Al posto del giudice Breyer il presidente nominerà un’afroamericana. In prima fila Ketanji Brown Jackson e Leondra Kruger. Gli equilibri non cambieranno (6 a 3 per i conservatori). Ma i repubblicani studiano le contromisure in vista delle elezioni di medio termine
Con il passo indietro del giudice Stephen Breyer a giugno, il presidente Joe Biden dovrà nominare un nuovo membro della Corte suprema degli Stati Uniti. E “certamente rispetterà” la promessa di scegliere una donna di colore, ha assicurato Jen Psaki, portavoce della Casa Bianca.
CHI È IL GIUDICE BREYER
Breyer, 83 anni, è il giudice più anziano della Corte suprema. È considerato di orientamento progressista, pragmatico ma piuttosto moderato. È stato nominato nel 1994 dall’allora presidente Bill Clinton, che aveva preso in considerazione il suo nome anche l’anno prima, quando scelse poi Ruth Bader Ginsburg per riempire il seggio lasciato libero da Byron White.
L’IPOTESI (DEBOLE) HARRIS
A un altro giornalista che le ha chiesto se potrebbe essere Kamala Harris a prendere il posto di Breyer, Psaki ha risposto che “il presidente ha tutte le intenzioni, come già detto, di candidarsi per la rielezione e di farlo con la vicepresidente Harris come partner”.
I DUE NOMI PIÙ QUOTATI
Sono due i principali nomi in corsa per la sostituzione di Breyer. Secondo Axios.com si tratta di Ketanji Brown Jackson, giudice della Corte d’appello del circuito di Washington, e di Leondra Kruger, giudice della Corte suprema della California. Entrambe afroamericane. Jackson, racconta il sito, è una potente giudice federale con un curriculum di cui i progressisti sentono di potersi fidare: il Senato l’ha confermata al suo seggio proprio la scorsa estate con 53 voti a favore e 44 contrari – ora sarebbe difficile per il Partito democratico opporsi al suo nome. Kruger, invece, era un avvocato molto apprezzato e si è guadagnata la reputazione di lavorare bene con i conservatori: il suo curriculum si adatta perfettamente alle caratteristiche di un giudice della Corte Suprema: ha lavorato al dipartimento di Giustizia per sei anni durante l’amministrazione del presidente Barack Obama, discutendo diversi casi proprio davanti alla Corte suprema. Ma siamo ancora all’inizio: sicuramente usciranno altri nomi.
LE OPPORTUNITÀ PER I DEM…
Il clima politico è difficile: i sondaggi che non premiano il presidente né l’operato del Congresso guidato dai dem, un atteso voto della Corte suprema che potrebbe ribaltare la sentenza Roe vs.Wade (pietra miliare sulla depenalizzazione dell’aborto). Il Partito democratico sa bene che la nomina non sposterà gli equilibri nel breve termine alla Corte, che rimarranno sul 6 a 3 per i conservatori. L’occasione nel breve termine, osserva sempre Axios.com, è spostare l’attenzione politica su temi che stanno a cuore al partito e che potrebbero avere un certo peso alle elezioni di medio termine di novembre. In ogni caso, i dem possono cogliere l’occasione per influenzare l’orientamento politico della Corte sul lungo periodo, come sottolinea il Washington Post.
… E QUELLE PER I REPUBBLICANI
Il Partito repubblicano sa che è improbabile fermare la scelta di Biden al Senato, dove ha una maggioranza seppur risicatissima. Ma, in caso di un nome particolarmente sbilanciata a sinistra, può prendere di mira i senatori democratici che si giocano il seggio alle elezioni di medio termine, racconta ancora Axios.com. Nel mirino, in particolare, chi cerca la rielezione in Stati come Arizona, Georgia e New Hampshire, dove l’elettorato dem è più moderato e sono favoriti i candidati centristi. Il sito evidenzia poi che il fronte conservatore può contare su un “formidabile apparato” legale. Si pensi a gruppi come il Judicial Crisis Network che ha hanno speso ingenti somme per sostenere le nomine dei giudici Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett, cioè i tre membri della Corte suprema nominati dall’ex presidente Donald Trump.