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Non si può eleggere il Presidente coi grandi elettori in quarantena

Niente catafalchi, si entra a scaglioni, tampone obbligatorio. Dalla conferenza dei capigruppo emerge una lista di regole da seguire per il voto del Capo dello Stato in sicurezza dal virus. Ma il dubbio più grande rimane: gli onorevoli positivi o costretti alla quarantena potranno votare?

Si può eleggere un presidente della Repubblica senza tutti i grandi elettori? A questa domanda non dà una risposta il vademecum stilato oggi pomeriggio dalla Conferenza dei capigruppo a Montecitorio. Il nodo più intricato – trovare un modo per far votare gli onorevoli malauguratamente incappati nel Covid-19, sia perché positivi sia perché costretti alla quarantena – rimane ancora da sciogliere.

Le agenzie battono tutto e il contrario. “C’è stato un dibattito ampio e i diversi gruppi hanno chiesto di trovare le modalità di voto per far votare i grandi elettori positivi o in quarantena, secondo quanto emerso al termine della conferenza dei capigruppo”. Ma dalla riunione emerge anche la linea intransigente: “Chi risulterà assente e impossibilitato a recarsi nella Capitale perché positivo, non potrà votare”.

Un problema non da poco: il voto per scegliere il successore di Sergio Mattarella (o, chissà, un suo bis), con la prima chiama il pomeriggio del 24 gennaio, capita in mezzo a un picco record di contagi dovuti alla variante Omicron. Si rischiano decine di parlamentari e delegati regionali contagiati, che potrebbero restare fuori dai giochi. Un “partito del virus” che suo malgrado può alterare gli equilibri e i giochi d’aula quanto e più di altri gruppi parlamentari.

Secondo Agi è il centrosinistra a tenere il punto: nessun compromesso, chi è positivo resta a casa. Bocciata per ora una proposta avanzata dalle fila del centrodestra: far votare i positivi nelle prefetture del comune di residenza o attraverso funzionari della Camera inviati ad hoc. Il voto a distanza non entusiasma anche il presidente della Camera Roberto Fico, che fra due settimane guiderà i lavori dell’aula comune.

Tolto questo dettaglio, che dettaglio non è, la Capigruppo ha trovato la quadra sul resto. E cioè su tempi, modi e precauzioni della processione alle urne a Montecitorio, nel tentativo di evitare un onorevole focolaio. Si entrerà dal lato sinistro, “per fasce orarie”, e potranno entrare per votare 50 grandi elettori massimo per volta, mentre il numero massimo di parlamentari ammessi in aula contemporaneamente sarà di 200, più un centinaio di posti sulle tribune.

Addio ai catafalchi: le cabine di legno che per decenni hanno segnato l’immaginario pubblico durante il voto per il Quirinale questa volta non saranno utilizzati, “per ragioni sanitarie”. Al loro posto saranno montate “cabine che permettono la sicurezza sanitaria” e, va da sé, la segretezza del voto. Una volta votato, si uscirà dal lato destro dell’emiciclo, dalla buvette sul Transatlantico.

Quanto ai tempi, la capigruppo prevede “di norma” una votazione al giorno ma non esclude la possibilità di svolgerne una seconda, a patto che tra uno scrutinio e l’altro passi almeno un’ora e mezza per sanificare l’aula e cambiare l’aria. Durante il giuramento invece tutti i parlamentari potranno stare dentro l’aula, mentre i delegati regionali assisteranno dalla tribuna. Un allentamento dovuto alla minore durata dell’evento, di solito tra i 40 e i 50 minuti. Si potrà entrare in aula però solo a seguito di un tampone antigenico di terza generazione effettuato la mattina stessa, alla Camera o al Senato.

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