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Draghi salvi il turismo e metta mano al Pnrr. L’appello di Lalli (Federturismo)

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Intervista al presidente dell’associazione delle imprese turistiche. Siamo in ginocchio, a partire dalla montagna, ci eravamo illusi di poter tornare a una semi-normalità e invece contagi e regole cambiate all’ultimo secondo hanno distrutto le speranze. Ora il governo intervenga destinando al settore una quota maggiore del Pnrr. Perché 1,8 miliardi non bastano

Qualcuno, questa estate, ci aveva creduto davvero. Che il Natale 2021 non sarebbe stato come quello passato, tutto zona rossa e cenoni in stile lockdown, quasi clandestini. E invece no, il canovaccio si è ripetuto anche se non per mano delle istituzioni. L’impennata dei contagi, lo spauracchio di Omicron, hanno nei fatti prodotto una sorta di isteria collettiva, tramutatasi in un fiume di quarantene e isolamenti che a loro volta hanno fermato uno dei settori vitali dell’economia nazionale, quel turismo che vale il 13% del Pil.

Sì perché tra contagi veri e sospetti il comparto è andato incontro a una valanga di cancellazioni, sull’onda anche delle centinaia di aerei rimasti a terra a causa di piloti e assistenti di volo messi in quarantena. Non può dunque stupire la fotografia arrivata da Confcommercio, la per la quale nell’anno si sono registrati almeno 60 milioni di arrivi e 120 milioni di presenze in meno rispetto al 2019 e 13 milioni in meno di viaggi degli italiani all’estero. Solo per le vacanze tra Natale, Capodanno ed Epifania, rispetto ai 25 milioni di partenze programmate dagli italiani appena pochi mesi fa, 5 milioni sono state già cancellate e 5,3 milioni modificate riducendo i giorni di vacanza o scegliendo una destinazione più vicina. Un disastro, annunciato o meno poco importa, di cui Formiche.net ha parlato con Marina Lalli, presidente di Federturismo.

Il turismo italiano è di nuovo in ginocchio. Non che sia la prima volta, ma proviamo lo stesso a fare un bilancio.

Andiamo male, molto male. Ci eravamo convinti di lavorare in modo normale o quasi, puntando molto sulla montagna. Le piste sono aperte ma la gente ha paura di viaggiare, comprensibilmente. E poi c’è il fronte estero, con i turisti che non arrivano. Gli italiani si sono spostati poco e dall’estero non è arrivato quasi nessuno. E si sa, la montagna raccoglie sia da dentro sia da fuori l’Italia.

Per fare processi ed emettere sentenze forse è presto. Ma nulla vieta di domandarsi se qualche cosa è stato sbagliato, per arrivare a questo. Lei che dice?

Difficile dirlo. Ci troviamo sempre davanti a situazioni che cambiano, è complicato fare previsioni al millimetro. Abbiamo visto in questi anni che i cambi di rotta repentini non agevolano. Se pensiamo che l’ultimo decreto con le nuove restrizioni è del 23 dicembre e cambiare le regole quando si ha già la valigia in mano, alla vigilia di Natale, non è saggio.

Lalli, alla luce di tutto questo, quanto ossigeno rimane nelle bombole delle imprese turistiche?

La resistenza è pari a zero, in alcuni casi anche sotto. Nel momento in cui le imprese avevano investito e scommesso sul Natale, tutto è stato vanificato. Le aziende sono ad oggi oltre lo stremo, questa è la realtà.

Il governi della pandemia ci hanno abituato a fiumi di bonus, sgravi, sostegni. Ma non è possibile immaginare un futuro basato sui soldi pubblici. Basterebbe della sana normalità, non crede?

Sicuramente, non possiamo andare avanti così, a suon di sussidi che poi nel nostro caso non erano nemmeno così sostanziosi, al massimo per pagare qualche bolletta o qualche tassa. Ma non siamo andati oltre a questo.

A questo punto è lecito domandarle se avete una proposta da sottoporre al governo…

Sì, ce l’abbiamo. Aumentare le risorse del Pnrr destinate al turismo. Noi rappresentiamo il 13% del Pil e degli oltre 200 miliardi riservati all’Italia al turismo ne vanno solo 1,8. E non mi pare che sia una quota equa e ragionevole. Abbiamo dimostrato negli anni passati di garantire allo Stato un giro d’affari importante, anche in tempi di crisi. Onestamente meriteremmo di più.

Almeno l’interlocuzione con il governo è stata favorevole o quanto meno amichevole in queste settimane?

Devo dire di sì, il ministro Garavaglia (Massimo, ministro del Turismo, ndr) è sempre stato disponibile. Il problema è che dovremmo avere come interlocutore tutto il governo, perché il turismo non è solo viaggi e vacanze, ma anche transizione, digitale e molto altro. E allora dovremmo parlare con tutto l’esecutivo. Anche perché c’è una componente lavoro da affrontare.

Sarebbe?

Bisogna studiare forme di mobilità per il turismo e i suoi lavoratori, perché parliamoci chiaro: o qui si torna alla normalità o il turismo così non potrà tornare a esistere.

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