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Kerry, Timmermans e l’impegno comune sul clima

Clima, Kerry e Timmermans promettono impegno comune Ue-Usa

L’inviato speciale di Biden per il clima e il responsabile del Green deal europeo si incontrano a Bruxelles e parlano di fondi e finanziamenti per i Paesi in via di sviluppo. Sullo sfondo, il Trade and technology council e Cbam, il sistema di “aggiustamento” del carbonio tra Stati

C’è un ponte verde tra Bruxelles e Washington. Giovedì il vicepresidente della Commissione europea e responsabile per il Green deal, Frans Timmermans, ha ricevuto calorosamente l’inviato speciale degli Usa per il clima John Kerry. “Abbiamo lavorato insieme così strettamente in vista di Glasgow”, ha detto l’europeo, dichiarando che Ue e Usa assieme possono instadare il mondo verso l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro 1,5°.

Lo sguardo del duo è già per la prossima edizione della Cop, la conferenza annuale sul clima, che si terrà nel 2022 a Sharm el Sheik, in Egitto. “Il lavoro è appena iniziato, c’è moltissimo da fare e sono davvero molto grato del fatto che Kerry abbia trovato il tempo di venire a Bruxelles così presto dopo la Cop26”, ha detto Timmermans, “così possiamo costruire una narrazione, un’azione e tutto ciò di cui abbiamo bisogno per prepararci al meglio”.

L’entente climatica tra Ue e Usa è alla base di un impegno comune per guidare la transizione ecologica globale. I partner transatlantici “sono impegnati a mettere in campo finanziamenti, tecnologie e partnership per aiutare i Paesi che hanno più difficoltà a raggiungere gli obiettivi stabiliti nella Cop26 di Glasgow”, ha assicurato Kerry. Dopo l’ultima conferenza il 65% dell’attività economica globale si è impegnata a pianificare il raggiungimento del target di 1,5°, ha continuato, “ma dobbiamo lavorare con altri Paesi per i quali è più difficile”.

L’inviato di Joe Biden ha aggiunto che Ue e Usa hanno “una magnifica opportunità di cooperare insieme per mettere sul tavolo finanziamenti, tecnologie e partnership per raggiungere questi obiettivi”. Ma abbiamo poco tempo, ha avvertito, solo 9 anni per realizzare gli obiettivi di decarbonizzazione. “Frans ed io siamo impegnati a mettere in campo finanziamenti e tecnologie per i Paesi che non li hanno e fare ogni sforzo possibile per raggiungere gli obiettivi stabiliti a Glasgow e costruire una partnership ancora più forte”.

Non si tratta solo della promessa dei Paesi sviluppati di fornire 100 miliardi di dollari all’anno a quelli emergenti, che dopo anni potrebbe essere rispettata pienamente. Sullo sfondo ci sono i gangli delle collaborazioni transatlantiche, tra cui spicca il Consiglio di commercio e tecnologia (Ttc)Ue-Use, un dialogo permanente e strutturato attraverso il quale i due Paesi possono coordinare i propri sforzi (ricerca, sviluppo, investimenti). Uno dei settori toccati dal Ttc è appunto la risposta alla crisi climatica.

Tra Washington e Bruxelles rimangono alcune questioni in sospeso, tra cui spicca la tassa di aggiustamento del carbonio al confine (Cbam), uno strumento immaginato dall’Ue nel pacchetto Fit for 55 per evitare il dumping di emissioni. Gli Usa non vedono la misura di buon occhio, come Kerry aveva già fatto capire mesi fa, e preferirebbero intervenire sulla questione in maniera più laterale.

Tuttavia Timmermans ha recentemente svelato a Politico che potrebbe esserci un compromesso in arrivo. Pur ammettendo che è improbabile che gli Usa stabiliscano un prezzo federale del carbonio, come avviene in Ue col sistema Ets, il vicepresidente della Commissione crede che i primi troveranno altri modi per fissare un prezzo alle emissioni – tramite regolamentazione o tassazione – e ha sottolineato la necessità di poterlo confrontare con quello europeo per armonizzare i mercati. “Se è comparabile […] non ci sarebbe bisogno di avere un Cbam tra di noi”.


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