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La passione per l’Europa e il magistero di Dossetti. Castagnetti ricorda Sassoli

L’ex segretario del Partito Popolare sulla scomparsa del presidente del Parlamento europeo, al quale era legato da un rapporto di amicizia profondo: “La politica perde uno dei leader più prestigiosi a livello internazionale. Un uomo che ha saputo declinare il suo mandato in maniera molto incisiva”

“La tradizione dei cattolici impegnati in politica, gli eredi della Democrazia Cristiana che fu, perde prematuramente uno dei suoi più validi rappresentanti”. Lo chiama sempre per nome, come a sottolineare che il loro rapporto prima di tutto era fra amici. Tra persone che “pur essendo figlie di una tradizione cattolica democratica non coeva” si erano fatte portabandiera di una stessa idea. Pier Luigi Castagnetti, ex prima fila della Dc e già segretario del Partito Popolare conserva nitido il ricordo dell’ultimo discorso “non istituzionale” che il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, scomparso la scorsa notte, pronunciò al campo di concentramento di Fossoli.

“Negli ultimi anni – spiega Castagnetti – David aveva scoperto il Dossetti politico. Il monaco di Monte Sole, per eccellenza. L’altro luogo nel quale i nazisti diedero prova della loro spietatezza”. Ebbene proprio nel luglio dello scorso anno “Sassoli pronunciò un discorso in cui emergeva in ogni parola il magistero dossettiano”. Un riferimento, una stella polare. Assieme a Giorgio La Pira cui “era culturalmente molto vicino”. In quell’occasione, ricorda l’ex Dc, “potei osservare da vicino, la grande amicizia e l’ottimo rapporto che legava Sassoli a Ursula Von der Leyen”.

Rapporto che l’ex presidente del Parlamento Europeo non nascose mai e che, anzi, “mise a buon frutto, facendo dialogare in maniera proficua Parlamento e Commissione europea. Dando ruolo al parlamento, declinando il suo mandato in maniera politica e prendendo posizioni (anche scomode talvolta) laddove altre istituzioni europee tacevano”.

Non c’è dubbio tuttavia, che l’unica grande passione di Sassoli fu una e una soltanto: l’Europa. “La sua visione di Europa che aveva coltivato David – tratteggia Castagnetti – era quella mutuata dai padri costituenti. Era un europeista convinto, genuino. Un politico che, oltre ogni altra cosa, ambiva ad un Unione federalista”. Insomma un’Europa che svolgesse la sua funzione “anche oltre i suoi confini”. Proprio per questa passione viscerale, coltivata e maturata nei sogni di un ragazzo che fin da subito militò nei movimenti giovanili, il suo naturale approdo doveva essere proprio il Parlamento Europeo. Addirittura Castagnetti azzarda un. “Se non si fosse tirato indietro, sarebbe stato sicuramente rieletto presidente, anche nella seconda parte della legislatura, rompendo gli schemi”. Perché Sassoli “godeva della stima di tutti. Non a caso fu votato da una larghissima maggioranza. E, ne sono certo, il suo mandato sarà sicuramente ricordato per il taglio e l’impegno politico con il quale volle interpretarlo”.

Gli albori di una carriera “quasi casuale”, che però lo portarono al vertice di Strasburgo non possono certamente prescindere da un impegno “nato ben prima del 2009, in movimenti che non erano espressione di una partecipazione politica diretta”. Sassoli, ricorda Castagnetti, “era un giovane cattolico democratico, della stessa risma di alcuni sui coetanei, o anche più anziani di lui, come Paolo Giuntella”. Aderì alla Lega democratica, poi alla Rosa Bianca. Insomma, il milieu del cattolicesimo democratico nel quale, anni prima, si era formato anche Castagnetti. Il quale aveva con Sassoli “un rapporto di amicizia profondissimo”, rinsaldato ancor di più “nel momento in cui lui decise di scendere in campo e battersi per l’Europa. La nostra Europa, la nostra passione”.

Con la sua scomparsa la politica italiana ed europea perde “uno dei leader più prestigiosi – chiude l’ex Dc – più impegnati e più autenticamente legati a quell’idea ampia e trascendente di un’Europa dei valori”. Sicuramente, anche per il garbo e per lo stile d’altri tempi. In tutto.

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