Altra visita libica in Israele. La corsa elettorale (o per il prossimo governo) passa anche dalla normalizzazione dei rapporti con lo Stato ebraico. E il signore della Cirenaica avrebbe promesso un riconoscimento simile a quello degli Accordi di Abramo in cambio di assistenza militare e diplomatica
Per la seconda volta in tre mesi, il capo miliziano dell’Est libico Khalifa Haftar ha cercato contatti con Israele per sostenere la sua candidatura alle presidenziali. E per la seconda volta nell’ultima settimana escono informazioni su questo genere di tentativi dalla Libia: giovedì era toccato al primo ministro ad interim, Abdelhamid Dabaiba, finire sulle pagine dei giornali per voci di un suo incontro con il direttore del Mossad in Giordania. Dabaiba ha smentito: “Questo non è successo e non succederà in futuro, la nostra posizione è ferma e chiara sulla causa palestinese”.
Il jet privato di Haftar è atterrato all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv (arrivato da Cipro), stessa visita fatta dal figlio Saddam a novembre, quando cercava l’appoggio israeliano per le elezioni che dovevano essere celebrate il 24 dicembre. Saltato per ragioni organizzative (nonostante fosse stato programmato dall’Onu ad inizio 2021) il voto è rinviato al 24 gennaio. Con ogni probabilità verrà rinviato ancora, ma tutti cercano di impegnarsi per ottenere supporto internazionale anche in vista di un possibile nuovo governo.
Non è chiaro chi ci fosse dentro all’ormai noto Dassault Falcon 900 haftariano rimasto per due ore a Tel Aviv, né con chi è stato l’incontro. Il signore della guerra della Cirenaica è sostenuto da Russia, Egitto ed Emirati Arabi Uniti, ed è a capo del sedicente Esercito Nazionale Libico che ha lanciato la campagna militare nell’aprile 2019 per rovesciare il precedente governo onusiano. Ora, dopo il cessate il fuoco dell’autunno 2020, si è candidato alle presidenziali che l’Onu ha costruito — affidando il percorso al governo temporaneo di Dabaiba, ormai decaduto (a questo si lega il possibile nuovo governo) — per provare a stabilizzare il paese.
Haftar ha incontrato in passato membri dell’intelligence israeliana: chiedeva aiuti militari che non sono mai arrivati (ma adesso armi israeliane potrebbero prendere la strada emiratina, dovessero servire). La Libia e Israele attualmente non hanno relazioni diplomatiche, ma, secondo Haaretz, Haftar ha promesso che lancerà un processo di riconoscimento simile a quello effettuato da Emirati Arabi Uniti, Bahrain e Marocco l’anno scorso — i cosiddetti Accordi di Abramo guidati dagli Stati Uniti — in cambio di “assistenza militare e diplomatica” da Israele.