.

 “Un’esagerazione”, ha risposto Zhao Lijian, portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, che ha colto il messaggio implicito di Schonbach, che ha parlato da un’emittente americana una lingua che il Pentagono conosce e riconosce perfettamente. Lingua che il Partito/Stato vorrebbe che la Germania non parlasse (e non capisse). Nel corso della tradizionale conferenza stampa, Zhao ha precisato che la Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione Cinese agisce per tutelare “la sovranità e l’integrità territoriale del Paese”.

“Ciò a cui dovremmo opporci è la dimostrazione di forza dei Paesi che inviano navi nel Mar Cinese Meridionale con lo scopo di seminare discordia tra le economie regionali”, ha detto il funzionario del governo cinese. Queste parole non sono dirette tanto alla Germania, che con una fregata ha una presenza pressoché simbolica, ma agli Stati Uniti, che hanno aumentato la presenza diretta e stanno muovendo leve per creare quella cortina di contenimento insieme agli alleati.

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