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Copasir, allarme energia. Gli occhi degli 007 su Russia e Cina

Il Copasir pubblica la relazione sulla sicurezza energetica. Allarme approvvigionamenti: Italia troppo dipendente dal gas russo e la transizione green rischia di diventare eccessivamente cinese. Soluzioni? Puntare sul gas naturale italiano e ripartire dai giacimenti esistenti. E sul nucleare…

Energia e sicurezza nazionale sono una cosa sola. E l’Italia si trova oggi “in una situazione di vulnerabilità”. L’allarme arriva dal Copasir. In una relazione che chiude l’indagine conoscitiva sulla sicurezza energetica del Paese il comitato parlamentare di controllo dell’intelligence avvisa: la sicurezza energetica nazionale è esposta a minacce esterne. La dipendenza dell’Italia dagli approvvigionamenti dalla Russia e dalle supply chain cinesi preoccupa gli 007.

Di qui l’invito del comitato a “realizzare un piano nazionale di sicurezza nazionale con la più ampia condivisione, in modo che possa restare valido ed indirizzare le scelte strategiche che il Paese dovrà compiere in questo settore nel lungo periodo”, si legge in una nota del presidente Adolfo Urso e della vicepresidente e relatrice dell’indagine Federica Dieni.

Il rapporto del Copasir parla di “minacce asimmetriche” anche nel mondo dell’energia. La tempesta dei prezzi energetici che da mesi scuote i mercati europei può colpire con particolare violenza il comparto italiano e avere ripercussioni sulla sicurezza. Nella road map tracciata a termine di una lunga serie di audizioni – dall’Autorità delegata Franco Gabrielli e i direttori di Dis, Aisi e Aise ai principali operatori pubblici e privati del settore e le autorità di regolamentazione – il comitato individua una serie di priorità.

Fra queste “la necessità di tutelare gli approvvigionamenti tenendo conto della dipendenza dall’estero; la necessità di proteggere le infrastrutture critiche di fornitura; lo sviluppo delle fonti rinnovabili connesso con l’individuazione delle criticità legate a questo ambito anche in termini di risorse tecnologiche e materie prime necessarie per il loro sfruttamento”.

Sul fronte dei rifornimenti di gas, l’invito è diversificare le fonti di approvvigionamento per evitare che questa risorsa si trasformi “in uno strumento di pressione nei confronti dei Paesi europei”. Il mercato non basta. “Il conseguimento di una maggiore autonomia nella produzione va osservata anche sotto il profilo del contesto geopolitico in cui si trovano i Paesi dai quali avviene l’approvvigionamento della gran parte del gas naturale che giunge in Italia”.

L’Italia dipende tanto, troppo dai rubinetti di Mosca, avvisa il comitato di Palazzo San Macuto: la Russia vanta il 42% dell’approvvigionamento estero del nostro Paese, seguita da Algeria (14%), Qatar (11%), Norvegia (9%), Libia (8%) e Olanda (2%).

IL TESTO DELLA RELAZIONE DEL COPASIR

“Il nostro Paese, in quanto forte importatore di energia, risulta particolarmente sensibile a una serie di minacce di natura esogena, che vanno attentamente monitorate, legate anche alla situazione geopolitica”, si legge nel documento. Come allentare la presa? Le fonti di energia rinnovabili (Fer) da sole non sono sufficienti. Ad oggi coprono solo il 20,2% del mercato nazionale a fronte del 40,6% del gas naturale e del 33,1% del petrolio. Non solo: il passaggio alle rinnovabili al centro dei piani europei per la transizione ecologica avrà implicazioni non indifferenti per la sicurezza nazionale.

A suonare il campanello d’allarme sono i Servizi segreti italiani auditi dal comitato nei mesi scorsi. “L’aumento dell’uso di Fer garantisce una produzione di energia autoctona ma contemporaneamente può generare nuove dipendenze da Paesi esportatori di materie prime o di componentistica necessarie allo sfruttamento delle Fer e questo fattore va tenuto in considerazione nello sfruttamento del mix energetico che alimenterà il Paese e nella sua evoluzione nel tempo”. Tradotto: scommettere oggi tutto sulle rinnovabili significa dare un vantaggio competitivo a Paesi come la Cina che detengono gran parte delle materie prime necessarie.

“In particolare nei settori dell’energia eolica e della produzione di batterie sussiste la necessità di disporre di materie prime, quali le terre rare, la cui estrazione avviene in aree geografiche come l’Africa dove nel tempo si è registrata una presenza e un’intensa attività cinese che si manifesta anche nelle operazioni connesse con la raffinazione di tali materie prime, fase indispensabile al loro impiego negli impianti produttivi”.

IL TESTO DELLA RELAZIONE DEL COPASIR

Come uscirne? Da una parte, avvisa il Copasir, l’Italia deve dotarsi di un “Piano di sicurezza energetica nazionale” che “riconosca le sue specificità e tenda al decremento della dipendenza energetica del Paese e all’incremento della sua competitività in questo ambito”. Dall’altra l’invito è a puntare sulle propre risorse per navigare la crisi energetica e mettere al sicuro la filiera. A partire dal gas naturale, che “grazie alla flessibilità degli stoccaggi può garantire continuità nella produzione di energia elettrica”.

Una risorsa di cui il Paese non è di certo a corto. Da Natale l’Italia ha perfino invertito il trend, iniziando a esportare gas naturale in direzione di Svizzera, Olanda e Germania ma anche Francia. Oggi gran parte arriva dall’estero, dalla Russia come dai giacimenti mediterranei presidiati dall’Eni, e dall’Azerbaijan attraverso il gasdotto Tap. Ma il Paese ha le carte in regola per rilanciare la produzione autoctona, spiega la relazione del Copasir, che definisce il gas naturale “una risorsa irrinunciabile nel breve-medio termine” per tre motivi.

Uno: c’è un’infrastruttura imponente, 264.000 chilometri, che peraltro è eco-friendly perché “risulta in massima parte già predisposta o adattabile” al trasporto dell’idrogeno. Due: l’Italia “risulta all’avanguardia nelle tecnologie di realizzazione di turbine a gas per la produzione di energia elettrica”. Tre: il Paese non deve trovare per forza altri giacimenti, può tornare a sfruttare a pieno regime quelli che già ci sono, “in modo da raddoppiare la quota nazionale da poco più di quattro a circa nove miliardi di metri cubi all’anno”.

Quanto al nucleare, il comitato presieduto da Urso sospende il giudizio. Nel paragrafo dedicato alla fonte di energia al centro di un braccio di ferro nel governo Draghi il Copasir parla di “importanti presidi sia nel campo scientifico sia in quello industriale” in Italia ma aggiunge che “ogni ipotesi di ordine applicativo resta legata a valutazioni di ordine politico”.

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