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Chi ha paura dell’inflazione? La versione di Padoan, Zani e Marattin

L’Europa, ma non solo, è alle prese con un rialzo dei prezzi, a tratti incontrollato. Ma forse non è sempre e solo un male. Il dibattito organizzato dalla rivista Formiche con Padoan, Zani e Marattin

Inflazione sì, no, forse. E soprattutto politiche monetarie in ordine sparso. Questi i temi centrali affrontati nel corso del live-talk organizzato dalla rivista Formiche e moderato dal direttore Flavia Giacobbe, al quale hanno preso parte Pier Carlo Padoan, economista, accademico e già ministro dell’Economia, Luigi Marattin, presidente della Commissione Finanze della Camera e professore di Economia politica all’Università di Bologna e Moreno Zani, presidente di Tendercapital. Proprio l’ultimo numero della rivista Formiche è dedicato all’inflazione e ai suoi effetti sull’economia.

“Si può partire da un apparente paradosso”, è stata la premessa di Padoan. “Qualche economista dice che in realtà l’inflazione non c’è, perché gli economisti lo valutano come aumento ripetuto dei prezzi e questo non è il caso in tutti i settori. Negli Usa l’inflazione sta già correndo, in Europa sembra legata a fenomeni settoriali, strozzature dal lato dell’offerta che colpiscono il settore energetico. Non che questo sia meno preoccupante di un’inflazione continuata”.

Secondo l’ex ministro, “in America la Fed ha già annunciato una serie di aumenti dei tassi, avviando un restringimento progressivo della politica monetaria nei prossimi mesi. Ma nella zona euro la Bce non sembra essere ancora indirizzata in quella direzione. Questo perché in Europa c’è già una risposta di politica economica complessiva che permetterà di tenere sotto controllo i prezzi ma allo stesso tempo si stanno gettando le basi per una impostazione di politica economica nuova”.

Quello che è certo è che un po’ di inflazione non guasta. “Un po’ di inflazione ci vuole”, ha messo in chiaro Padoan, “se tenuta sotto controllo, per almeno due ragioni economiche: fa aumentare il tasso di crescita nominale del prodotto, aumentando possibilità di ridurre il debito e c’è più spazio per l’aggiustamento dei prezzi relativi”. E basta alibi sul Pnrr. “La politica ha meno che in passato la scusa di dire che l’orizzonte temporale è troppo breve, perché ora è più lungo non solo negli annunci ma nelle decisioni. Ed è importantissimo che chi guida la politica di questo Paese ne approfitti per andare avanti”.

Luigi Marattin ha spostato l’attenzione più sull’energia e il rialzo dei prezzi delle materie prime. “Io mi schiero tra gli scettici nella diatriba in corso tra i macroeconomisti di tutto il mondo, non ho la certezza che la dinamica inflattiva che stiamo vedendo sia permanente. Mi conforta la spiegazione secondo cui è evidente che noi durante la pandemia abbiamo avuto un congelamento di domanda e offerta, poi c’è stato uno scongelamento ma la domanda si è sbloccata più velocemente dell’offerta. Nell’inflazione core vediamo un risveglio, ma le dimensioni del fenomeno sono più limitate. Non ho la certezza, nemmeno negli Usa, che siamo di fronte a un fenomeno permanente. Veniamo da dieci anni di tassi sostanzialmente zero e di inflazione zero, non potevamo pensare che durasse per sempre”.

E l’energia? “Si mischiano soluzioni di breve e lungo periodo, soprattutto in Italia, sul breve contro il caro energia si può fare poco, se non quello che è già stato fatto. Il governo ha impegnato quasi 9 miliardi tra fine 2021 e inizio 2022, è chiaro però che qualora il caro energia non fosse temporaneo ma permanente vanno fatte scelte diverse. In Italia importiamo il 10% dell’energia soprattutto nucleare dalla Francia ma importiamo il gas da fuori, soprattutto dalla Russia. Una strategia che miri ad aumentare l’estrazione di gas dalle fonti proprie andrebbe a limitare la nostra dipendenza dagli shock esterni sui prezzi internazionali del gas. E poi c’è la questione fondamentale del costo degli effetti della transizione ecologica, in Italia c’è un problema su installazione capacità produttiva energie rinnovabili”.

Non poteva mancare il punto di vista delle imprese. “Le risposte che ci aspettiamo dal governo sono quelle che il governo italiano ha già dato nei mesi precedenti, anche perché non potendo intervenire sul prezzo della materia prima possiamo solo intervenire sulla parte fiscale”, ha spiegato Zani. “Quindi alleviare il peso sulle imprese, come sulle famiglie, ed è stato fatto. Probabilmente visto l’andamento del prezzo potrebbe non essere sufficiente, ci vorranno altri interventi, ma quel che poteva fare il governo l’ha fatto”.

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