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Export militare, anno record per la Francia. E l’Italia?

Le esportazioni francesi nel settore della Difesa hanno raggiunto, nel 2021, il valore di 28 miliardi di euro, importo mai raggiunto prima d’ora da Parigi. A contare soprattutto i quattro contratti per i caccia Rafale stretti con Grecia, Egitto, Croazia ed Emirati Arabi Uniti. Per l’Italia, il modello francese potrebbe essere utile per rilanciare l’export nazionale, da tempo in calo

“Inédit, incroyable, inouï”. Commenta così il quotidiano francese La Tribune la stima preventiva del valore delle esportazioni militari francesi per il 2021, 28 miliardi di euro, pubblicata oggi in anticipo rispetto ai dati ufficiali rilasciati di solito dalla Direction générale de l’armement (Dga), l’agenzia governativa francese per gli acquisti e la tecnologia della difesa. Per il giornale parigino un vero record, che supera il precedente di quasi 17 miliardi raggiunto nel 2015. In particolare, a fare la differenza sarebbero stati i quattro contratti per i caccia Rafale con Grecia, Egitto, Croazia e Emirati Arabi Uniti. Il dato tiene anche conto della mancata vendita di sottomarini all’Australia: al di là della crisi politica innescata con gli Usa, l’affaire tra Francia e Aukus non è riuscito a intaccare più di tanto i buoni risultati dell’export transalpino.

IL SUCCESSO DEI RAFALE

In particolare, a fare la differenza sarebbero stati i quattro contratti per i caccia Rafale. A cominciare dalla Grecia, che ha acquistato 12 velivoli usati e sei nuovi per due miliardi e mezzo di euro, a cui sono seguiti i contratti con l’Egitto (quattro miliardi per trenta aerei) e Croazia (un miliardo per dodici aerei di seconda mano). Infine, il super-contratto per i caccia di Dassault con gli Emirati Arabi Uniti: sedici miliardi di euro, compresi due miliardi per l’armamento, per ottanta aerei. Una buona notizia non solo per Dassault e per gli altri grandi gruppi industriali transalpini (Mbda, Thales, Safran), ma anche le centinaia di piccole e medie industrie francesi coinvolte nel programma.

GLI ALTRI RISULTATI

Oltre ai Rafale, Abu Dhabi ha anche previsto l’acquisto per le proprie truppe terrestri di dodici elicotteri da trasporto di Airbus Helicopters, un contratto valutato tra i 750 e gli 800 milioni di euro. Ancora, la Marina militare del Cairo ha sottoscritto con Mbda un contratto da 300 milioni di euro per dotare del sistema missilistico antiaereo VL Mica NG le sue future fregate Meko, realizzate dalla tedesca ThyssenKrupp Marine Systems. Secondo le indiscrezioni de La Tribune, l’Egitto avrebbe anche acquistato, primo partner internazionale, quattro nuovi radar 3D per la difesa aerea a lungo raggio GM400, svilupati da Thales.

ARMAMENTI TERRESTRI

Dal cielo e dal mare fino alla terra, gli scambi internazionali di Parigi hanno riguardato anche il settore della difesa terrestre. La Repubblica Ceca ha acquistato 52 pezzi del sistema di artiglieria Caesar, un cannone-obice semovente da 155 millimetri installato su un camion 6×6 realizzato da Nexter, per un valore complessivo di duecento milioni di euro. Il Caesar è stato scelto anche dal Marocco e dal Belgio per le rispettive forze terrestri.

PROPOSITI PER L’ANNO NUOVO

I buoni risultati del 2021 fanno pronosticare un nuovo anno promettente, per quanto difficile da replicare. A guidare ancora le esportazioni sarà il Rafale, che dovrebbe incassare nuovi ordini da Indonesia e India e un aumento di sei unità sull’ordine di Atene. Sempre dal lato aeronautico, due aviocisterne Mrtt potrebbero essere acquistate dall’Egitto nel corso del 2022. Airbus Helicopter, invece, dovrebbe finalizzare il contratto per la modernizzazione del Tiger Mark 3 on la Spagna, dal valore di 1,2 miliardi di euro, e per la vendita di quaranta H175M al Regno Unito. Nella dimensione marittima, invece, è ancora la Grecia il partner possibile per la vendita di tre fregate Fdi per circa tre miliardi di euro, mentre il Marocco sarebbe intenzionato a ordinare due pattugliatori d’altura (Opv).

IL MOMENTO

Il tema è di interesse per l’intera Europa, dal momento che la Francia ha assunto a inizio anno sia il comando per la Forza ad altissima preparazione della Nato, l’unità preposta a reagire in tempi brevissimi a un eventuale attacco allo spazio euro-atlantico, sia la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea, dove promette di spingere l’acceleratore sul progetto della Difesa comune. Gli obiettivi francesi, unite alla fitta rete di relazioni di Parigi con partner di lunga data in tutto il Mediterraneo allargato, potrebbe rappresentare un elemento centrale del mercato europeo della Difesa.

E L’ITALIA?

Altrettanto interessante è raffrontare i dati francesi con quelli italiani. A maggio del 2021 i dati dell’Uama, l’autorità nazionale per i movimenti in materia di difesa, riferiti al Parlamento presentavano un trend negativo degli ultimi anni per il mercato internazionale italiano. I dati registravano un -10% per il 2020 rispetto all’anno precedente. Posta la nota strategicità dell’export militare, per l’Italia la questione è ora nella lettura dei numeri dei vicini transalpini. Tutto questo dovrà far ragionare su come rilanciare l’export nazionale, con misure per il supporto a un comparto strategico sia in termini di postura internazionale (e politica estera), sia per i ritorni sull’economia nel suo complesso.

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