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Il significato della visita del presidente israeliano ad Abu Dhabi

La sua prima visita nel Paese arabo, considerata storica, che arriva quando gli Emirati sono sotto minaccia di attacchi missilistici da parte dei ribelli Houthi dello Yemen e chiedono di poter usare l’Iron Dome israeliano

Il presidente israeliano, Isaac Herzog, e la first lady, Michal Herzog, sono atterrati questa mattina ad Abu Dhabi per la prima visita ufficiale in assoluto di un presidente israeliano negli Emirati Arabi Uniti, 16 mesi dopo l’avvio delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi.

Per i media arabi si tratta quindi di una visita storica anche alla luce dell’accoglienza ricevuta dal capo di Stato israeliano al suo arrivo, ricevuto personalmente dal ministro degli Esteri emiratino, lo sceicco Abdullah bin Zayed.

Si tratta di una visita ricca di segnali politici e diplomatici che riguardano le future relazioni tra lo Stato ebraico ed anche altri paesi della regione. L’aereo presidenziale israeliano ha infatti sorvolato l’Arabia Saudita, con cui Israele non ha relazioni diplomatiche formali. Secondo l’ufficio di Herzog, per l’occasione il presidente è entrato nella cabina di pilotaggio per vedere il deserto saudita.

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Il capo di Stato israeliano è stato invitato per la visita di due giorni dal principe ereditario di Abu Dhabi, lo sceicco Mohammed bin Zayed, noto come MBZ, per tutti gli osservatori mediorientali sovrano de facto degli Emirati Arabi Uniti e punto di riferimento per l’erede al trono saudita, Mohammed Bin Salman, detto anche MBS.

Herzog ha in programma di visitare Abu Dhabi e Dubai per incontrare bin Zayed, il primo ministro sovrano di Dubai, Sheikh Mohammed bin Rashid al-Maktoum, il commissario generale dell’Expo 2020 Dubai e il ministro della Tolleranza Sheikh Nahyan bin Mubarak, oltre a una serie di dirigenti aziendali emiratini e membri della comunità ebraica locale insieme all’inviato israeliano negli Emirati Arabi Uniti, Amir Hayek.

La visita sarà anche l’occasione per Herzog di aprire la giornata nazionale di Israele al Dubai Expo 2020 il primo febbraio. “Sto portando con me un messaggio di pace all’intera regione, ai popoli della regione”, ha affermato. “La pace porta con sé prosperità, progresso e crescita a beneficio dei popoli della regione”.

“Incontrerò la leadership degli Emirati Arabi Uniti, su invito personale dello sceicco Mohammed bin Zayed, il principe ereditario, e gli auguro ogni bene e gli sono grato per il suo coraggio e la sua audace leadership, che ha trovato un accordo di pace con Israele e inviando un messaggio all’intera regione che la pace è l’unica alternativa per i popoli della regione”, ha aggiunto.

Nel corso della visita si discuterà dei tentativi di far tornare in vita l’accordo sul nucleare iraniano ma soprattutto di un tema di grande attualità ad Abu Dhabi, la possibilità di utilizzare la tecnologia dell’Iron Dome israeliano per difendere gli Emirati.

La visita infatti arriva dopo che gli Emirati Arabi Uniti sono stati attaccati dai ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran, nello Yemen, con un attacco di droni e missili agli impianti petroliferi e all’aeroporto di Abu Dhabi che ha ucciso tre lavoratori, all’inizio di questo mese. Mercoledì scorso inoltre, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha aggiornato per questo il suo avviso di viaggio per lo stato del Golfo, avvertendo della minaccia di missili e droni.

“La possibilità di attacchi che colpiscano cittadini e interessi statunitensi nel Golfo e nella penisola arabica rimane una seria preoccupazione in corso”, afferma l’avviso di viaggio. “I gruppi ribelli che operano in Yemen hanno dichiarato l’intenzione di attaccare i paesi vicini, compresi gli Emirati Arabi Uniti, usando missili e droni. I recenti attacchi di missili e droni hanno preso di mira aree popolate e infrastrutture civili”.

Jason Brodsky, direttore politico di United Against a Nuclear Iran, ha dichiarato al Times of Israel che l’Expo, specialmente durante la giornata di Israele e la visita di Herzog, potrebbe rappresentare un obiettivo allettante per i ribelli Houthi.

