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Una mappa per l’elezione del Presidente della Repubblica

Luigi Tivelli fa il punto su alcune questioni che riguardano le caratteristiche del Capo dello Stato. Due nomi più di tutti emergerebbero in questa fase, ed entrambi si inserirebbero nel solco delle più significative figure di Presidenti della Repubblica

Forse vale la pena fare il punto su alcune questioni che riguardano le caratteristiche del Presidente della Repubblica. Sappiamo bene che la gran parte dei Presidenti nel corso degli anni della Repubblica sono stati ex presidenti di Camera o Senato, cui si sono aggiunti ex governatori della banca d’Italia come Einaudi e Ciampi.

I primi sono stati scelti tendenzialmente in base alle particolari competenze di mediazione e di conoscenza del sistema costituzionale che comporta l’esperienza della carica di Presidente di uno dei due rami del Parlamento.

I secondi per la loro indubbia autorevolezza e prestigio e per la competenza della funzione di alto indirizzo rispetto alle questioni economiche. Questo significa, per fare solo due esempi, che, se ci si orientasse verso una presidenza Draghi si resterebbe nel solco a suo tempo tracciato da Einaudi e Ciampi, con quel di più particolare fatto di autorevolezza internazionale e credibilità rispetto all’Europa e al mondo che caratterizza la figura di Mario Draghi.

Mi sembra che a questo proposito la questione sia stata depistata da un’infelice uscita a suo tempo di Giancarlo Giorgetti, che è uomo molto attento, fine e preparato nelle materie economiche, finanziarie, industriali ecc., ma che si è dimostrato un po’ meno preparato nelle materie istituzionali. Ove a un certo punto la maggioranza dei grandi elettori si orientasse verso Draghi, non vi sarebbe infatti alcuna forma di semi-presidenzialismo all’Italiana.

Draghi eserciterebbe le funzioni tipiche di un Presidente della Repubblica con quel di più di grande autorevolezza internazionale (che non farebbe certo male al Paese) e tra queste funzioni c’è anche quella di sorvegliare e indirizzare senza alcuno aspetto di gestione l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Spetterebbe in questo caso ai partiti trovare contemporaneamente un accordo su chi lo sostituisca in qualità di Presidente del Consiglio, tenendo ferma la seminagione che ha contribuito sin qui a implementare il Pnrr di Draghi (e anche possibilmente quella che ha messo all’opera figure come il Generale Figliuolo per la lotta alla pandemia): ad esempio il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Garofoli, che è gestore operativo e in senso largo controller dell’attuazione del Pnrr dovrebbe rimanere al suo posto.

Se invece dai veti, dalle spinte, dalle contrapposizioni dei grandi elettori emergesse una figura che fino all’altro giorno era stata presentata come “carta coperta”, ma che poi è stato molto scoperta, come quella di Pierferdinando Casini, saremmo nel solco di quei Presidenti della Repubblica venuti dal ruolo e dall’esperienza di Presidenti di Camera o Senato. Casini è stato uno dei migliori presidenti della Camera, ha saputo avvalersi di uno staff molto largo motivando e coinvolgendo i migliori consiglieri parlamentari in tali funzioni. Egli poi aveva bevuto il latte nella Democrazia Cristiana, di uomini come Forlani e Bisaglia, sviluppando grandi doti e capacità di mediazione. Anche quel tasso di “furbizia” particolare che gli viene attribuito potrebbe giovare ai fini della funzione di Presidente della Repubblica. Ha dimostrato di essere indubbiamente uomo ad alta sensibilità istituzionale e strettamente legato ai valori della Costituzione. Gode anche di una sua proiezione internazionale essendo stato a lungo Presidente dell’Internazionale democristiana ed essendo, credo, ancora oggi, Presidente dell’Unione Interparlamentare.

Ho fatto questi due nomi perché sono tra quelli che più emergono in questa fase, e soprattutto perché bisogna sempre essere legati alla storia delle figure istituzionali, e entrambe si inserirebbero nel solco delle più significative figure di Presidenti della Repubblica. L’uno ovviamente gode di una sua grande autorevolezza riconosciuta per il ruolo svolto nelle più autorevoli istituzioni economiche internazionali e per come ha avviato il risanamento dell’Italia. L’altro soprattutto per le sue doti di equilibrio, di mediazione, di senso di responsabilità istituzionale. Credo che entrambi saprebbero suonare con equilibrio, pur con modalità e toni diversi, la fisarmonica ( dalla formula come è noto di Giuliano Amato) dei poteri del Presidente della Repubblica.

La mia è solo un’osservazione in qualche modo politologica. Ora la scelta spetta ai grandi elettori, per i quali probabilmente gli emissari dei partiti stanno preparando, per quanto mi sembra a dire in vero in modo un poco confuso, un bouquet più largo di candidati. Sempre che si tenga conto che bisogna aggiustare anche le prospettive del potenziale itinerario e le caratteristiche del governo, particolarmente in questa fase, nel momento in cui si procede alla scelta del Presidente della Repubblica.

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