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Cina, l’altra patata bollente del principe Andrea

Non solo il caso Epstein. Il duca di York definito “utile idiota” per alcuni viaggi in Cina, ospite di un’organizzazione sospettata di far parte della rete di propaganda e interferenza di Pechino, per rafforzare i rapporti tra i due Paesi e celebrare la Via della Seta

Otto viaggi in Cina ospite di un’organizzazione sospettata di essere un’unità di propaganda e interferenza all’estero del Partito comunista cinese. Obiettivo: tessere relazioni e auspicare una più stretta cooperazione bilaterale. È l’ultima grana per il principe Andrea, duca di York.

È il quotidiano britannico Mail ad accendere i riflettori sulle visite in Cina del secondo figlio maschio di Elisabetta del Regno Unito e di Filippo di Edimburgo, già messo ai margini dalla famiglia reale con la revoca di incarichi ufficiali, patronati e titoli militari d’onore, oltre al congelamento dell’appellativo di Sua Altezza Reale, dopo essere stato travolto da uno scandalo sessuale negli Stati Uniti. Il principe, infatti, è alle prese con la causa civile intentata nei suoi confronti dinanzi alla giustizia d’oltre oceano da Virginia Giuffre, una delle vittime del giro di giovani e giovanissime sfruttate a suo tempo dal faccendiere americano Jeffrey Epstein.

Tramite la sua organizzazione Pitch@Palace dedicata all’imprenditoria, ha partecipato a otto incontri tra il 2010 e il 2019 su invito del Chinese People’s Institute of Foreign Affairs, organizzazione sospettata di rispondere direttamente al Fronte Unito, dipartimento del comitato centrale che si occupa di cooptare forze esterne al Partito comunista cinese utilizzandole come strumenti per l’acquisizione, il consolidamento e il monopolio permanente del potere (attivo anche in Italia).

Durante una visita nel maggio 2018, il duca avrebbe esaltato le virtù della Via della Seta. Nello stesso anno, poi, ha partecipato alla presentazione di Governare la Cina, i libri del presidente Xi Jinping, tradotti in diverse lingue (in Italia sono stati pubblicati da Giunti).

Sir Iain Duncan Smith, deputato ed ex leader del Partito conservatore, ha detto al Mail: “È spiacevole che il principe Andrew possa essere stato usato in questo modo”. E ancora, sulla sicurezza: “Lo hanno avvertito dei pericoli nel trattare con queste organizzazioni e, se no, perché no?”. Secondo Mareike Ohlberg, coautrice di Hidden Hand, un volume che raccontato come il Partito comunista cinese influenzi l’opinione pubblica all’estero, ha detto: “Il principe Andrea è un classico ‘utile idiota’ e apparentemente si è lasciato usare”.

Non è l’unico caso dei contatti tra la famiglia reale e il governo cinese recentemente assurto agli onori delle cronache dopo le rivelazioni sull’avvocato Christine Lee, accusata dall’MI5 di essere “consapevolmente impegnata in attività” per conto del Partito comunista cinese nelle stanze del potere britannico. Infatti, il Sun ha rivelato che funzionari dell’intelligence cinese si sono infiltrati in FaithInvest, ente benefico dal defunto principe Filippo, operando sotto la copertura della China Taoist Association e ottenendo un incontro con il Duca al Castello di Windsor e uno con Martin Palmer, cofondatore dell’associazione, a Buckingham Palace.

Dopo il caso dell’avvocato Lee, nel Regno Unito la definizione “utile idiota” è tornata di gran moda. Anche per via delle rivelazioni su attività di influenza e interferenza cinesi nel Paese che i giornali britannici stanno pubblicano a gran ritmo. Al centro, sempre la stessa organizzazione: il Fronte Unito.

L’espressione “utile idiota” è stata utilizzata anche da una vecchia gloria del giornalismo britannico Andrew Neil che, sempre sul Mail, con il suo noto stile inquisitorio non ha risparmiato David Cameron e George Osborne. “Il marcio”, scrive, “è iniziato dopo il 2010”, quando loro ha, quando sono diventati rispettivamente primo ministro e cancelliere. Si sono “inchinati spudoratamente a Pechino” sperando in “grandi guadagni” per il Regno Unito, prosegue Neil. E li accusa di aver messo così in secondo piano il fatto di star “trattando con una dittatura spietata, impegnata a diffondere i suoi tentacoli in tutto il mondo, mentre costruiva il più inquietante stato di sorveglianza per asservire il suo stesso popolo”.

Quella che era definita l’età dell’oro nei rapporti tra Regno Unito e Cina sembra ormai tramontata. Ma le recenti rivelazioni dopo il caso Lee hanno riacceso i riflettori sulla penetrazione cinese nel Regno Unito. Tanto che il governo, come raccontato su Formiche.net, sta lavorando all’istituzione di un registro degli agenti stranieri per rendere più facile espellere quei portati di interessi le cui attività vanno oltre la legge.

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