Il viaggio di alto profilo arriva più di un mese dopo quella del premier israeliano, Naftali Bennett, nel paese del Golfo. Altri tre paesi arabi – Bahrain, Sudan e Marocco – hanno stretto relazioni diplomatiche con Israele in base ai cosiddetti Accordi di Abramo mediati dagli Stati Uniti. Durante la visita del primo ministro Bennett il mese scorso, i colloqui internazionali sul programma nucleare iraniano erano all’ordine del giorno. Il Paese del Golfo e Israele condividono preoccupazioni comuni sull’Iran e le sue milizie presenti nella regione.

Israele il 18 gennaio ha offerto sicurezza e supporto di intelligence agli Emirati Arabi Uniti contro ulteriori attacchi di droni. Gerusalemme è in particolare sotto pressione da parte di Abu Dhabi per vendere il sistema di difesa aerea noto a tutti come Iron Dome. Il governo emiratino aveva espresso interesse ad acquisire batterie avanzate di difesa aerea Iron Dome e David’s Sling, già prima della firma degli Accordi di Abramo. Altri paesi con cui Israele non ha firmato accordi di pace, come l’Arabia Saudita, hanno anche espresso interesse ad acquisire questi sistemi per proteggersi dalla minaccia iraniana.

Fino ad oggi però Israele ha rifiutato di portare avanti un simile accordo per diversi motivi, primo fra tutti la sicurezza dello stato ebraico: ci sono alcuni elementi nel governo degli Emirati che sono in costante contatto con i funzionari iraniani e Israele non può permettersi di avere sistemi così sensibili di stanza in paesi che in questa fase sono ancora accessibili ai funzionari iraniani.

Nonostante le preoccupazioni degli Emirati per un possibile attacco iraniano al loro suolo e per il programma nucleare iraniano, Abu Dhabi e Teheran mantengono rapporti commerciali completi e diplomatici. Questa visita di oggi però potrebbe incidere positivamente per il raggiungimento di un accordo con Israele.

Secondo quanto ha spiegato Sami Orfalli, direttore del sito arabo Sicurezza e Difesa araba, a Formiche.net, “ciò che c’è di straordinario in questa visita è il suo tempismo. E’ arrivata dopo che gli Houthi hanno bombardato degli obiettivi sensibili della capitale Abu Dhabi e minacciano di colpire l’Expo di Dubai. Questa visita può avere un ruolo molto importante, dopo che le due parti hanno discusso una serie di questioni regionali che interessano i due paesi. Si parlerà certamente della cooperazione economica e militare tra i due paesi, soprattutto dopo la richiesta degli Emirati Arabi Uniti di acquistare Iron Dome da Israele, richiesta che fonti israeliane hanno riferito di aver respinto, nonostante il riavvicinamento dei due paesi e la convergenza di interessi comuni tra loro. Il rifiuto israeliano di vendere il sistema Iron Dome potrebbe essere dovuto al timore di far trapelare informazioni tecnologiche e militari sulla sua produzione, che ha spinto gli Emirati Arabi Uniti ad acquistare un sistema di difesa aerea dalla Corea del Sud”.

MBZ ha affermato il 30 gennaio che i due paesi adottano una visione comune riguardo alle fonti di minacce alla stabilità della regione e hanno una comprensione comune dell’importanza di prendere un presa di posizione ferma contro le “milizie e le forze terroristiche”.

Durante il suo incontro con Herzog ad Abu Dhabi, ha affermato che le continue visite di funzionari israeliani negli Emirati Arabi Uniti confermano che le relazioni dei due paesi vanno costantemente avanti e che esiste una volontà comune e forte di rafforzarli per il beneficio dei nostri paesi e dei nostri popoli.

Ha anche chiarito che l’accordo di pace “rappresenta un importante cambiamento storico, poiché incarna l’approccio di pace in cui credono gli Emirati e ha aperto la strada per rafforzare le nostre partnership di sviluppo, in particolare nei settori della tecnologia, dell’innovazione, della salute e dell’energia”. Ha sottolineato che “la nostra regione è una di quelle che ha sofferto di più a causa di guerre e conflitti… Attraverso la pace, possiamo negli Emirati, in Israele e nell’intera regione indirizzare risorse ed energie al servizio dei nostri popoli e aprire la strada verso un domani migliore per loro”.



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