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Berlusconi? I franchi tiratori erano nel centrodestra. Parola di Sgarbi

Il critico d’arte: “Dubito che ci fossero i voti per il cavaliere, come i suoi gli hanno garantito. Troppi franchi tiratori a partire dal gruppo di Toti”. I 5 Stelle e i transfughi? “Non voteranno Draghi”

Il Cavaliere si è auto-disarcionato. Non correrà più per succedere Sergio Mattarella al Quirinale. Berlusconi, dopo aver formulato l’auspicio che Draghi rimanga dov’è, ha deciso di percorrere “un altro passo sulla strada della responsabilità nazionale”. Pur nella consapevolezza di aver verificato “l’esistenza di numeri sufficienti per l’elezione”. Di questo però, non è convinto il regista dell’operazione “scoiattolo” Vittorio Sgarbi che, in una nota diffusa pochi minuti dopo aver appreso la notizia del passo indietro del leader di Forza Italia, racconta tutta un’altra storia.

“Non dubito che la quota di circa 50 parlamentari fosse raggiungibile, anche con i miei riscontri – scrive il critico d’arte parlando della quota di grandi elettori utile a raggiungere il quorum al quarto scrutinio – . Ma il mistero restava e resta il comportamento di una parte, da nessuno raggiunta, dei parlamentari della coalizione di centrodestra: Toti, con molta onestà, aveva indicato nel suo gruppo 12 franchi tiratori (fra i quali si dichiara anche Osvaldo Napoli). Per questo le garanzie non potevano portare a un esito assolutamente certo”. Insomma i franchi tiratori erano da cercare nelle file del centrodestra. E questo è un dato politico interessante che squaderna e mette a nudo la scarsa veridicità di una narrazione che per giorni è stata propinata: l’unità del centrodestra.

Ma il critico va oltre e spiega un’altra cosa piuttosto interessante per capire il sentiment di un folto gruppo di grandi elettori. “Sapevo e so della disponibilità di molti transfughi dai 5 stelle di non volere Draghi – scrive Sgarbi – e preferire un candidato di centrodestra sul quale oggi Berlusconi sembra orientare i suoi parlamentari e quelli dei suoi alleati”. Per (alcuni) dei transfughi del Movimento 5 Stelle, quindi, meglio Berlusconi che Mario Draghi. Questo significa che, visto che il Cav non è più in partita, l’ipotesi dell’ex capo della Bce al Colle potrebbe trovare non pochi ostacoli. Probabilmente non solo nei transfughi, ma anche tra le file del Movimento 5 Stelle. Partito che, giova ricordarlo, detiene la maggioranza relativa in Parlamento.

Che ultimamente il Cavaliere riscuotesse un certo successo tra gli ex grillini è un dato di fatto. In soli due giorni, il gruppo di Forza Italia di Palazzo Madama si è arricchito di due unità. Silvia Vono e Saverio De Bonis. Eppure tutto questo non è bastato per convincere il Cav a correre questa gara. Ironicamente, ma neanche troppo, il critico d’arte intervistato ieri sera su La7 a In Onda, ha spiegato che se “l’operazione scoiattolo fosse iniziata prima, probabilmente i voti per sostenere la candidatura di Silvio Berlusconi ci sarebbero stati davvero”. Per questo, da immancabile provocatore, ha lanciato la sua autocandidatura al Quirinale. Ma per il 2029.

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