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Iran-Qatar, le mosse alla luce del sole di chi guarda oltre Vienna e Usa

Doha si muove da regista puro su più fronti. Da Tel Aviv, Bennett ha replicato che Israele continuerà la sua strategia per fermare Teheran anche se ci sarà un accordo. “Quei miliardi andrebbero al terrore contro Israele e Usa”

L’incontro a Teheran tra il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian e il vice primo ministro e ministro degli Esteri del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani (atteso dopodomani a Washington), porta in dote nuove strategie. Doha si muove da regista puro: è vicina all’Iran, invia denaro a Gaza, ha buone relazioni con Hamas, ricuce con Erdogan vista la vicinanza ai Fratelli Musulmani, senza dimenticare il fronte che si coagula nella lunga guerra in Yemen. Ma deve guardarsi dall’esigenza del premier israeliano di non consentire che vengano inviate “decine di miliardi di dollari a questo regime marcio e debole, sarà un errore, perché questi soldi andranno al terrore contro i soldati dell’IDF e gli americani nella regione”.

Iran-Qatar

In attesa del viaggio negli Stati Uniti di Al Thani, il meeting Iran-Qatar punta a distendere le nuove mosse non più nell’ombra di chi guarda sia ai colloqui di Vienna che alle relazioni con gli Usa: in prima battuta per gestire le relazioni e, in seconda, per andare oltre le stesse in una chiave più ambiziosa. A Teheran il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha ricevuto il ministro degli Esteri del Qatar: al centro sia la cooperazione bilaterale che gli sviluppi sulla scena regionale. Al-Thani ha twittato di aver incontrato “mio fratello, Hossein Amir-Abdollahian”.

I temi sul tavolo

Gli sviluppi regionali e internazionali necessitano di consultazioni più strette tra Iran e Qatar, hanno osservato i diretti interessati, per cui tutti gli sforzi per stabilire pace e stabilità in Yemen e Afghanistan sono visti come una cornice. Secondo Amir Abdollahian nelle ultime settimane “abbiamo assistito a un’ondata di movimenti militari nei confronti dello Yemen e cose del genere hanno solo portato a una riproduzione della guerra in Yemen che distruggono il percorso verso la pace”. Mentre Raisi ha spiegato che “Teheran riconosce e accoglie favorevolmente la cooperazione regionale a beneficio della pace, della sicurezza e dello sviluppo della regione”. I qatarioti temono una nuova escalation di tensione nella regione.

Energia

Il ministro qatariota durante il meeting ha invitato Raisi a partecipare al Summit del Forum dei Paesi esportatori di gas, nella consapevolezza che un piano energetico stabile si traduce in una maggiore sicurezza per l’intera macroregione. Il Qatar si pone quindi come leva per sviluppare nuove relazioni con l’Iran contando anche un una comunanza di vedute: Doha concorda con Teheran che “la presenza di forze straniere nella regione abbia effetti negativi”.

Qui Usa

Il 31 gennaio Al Thani sarà a Washington: oggi gli Stati Uniti hanno sottolineato che, pur rimanendo impegnati nella diplomazia come mezzo migliore per impedire all’Iran di ottenere un’arma nucleare, stanno valutando strade alternative come quelle ricercate dal consigliere per la sicurezza nazionale degli Usa Jake Sullivan e il suo omologo israeliano, Eyal Hulata. Il terreno di analisi prende il nome di gruppo consultivo strategico Usa-Israele (SCG). Gli Usa sottolineano che il meeting nasce a seguito della proposta russa di raggiungere un accordo provvisorio con l’Iran, fatto che ha suscitato i timori di Tel Aviv.

Scenari, con vista Israele, sul nucleare

Da un lato si fa largo la strada che porta a corroborare la tesi sostenuta da Amir-abdollahian: ovvero che l’Iran potrebbe prendere in considerazione colloqui diretti con Washington se ritenesse di poter ottenere un “buon accordo nucleare”. In seguito l’agenzia di stampa statale iraniana Irna ha affermato che la visita non aveva lo scopo di aiutare a stabilire colloqui diretti con Washington.

Dopo che l’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva messo una pietra tombale sull’accordo nucleare nel 2018, reintroducendo le sanzioni, l’Iran ha progressivamente scavallato i limiti di quel patto nucleare e oggi i due contendenti sono separati dal merito del ritorno all’accordo. Teheran vorrebbe anche la garanzia dagli Usa di non essere colpita da altre sanzioni in futuro, passaggio che si scontra con le sensibilità israeliane sul tema. Il primo ministro Naftali Bennett ha ribadito che Israele continuerà la sua strategia per fermare l’Iran anche se ci sarà un accordo: “Ci proteggeremo da soli. Anche se c’è un accordo, non ci impegniamo. Conserveremo la nostra libertà di agire”.

@FDepalo

(Foto: Al Thani Flikcr)

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