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Amato Colle. La Palombara sull’ipotesi (reale)

Di Joseph La Palombara

Giuliano Amato è il candidato ideale per il Quirinale? Per Joseph La Palombara, politologo e professore emerito di Yale e vecchia conoscenza dell’ex premier socialista, lo è per due motivi. Ecco perché la sua elezione può convenire a tutti (anche a Draghi)

Sono e rimango a favore di un Mattarella bis per le ragioni che ho già spiegato su Formiche.net. La principale è tenere Mario Draghi esattamente dov’è ora, presidente del Consiglio, per lasciare l’Italia e l’Europa su binari economici più solidi e rassicuranti. Entrambe hanno bisogno oggi della sua leadership, che si esprime meglio da Palazzo Chigi che dal Quirinale.

Questo senza sminuire la presidenza di Mattarella. Anzitutto è stato lui a scegliere Draghi. È stato un presidente eccellente, e lui stesso sa in fondo di meritare un secondo mandato. Chi lo conosce davvero potrebbe persuaderlo ad accettare un bis, anche se non sarebbe un’impresa facile.

Giuliano Amato oggi è considerato un altro candidato serio per il Colle. Sono un entusiasta sostenitore di questa ipotesi. Amato è stato un mio caro amico per decenni: mi possono accusare di un pregiudizio in suo favore e non avrei problemi a confermarlo. Io e mia moglie abbiamo frequentato la famiglia Amato a Roma come a New York. Abbiamo molte cose in comune, non per ultimo il nostro amore per il tennis.

Come scienziato politico sono stato spesso ammirato dalla conoscenza di Amato dei sistemi politici, attuali e del passato. Un tempo era restio a dare opinioni sul mio Paese, gli Stati Uniti, finché non vi ha trascorso alcuni mesi, studiandone i processi politici ed amministrativi. Un suo libro dà ampia testimonianza di quel periodo.

Amato è stato presidente del Centro Studi Americani. Essendo stato uno dei direttori, posso testimoniare in persona la sua oggettività. Ha spesso messo al centro del suo programma le forze e le debolezze del sistema politico americano. Altrettanto oggettivo è stato nei suoi anni da membro della Consulta, apprezzati prima di tutto dai suoi colleghi.

Giuliano conosce Palazzo Chigi come pochi altri italiani. Ne è stato il custode quando al comando c’era Bettino Craxi. Lui stesso è stato due volte presidente del Consiglio. Non tutte le sue decisioni sono state popolari. Ma, come Amato ha detto e ripetuto da allora, ci sono momenti in cui i primi ministri sono chiamati a prendere decisioni dolorose in difesa del loro Paese e dell’economia.

Rimango un estimatore di Amato perché in lui vedo un repubblicano democratico, fermo nella convinzione che agli uomini e alle donne in politica spetti perseguire un solo obiettivo, e cioè sopra di ogni altra cosa assicurare e difendere la democrazia. Da americano, specie in questi tempi, vorrei davvero che questo fosse il caso dei miei connazionali che sono stati o sono oggi al potere.

Amato è ammirato anche all’estero. Ha insegnato cose grandiose negli Stati Uniti, è bilingue e in entrambe le lingue dà sfoggio della sua assoluta padronanza del diritto. Ho visto con i miei occhi come ha impressionato e conquistato i miei colleghi e i dottorandi alla Scuola di legge a Yale. Senza contare i suoi anni all’Università di Pisa e la sua esperienza da giudice e politico.

Gli ex presidenti della Repubblica italiani hanno detto grandi cose di Amato. Anche la sua nomina come prossimo Capo dello Stato sarebbe ampiamente ben vista. Di certo lo sarebbe a Washington DC, dove gode di grande ammirazione, così come a Bruxelles. Quando l’Ue ha pensato fosse il momento di darsi una Costituzione, non ha esitato un attimo a chiamare Amato per dirigere i lavori della bozza. Politica a parte, in pochi in Europa possono vantare lo stesso prestigio, la stessa preparazione ed esperienza.

Sembra che oggi diversi leader dello spettro politico italiano siano inclini a immaginare Amato al Quirinale. Voci in questa direzione arrivano dal Pd e dal Movimento Cinque Stelle. Perfino nella Lega c’è chi non esclude il suo sostegno. Se io sono dunque di parte, posso nondimeno contare sulla stessa opinione di molte voci nella politica italiana ed europea.

L’età di Amato suggerirebbe un solo mandato settennale. Sarebbe un bene per l’Italia e per il mondo per due ragioni collegate. La prima: permetterebbe a Draghi di rimanere a Palazzo Chigi, dove più che mai può esprimere oggi la sua leadership. La seconda: tra sette anni Draghi sarebbe ancora un valido candidato alla presidenza.

C’è ovviamente anche chi dice l’opposto. E cioè che dal Quirinale Draghi eserciterebbe la stessa leadership, in Italia e all’estero. Ma questo dipende da chi si siederebbe al suo posto, a Palazzo Chigi. Un tiro di dadi che francamente sarebbe meglio evitare.

In conclusione: se Mattarella è stato adamantino sul suo rifiuto di un secondo mandato, va presa seriamente in considerazione una candidatura di Giuliano Amato. Raramente l’Italia ha avuto una chance migliore di questa.



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