In un’intervista esclusiva con Formiche.net, il ministro degli Esteri lituano illustra le tre “buone ragioni” per sviluppare i rapporti con Taiwan, nonostante la dura reazione di Pechino. È cruciale che Bruxelles crei “strumenti per rispondere alla coercizione economica”. Sulla Russia chiama a raccolta il fronte euro-atlantico: “Non cediamo agli ultimatum”
Quarant’anni, da poco più di uno è ministro degli Esteri della Lituania, da quasi sette è leader dell’Unione Patriottica, partito conservatore che fa parte della famiglia dei popolari europei. Gabrielius Landsbergis, professione ammazzadraghi. O almeno così lo ha definito Politico, inserendolo tra i suoi 28 personaggi più influenti d’Europa per il 2022, una classifica capeggiata dal presidente del Consiglio italiano Mario Draghi. “Sta guidando la carica contro la Cina”, scrive nelle motivazioni la testata europea.
Con lui a capo della diplomazia, il piccolo Stato baltico, un’ex repubblica sovietica, ha abbandonato il “17+1”, cioè il formato che la Cina (il “+1”) aveva costruito con 17 Paesi dell’Europa centro-orientale. E l’ha fatto invitando l’Unione europea a un maggior coordinamento sulla Cina, che proprio con quella piattaforma di dialogo ha palesato il suo approccio dividi et impera verso i 27 Stati membri.
A innervosire anche di più il governo cinese è stato il via libera della Lituania all’apertura di un ufficio di rappresentanza di Taiwan nella capitale Vilnius. Per ritorsione, Pechino ha richiamato il suo ambasciatore in Lituania e declassato le relazioni diplomatiche. Inoltre, sta facendo pressione su aziende, come il colosso tedesco dei ricambi auto Continental, affinché smettano di utilizzare componenti prodotti in Lituania e ha bloccato le importazioni verso la Cina. La decisione del governo lituano è stata criticata dal presidente lituano Gitanas Nausėda: “Penso che non sia stato un errore l’apertura dell’ufficio di Taiwan, ma il nome, che non è stato concordato con me”, ha detto recentemente all’emittente Žinių radijas.
Ma Landsbergis, come ha scritto Politico, non sembra intenzionato a mollare la presa. “Il governo lituano rimane convinto della sua decisione di accogliere l’apertura dell’ufficio di rappresentanza taiwanese”, spiega rispondendo ad alcune domande di Formiche.net. “Auspichiamo di sviluppare le nostre relazioni con Taiwan nei settori degli scambi commerciali, della scienza e della tecnologia e della cultura, più contatti tra i popoli lituano e taiwanese che sono legati da valori comuni, società vibranti e aperte basate sull’innovazione”, aggiunge in questo colloquio esclusivo.
Alla Cina, convinta che la Lituania sia manovrata dagli Stati Uniti per provocare su Taiwan, Landsbergis dice: “non vorrei nemmeno rispondere a questa accusa, perché è infondata come molte altre che abbiamo sentito ultimamente dalla Cina”.
Tre buone ragioni per un rapporto con Taiwan
Piuttosto, vuole sottolineare tre “buone ragioni” per sviluppare i rapporti con Taiwan in un “mondo che cambia”. La prima è interna: “il rafforzamento delle relazioni con Taiwan come spazio democratico nel mondo di oggi dove molte democrazie sono sotto pressione era e rimane un elemento importante del nostro accordo di coalizione e parte del programma del governo della Lituania”.
La seconda è pratica: l’economia di Taiwan è “economia aperta e vibrante, basata sull’innovazione, proprio come la nostra”. Secondo Landsbergis, la Lituania vede recuperare “qualcosa che abbiamo perso e ignorato”. “Molti Paesi in Europa”, spiega, “hanno investito a lungo in queste relazioni. Vogliamo soltanto fare quello che gli altri hanno fatto, ognuno all’interno della politica Una Cina, alla quale continuiamo ad aderire. E la domanda è: perché la Cina ha permesso agli altri di farlo ma vuole limitare il nostro diritto su questo? Questo significa che la Cina è cambiata? Che le linee rosse della Cina si sono spostate in avanti? Ma non possiamo accettare che la Cina violi la nostra sovranità”.
La terza è legata all’Indo-Pacifico, quadrante sempre più cruciale nelle dinamiche globali e di crescente interesse anche per l’Unione europea: “il governo lituano ha un obiettivo chiaro e fermo di diversificare e intensificare il commercio e la cooperazione economica con i Paesi della regione indopacifica”, dice il ministro. “Lo sviluppo della cooperazione con Taiwan va assolutamente in questa direzione”.
