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L’Italia e le (buone) speranze per il futuro. Scrive Pedrizzi

Nel secondo e terzo trimestre del 2021 la ripresa dell’economia italiana è stata molto sostenuta secondo Bankitalia. Ma attenzione al deterioramento del quadro epidemiologico rispetto a quello ipotizzato. Il commento del senatore Riccardo Pedrizzi

Nel secondo e terzo trimestre del 2021 la ripresa dell’economia italiana è stata molto sostenuta, grazie al successo della campagna di vaccinazione e al conseguente allentamento delle misure di contenimento, lo certificano le Proiezioni macroeconomiche per l’economia italiana della Banca d’Italia.

Nell’ultimo trimestre del 2021 e nel primo del 2022 sull’attività economica potrebbero pesare perciò gli effetti della recrudescenza della pandemia e le tensioni nelle catene di fornitura globali delle merci. Si ipotizza che nell’orizzonte previsivo la crescita della domanda estera per i beni prodotti nel nostro Paese, stimata in quasi il 9%, rimanga robusta (pari a circa il 4 per cento in media nel prossimo triennio) e che le condizioni monetarie, finanziarie e creditizie si mantengano soddisfacenti.

Il prodotto tornerebbe a espandersi in maniera sostenuta a partire dalla prossima primavera, in concomitanza con il presumibile miglioramento del quadro sanitario, recuperando i livelli precedenti lo scoppio della pandemia entro la metà del 2022. Si valuta che le misure di sostegno introdotte nel corso di quest’anno, quelle inserite nel disegno di legge di bilancio e gli interventi del Pnrr possano innalzare il PIL complessivamente di circa 5 punti percentuali nell’arco del quadriennio 2021-24.

La crescita dei consumi delle famiglie, che è stata elevata quest’anno, rimarrebbe robusta anche il prossimo e proseguirebbe nel biennio successivo. Gli investimenti continuerebbero a espandersi in misura sostenuta, sospinti dagli interventi delineati nel Pnrr e dalle favorevoli condizioni di finanziamento. Le esportazioni dovrebbero aumentare a ritmi lievemente superiori a quelli della domanda estera.

Sul mercato del lavoro si valuta che il numero di ore lavorate sia aumentato quest’anno di quasi il 7% e continui a espandersi nel prossimo triennio a ritmi di poco inferiori a quelli del prodotto, riportandosi sui livelli precedenti la crisi pandemica alla fine del 2022.
Un deterioramento del quadro epidemiologico rispetto a quello ipotizzato potrebbe però determinare maggiori limitazioni alla mobilità e incidere negativamente sulla fiducia dei consumatori e delle imprese, ostacolando la ripresa dell’attività economica.


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