Unità di Taiwan alle più grandi esercitazioni del mondo che gli Stati Uniti organizzano ogni anno nell’Indo Pacifico? L’invito è già formalizzato in una normativa firmata dal presidente Biden
Secondo il piano di spesa che il Pentagono ha previsto per il 2022, e che il presidente Joe Biden questa settimana ha trasformato in legge con la sua firma, Taiwan dovrebbe essere invitata a Rimpac 2022, la più grande esercitazione navale del mondo, che si terrà nell’Indo Pacifico la prossima estate e a cui prenderanno parte 48 unità militari da 20 nazioni e 25.000 soldati.
Il National Defense Authorization Act (Ndaa) del 2022 dice che l’invito completerebbe gli sforzi degli Stati Uniti per sostenere l’isola di fronte al “comportamento sempre più coercitivo e aggressivo” della Cina. Nel piano c’è un’accurata selezione delle parole che porta a sottolineare che Taiwan è una democrazia, e per questo parte del sistema statunitense di alleati e partner.
Evidenziazione che serve a rimarcare che attorno al destino dell’isola si snoda l’aspetto più cruciale dello scontro tra Washington e Pechino, quello tra modelli, tra i valori democratici che l’amministrazione Biden ha innalzato a vettore di politica internazionale e l’autoritarismo pragmatico (sebbene ideologico) con cui il segretario del Partito/Stato cinese Xi Jinping vuole rappresentare la sua Cina come sponda affidabile per chi vuole soluzioni dirette e alleggerite da scrupoli idealisti occidentali.
Sotto quest’ottica, perdere Taiwan, ossia cedere alle pressioni con cui Pechino intende annettere al mainland quella che considera una provincia ribelle, sarebbe un colpo molto duro per l’intera impalcatura narrativa – e dunque strategica – statunitense. Includere Taipei in manovre militari che hanno come obiettivo il mantenimento della sicurezza nell’ampio bacino geopolitico (marittimo) dell’Indo Pacifico, e che come fine appena sotto la superficie mirano alla deterrenza e al contenimento cinese, diventa un messaggio politico. Oltre che un fattore tecnico e tattico.
Washington si è impegnata per l’autonomia dell’isola fin dal passaggio del Taiwan Relations Act del 1979, che prevede che gli Stati Uniti forniscano a Taipei i mezzi per difendersi dalle possibili aggressioni di Pechino. Citando questa legge, la Ndaa 2022 (normativa quadro annuale che autorizza gli stanziamenti per i programmi di sicurezza nazionale nei dipartimenti della Difesa, dell’Energia e di Stato) dice che “gli Stati Uniti dovrebbero continuare a sostenere lo sviluppo di forze di difesa capaci, pronte e moderne, necessarie a Taiwan per mantenere una sufficiente capacità di autodifesa”, per questo viene definito come “appropriato invitare Taiwan a partecipare all’esercizio Rim of the Pacific condotto nel 2022”.
Al momento non ci sono specifiche, ma l’invito a Taiwan – che potrebbe prendere una varietà di forme, da navi o aerei a una manciata di osservatori – sarebbe il primo mai esteso all’isola. “Il coinvolgimento in Rimpac [di Taiwan] è una dichiarazione politica tanto quanto un’opportunità professionale. L’invito, se dovesse avvenire, segna Taiwan come amico e partner degli Stati Uniti”, ha detto alla CNN Carl Schuster, ex direttore delle operazioni presso il Joint Intelligence Center del fu Comando del Pacifico degli Stati Uniti (ora IndoPaCom). Per Schuster il linguaggio dell’Ndaa è “una forte dichiarazione politico-strategica che ha le sue radici nella crescente aggressione della Cina contro Taiwan” e altre nazioni della regione indopacifica.
Le unità dell’Esercito Popolare di Liberazione (Pla) hanno partecipato nel 2014 e nel 2016, quando la Marina Pla ha inviato cinque navi e più di mille truppe al wargame. Ma dal 2018 Pechino è stato disinvitato con le tensioni con Washington. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese in conferenza stampa ha definito la “legislazione interna” (l’Ndaa) come un tentativo per “impegnarsi in una manipolazione politica” riguardante la Cina: “Esortiamo gli Stati Uniti ad abbandonare l’obsoleto pensiero a somma zero della guerra fredda e i pregiudizi ideologici”, ha detto.
Per Washington, al di là del valore politico c’è anche quello tecnico, ossia un’opportunità (potenziale) di addestrare le forze taiwanesi insieme alle unità navali e al personale alleato, e come sempre accade lateralmente alle esercitazioni, ottenere relazioni e conoscenze reciproche che potrebbero rivelarsi molto importanti se la Cina decidesse di attaccare Taiwan. C’è però da considerare che l’inclusione di Taipei in Rimpac potrebbero non essere accolta troppo favorevolmente da alcuni tradizionali partecipanti, come la Corea del Sud, la Malesia, l’Indonesia e le Filippine.
Paesi che hanno relazioni necessarie e strutturate con la Cina, soprattutto sul piano economico-commerciale, e che hanno anche diatribe in corso con Pechino. Questi Paesi in più occasioni hanno dimostrato di non vedere lo scontro aperto e polarizzante tra americani e cinesi come un proprio vantaggio e un proprio interesse. Il Partito/Stato potrebbero fare pressioni per declinare l’invito o rifiutare di partecipare alle esercitazioni dato che la presenza delle unità taiwanesi è un messaggio diretto e anti-cinese. Questi stessi Paesi potrebbero vederlo come qualcosa a cui pensare a proprio vantaggio, dato che la Cina reagisce fortemente a un certe genere di segnali politici.