L’intervento degli Usa (e dei Paesi democratici) a sostegno della Lituania
Come raccontato su Formiche.net, la difesa della Lituania dalla “crescente pressione politica e coercizione economica” da parte della Cina rappresenta una priorità per gli Stati Uniti di Joe Biden, che stanno cercando di spingere alleati e partner – compresa l’Italia – al fianco di Vilnius. Il segretario di Stato Antony Blinken, il 21 dicembre, nel corso di una telefonata con la premier lituana Ingrida Simonyte, aveva ribadito “l’impegno degli Stati Uniti a lavorare con i Paesi like-minded per respingere il comportamento diplomatico ed economico coercitivo della Repubblica popolare cinese”.
“Abbiamo ricevuto un enorme sostegno, non solo dagli Stati Uniti, ma da molti Paesi del mondo democratico”, racconta Landsbergis. E specifica: “non soltanto sostegno politico, ma anche una chiara volontà di aiutare le nostre imprese. È importante, però, tradurre questo sostegno politico in azioni e politiche che non soltanto impedirebbero alla Cina o a qualcun altro di fare pressioni su un piccolo Paese concreto, ma li dissuaderebbero dal farlo ancora contro chiunque di noi. È nell’interesse di tutti, Italia compresa, di tutti coloro che hanno a cuore le regole di ingaggio internazionali”.
L’appello all’Unione europea
Il ministro chiama dunque in campo l’Unione europea. La Commissione sta cercando di tenersi alla larga dalla disputa su tra Vilnius e Pechino anche se a dicembre ha presentato la proposta di uno strumento anti-coercizione economica che ha nella Cina il primo, seppur implicito, obiettivo. “L’Unione europea deve rispondere alla coercizione contro la Lituania, non perché è un attacco contro la Lituania, ma perché è un attacco contro l’Ue come mercato unico e blocco commerciale unico, e anche contro le regole del commercio globale”, argomenta Landsbergis.
Che poi evoca un termine molto utilizzato a Bruxelles quando si parla di scambi con la Cina: reciprocità. “L’Unione europea non può avere una relazione equilibrata basata sulla reciprocità con la Cina se permettiamo alla Cina di usare le sue imprese controllate dallo Stato contro le nostre per i suoi obiettivi politici. Abbiamo i mezzi e dobbiamo creare più strumenti per rispondere alla coercizione economica contro qualsiasi membro per salvaguardare la resilienza e l’autonomia strategica dell’Unione europea”.
Il concetto alla base del ragionamento del ministro è semplice: quando l’Unione europea si impegna con un Paese terzo, è “di fondamentale importanza” che ciò “ci renda più forti, non più deboli”. È, come detto, la logica che ha spinto Vilnius ad abbandonare il 17+1.
“Certo, è importante impegnarsi con la Cina, ma a condizioni che siano vantaggiose per entrambe le parti e non creare mai opportunità per l’altra parte di farci pressione su qualcosa che costituisce il nucleo dei valori europei”, prosegue. “Se, per esempio, un grande investimento in un grande media in Europa significa censura e meno libertà, se un libro non può essere pubblicato in Europa che non piace a un particolare investitore, se la nostra gente e le nostre istituzioni vengono messe a tacere sugli abusi dei diritti umani, considererei tutto ciò come un pericolo per l’Europa. E purtroppo ne abbiamo già visto alcuni segnali”.
L’aggressività della Russia
Ma non c’è soltanto la Cina. Sul Wall Street Journal, Tod Lindberg e Peter Rough, senior fellow dell’Hudson Institute, hanno descritto la Lituania come “il canarino dell’ordine mondiale”. Cina e Russia si stanno “coalizzando” contro di essa “mentre mettono alla prova la determinazione di Stati Uniti e Unione europea”, hanno scritto gli esperti.
Davanti a una Russia che mantiene un “comportamento aggressivo con l’ammassamento di truppe lungo il confine dell’Ucraina” e, allo stesso tempo, fa “richieste inaccettabili” per escludere inviti alla Georgia e all’Ucraina di entrare nella Nato, “bisogna sottolineare che nessun Paese ha un diritto di veto sulle scelte sovrane degli Stati indipendenti”, sostiene il ministro.
“La Russia diffonde anche la falsa narrazione che la sua sicurezza nazionale è minacciata”, continua. “È vero esattamente il contrario: è la Russia che sta intenzionalmente distruggendo l’architettura di sicurezza europea invadendo la sovranità degli altri. Non bisogna dimenticare che la Russia ha annesso la Crimea in Ucraina, e ha truppe di occupazione in Ucraina orientale, Abkhazia, Ossezia del Sud, Transnistria”.
La ricetta di Landsbergis per affrontare la Russia è simile a quella invocata per la Cina: “la comunità euro-atlantica non deve cedere agli ultimatum della Russia e rendere molto chiaro (come sta facendo nelle ultime settimane) che l’ulteriore aggressione della Russia contro l’Ucraina avrà conseguenze massicce, comprese misure restrittive”, dice.