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Meno segreti, più vicini ai cittadini. Svolta dell’intelligence Usa

“L’approccio alla classificazione di grandi quantità di informazioni è sbagliato, danneggia la sicurezza nazionale e diminuisce la fiducia pubblica nel governo”, scrive il direttore Haines. Rafforzare il legame con la popolazione serve anche per rendere il Paese più resiliente. Anche gli 007 britannici verso una maggiore apertura

“L’approccio della comunità di intelligence degli Stati Uniti alla classificazione di grandi quantità di informazioni è così sbagliato che danneggia la sicurezza nazionale e diminuisce la fiducia pubblica nel governo”. A metterlo nero su bianco in una lettera inviata ai senatori Ron Wyden e Jerry Moran, che stanno spingendo per una revisione del sistema di declassificazione che oggi costa 18,5 miliardi di dollari all’anno, è Avril Haines, direttore dell’Intelligence nazionale.

Festeggiano le associazioni, che da anni ormai lamentano una rapida espansione delle informazioni classificate dal governo, in parte a causa del boom delle comunicazioni digitali.

Secondo il capo della comunità d’intelligence degli Stati Uniti, che durante l’amministrazione di Barack Obama era stato vicedirettore della Cia, “le carenze dell’attuale sistema di classificazione minano la nostra sicurezza nazionale, così come gli obiettivi democratici critici, impedendo la nostra capacità di condividere le informazioni in modo tempestivo”. Questa segretezza, ha scritto Haines, “riduce la capacità della comunità di intelligence di sostenere efficacemente il processo decisionale degli alti responsabili politici, ed erode ulteriormente la fiducia di base che i nostri cittadini hanno nel loro governo. È una questione fondamentalmente importante che dobbiamo affrontare”.

Già in passato Haines aveva espresso preoccupazioni sul sistema di classificazione nelle agenzie di intelligence. In un capitolo di un libro pubblicato l’anno scorso, ma scritto prima che diventasse capo dell’intelligence nazionale, aveva identificato l’iperclassificazione come un problema anche perché “incoraggia la fuga di notizie”.

Il capo dell’intelligence si è offerta di lavorare, in coordinamento con la Casa Bianca, con il Congresso sulle revisioni, hanno riferito i due senatore in una dichiarazione congiunta riportata dal Wall Street Journal.

Recentemente, diversi ex funzionari hanno riacceso la battaglia sulla classificazione delle informazioni. Molti per via del processo di revisione a cui sono stati sottoposti i loro libri prima della pubblicazione. Un esempio eclatante è quello di Mark Esper, ex segretario alla Difesa durante l’amministrazione di Donald Trump, che ha fatto causa al Pentagono a novembre per aver redatto parti del suo volume.

L’importanza di aggiornare gli strumenti dell’intelligence per partite sempre più difficili ma senza perdere di vista il legame di fiducia tra cittadini, classe politica e servizi di informazione è stata al centro anche del primo intervento pubblico di Richard Moore, direttore dell’MI6.

“Forti” sono anche le argomentazioni che il capo dei servizi segreti per l’estero del Regno Unito ha utilizzato nel suo discorso di poche settimane fa a sostegno della minor segretezza, scriveva Adriano Soi, docente di Intelligence e sicurezza nazionale presso la Scuola di Scienze politiche “Cesare Alfieri” di Firenze, su Formiche.net. La prima: “si tratta di un elemento fondamentale per permettere al Servizio di onorare davvero e sino in fondo la responsabilità di cui è investito dal sistema democratico in cui operare” La seconda: la natura “mutevole” delle minacce, come quella cibernetica che investe sia i soggetti pubblici sia quelli privati.

Riavvicinare i cittadini è un obiettivi delle comunità d’intelligence di Stati Uniti e Regno Unito. Ma lo sono anche il lavoro con i privati e la necessità di un fronte comune da parte dell’intero Paese. Non è un caso che tali questioni siano state al centro sia dell’intervento di Moore sia del discorso pronunciato da Jennifer Ewbank, vicedirettore della Cia per l’innovazione digitale, alla recente Cipher Brief Threat Conference.


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