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Nuovo test missilistico, così Kim chiede attenzione

Un nuovo test missilistico da Pyongyang con cui il leader nordcoreano vuole alzare il livello di interesse su di sé. Secondo il governo sudcoreano, il lancio è avvenuto alle 08.10 ora locale da un sito della provincia settentrionale di Jagang, al confine con la Cina

Il lancio di quello che sembra un missile balistico a medio raggio, nella notte italiana tra martedì e mercoledì 5 gennaio, arriva dopo che il leader nordcoreano Kim Jong Un ha promesso di rafforzare ulteriormente la capacità militare del Paese in una riunione del partito tenutasi la scorsa settimana e in cui non si è parlato delle relazioni con gli Stati Uniti.

Secondo il governo sudcoreano (che in quanto direttamente coinvolto ha un costante monitoraggio delle attività del Nord), il lancio è avvenuto alle 08.10 ora locale da un sito della provincia settentrionale di Jagang, al confine con la Cina. L’ultima volta che Pyongyang ha testato un missile balistico, nonostante il divieto imposto dalle risoluzioni Onu, risale allo scorso ottobre.

Il test non è da ritenersi come una diretta espressione di non-volontà negoziale con Washington, ma piuttosto come un tentativo per attirare attenzione e mandare messaggi attraverso forme di provocazione che servono sia a uso interno (per tenere la presa narrativa sulla popolazione che soffre le pesantezze della crisi economica peggiorata dalla pandemia) sia a uso esterno. Kim cerca di scalare l’agenda delle priorità statunitensi (e della Comunità internazionale) con l’obiettivo di trovare un posto tra i grandi.

La reazione c’è stata. Se Tokyo ha condannato come “deplorevole” questo genere di comportamento, Seul in un comunicato ha invitato tutti a sedersi per riprendere i negoziati che erano stati impostati dall’amministrazione Trump nel tentativo di incassarci un dividendo politico e che si sono interrotti quando era diventato chiaro che non si sarebbe giunti a un risultato soddisfacente. Washington, dall’IndoPacom dichiara che quanto accaduto “non pone una immediata minaccia al territorio o al personale statunitense o alleato”, mentre Pechino chiede di “lavorare insieme per il processo di risoluzione politica della questione della penisola” coreana.

Kim sogna che il suo Paese possa essere riconosciuti come una potenza atomica: lo è di fatto, perché sia le capacità missilistiche che quelle di produzione sembrano arrivate a livelli molto alti — sebbene siano considerazioni deduttive, visto che il “regno eremita” è un sistema chiusissimo di cui si hanno poche informazioni ufficiali. Per gli Stati Uniti (e per i vicini occidentalisti del Nord) è una condizione impossibile da riconoscere e accettare. Su questo, sostanzialmente, i colloqui sono andati in stallo davanti alla richiesta di completo smantellamento del programma atomico avanzata da Washington.

Il presidente sudcoreano uscente Moon Jae-in ha dichiarato martedì nel suo discorso di Capodanno che continuerà a cercare il modo per ripristinare i legami con la Corea del Nord e promuovere la pace nella penisola coreana fino alla scadenza del suo mandato quinquennale a maggio. Moon ha recentemente proposto una dichiarazione politica e simbolica per porre fine alla guerra di Corea del 1950-53 come modo per colmare le divisioni: un passaggio che sarebbe stato la sua eredità politica. Pyongyang accetta, ma non concede in cambio lo smantellamento del suo principale complesso nucleare come proposto da Seul.

Come fa notare Marina Tosto sul sito di Rainews, per il leader nordcoreano è difficile accettare retromarce sui piani militari. Kim ha costruito la sua personale visione della politica sul “byungjin, economia e capacità militare continuando il programma missilistico nucleare iniziato dal padre, rafforzando la crescita dell’esercito e potenziando i test balistici”. Ha anche annunciato l’ampliamento dell’arsenale nucleare, sebbene l’economia del suo paese sia in stallo a causa della pandemia di Covid e delle sanzioni. “Nei suoi primi 10 anni di governo, la Corea del Nord ha eseguito 62 tornate di test sui missili balistici. Quattro dei sei test nucleari del Nord e dei suoi tre lanci di missili balistici intercontinentali sono avvenuti tutti sotto il suo controllo”, ricorda Tosto.

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