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Occhio a Putin. Se gli affari russi fanno tremare le banche europee

Russia

Mentre il Cremlino prova ad ammaliare gli imprenditori italiani, Bce e Credit Suisse suonano l’allarme. Alcuni tra i maggiori istituti del Vecchio continente sono esposti con Mosca e in caso di sanzioni potrebbero essere dolori. Ecco chi è più vulnerabile alla crisi con l’Ucraina

L’escalation di tensione geopolitica sull’Ucraina allerta sempre più il mondo economico e finanziario. Mentre in Italia i rappresentanti di alcune delle maggiori imprese tricolori interloquivano via web con il Cremlino per sentirsi spiegare da Vladimir Putin che “l’Italia è un partner commerciale centrale per la Russia”, la Bce lanciava un monito, piuttosto preciso, alle banche del Vecchio Continente: attenzione alla significativa esposizione verso Mosca. Nel caso di invasione russa dell’Ucraina, scatteranno le inevitabili sanzioni contro l’ex Urss. E per le banche, incluse quelle italiane, potrebbero essere dolori.

A rendere pubblico l’allarme dell’Eurotower è stato il Financial Times, il quale ha citato alcune dei principali istituti notevolmente esposti verso Mosca. E cioè Citi, Societè Generale, l’austriaca Raiffeisen e per l’Italia Unicredit. Secondo i dati citati dallo stesso quotidiano britannico gli istituti internazionali, considerando anche le loro controllate russe, vantano crediti per circa 121 miliardi di dollari nei confronti di controparti russe, che a loro volta valgono 128 miliardi di dollari per gli stessi istituti.

Un faro sui possibili risvolti della crisi ucraina sulle banche lo ha acceso anche il Credit Suisse, uno dei principali istituti d’affari in Europa.  Ebbene, sono proprio le banche italiane e francesi le più esposte verso la Russia tra gli istituti finanziari europei, con oltre 30 miliardi, davanti a quelle austriache, intorno ai 22-23 miliardi.

Quanto ai singoli istituti però l’analisi di Credit Suisse mostra come l’austriaca Raiffeisen Bank International è nettamente quella con una quota di ricavi più significativa (20%) realizzata in Russia e con un ammontare di prestiti nel Paese più rilevante (10,5 miliardi di euro considerando anche l’Ucraina) stando ai numeri 2020. La banca austriaca precede Société Générale, che in base al report ha una quota ricavi in Russia del 4% con 8,7 miliardi di prestiti, e Unicredit che nel 2020 aveva circa il 4% di ricavi dalla Russia ed esposizione in prestiti al Paese per 7 miliardi.

Ma c’è una buona notizia. Gli analisti sottolineano comunque due fattori che fanno ritenere contenuti i rischi: in primo luogo che per tutte e tre le banche il rapporto tra prestiti e depositi è ben inferiore al 100%. In secondo luogo che l’esposizione sui prestiti russi rappresenta una percentuale bassa sul totale prestiti degli istituti: 12% per Raiffeisen Bank, 2% per SocGen e Unicredit.

 

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