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La responsabilità di tornare al proporzionale. La speranza di Bonanni

Il sistema maggioritario, la privazione ai danni dell’elettore della scelta del proprio candidato, la rimozione radicale del finanziamento pubblico dei partiti, hanno prodotto la riduzione drastica del potere degli elettori sugli assetti dei partiti, cambiando la loro natura: da partecipanti alla vita politica, a tifosi di uno schieramento o di un altro

La rielezione di Sergio Mattarella è motivo di sollievo per tantissimi italiani che si stavano già preparando al peggio, consci della confusione alimentata dai leader di partito nelle operazioni di rinnovo della prima carica della Repubblica. Dunque il Presidente di garanzia continua il suo servizio; Mario Draghi resta per fortuna alla presidenza del Consiglio; dal loro canto i cittadini italiani, le cancellerie europee ed occidentali potranno confidare su un’Italia più al riparo da tempeste, almeno fino alle elezioni politiche per il rinnovo di Camera e Senato.

Però il tempo residuo che manca al prossimo appuntamento elettorale si consuma velocemente, ed è bene impostare una politica economica che possa poggiare su solidi programmi, progettazioni e gestione. Il Pnrr deve ancora mettere in piedi i suoi punti di forza nella coordinazione tra i poteri pubblici centrali e quelli locali per le realizzazioni indicate nel piano, e sarà la dimostrazione più veritiera di come il sistema potrà davvero innescare una nuova fase di sviluppo che riporti in sicurezza i conti pubblici e la condizione sociale ed economica.

Nei prossimi anni gli italiani si giocano la partita decisiva: o si svolta rimettendo in moto il Paese, oppure accelereranno il declino che lentamente da un quarto di secolo sta erodendo i punti di forza, esaltando le italiche debolezze.

In definitiva le risorse finanziarie ci sono, le 2 istituzioni più importanti della Repubblica sono dirette da persone esperte; amate e stimate dagli italiani. Ma è penoso affermare che il sistema politico, per come è concepito, è ormai un ostacolo per l’economia, come per lo sviluppo della democrazia. In queste ore, dopo lo sconcerto generale, si sta puntando il dito sui capi di partito, e le ragioni per farlo ci sono tutte. Ma è un errore madornale continuare a valutare gli effetti e non la causa del problema.

Il sistema maggioritario, la privazione ai danni dell’elettore della scelta del proprio candidato, la rimozione radicale del finanziamento pubblico dei partiti, hanno prodotto la riduzione drastica del potere degli elettori sugli assetti dei partiti, cambiando così progressivamente la loro natura: da partecipanti alla vita politica, a tifosi di uno schieramento o di un altro. I partiti nella cosiddetta Seconda repubblica hanno cambiato natura: hanno verticalizzato il potere interno personalizzandolo e rinchiudendolo in un circuito chiuso che ha sostituito gli iscritti con gli eletti delle assemblee elettive. Come in un sistema feudale il sovrano investe i signori con la candidatura diventando valvassori, che a loro volta nominano i valvassini.

Ecco, lo scollamento evidente con i cittadini proviene da questa degenerazione; la scarsa qualità del personale politico è la conseguenza di cooptazioni a scapito della selezione di classe dirigente che per essere tale deve essere “unta” da cursus honorum tali da essere riconosciuta dai partecipanti alla vita delle formazioni politiche e non indicata dal satrapo di turno. Ed allora le distorsioni nel sistema politico si correggono ritornando coerentemente alle indicazioni dei costituenti che hanno concepito la partecipazione dei cittadini nelle formazioni politiche e sociali come anticorpi da contrapporre alla eterna tentazione del potere di singole persone di assoggettare ogni cosa a se stesso.

Il dilagare del populismo in ambedue gli schieramenti del bipolarismo italiano, che non trova riscontro in nessun altro paese occidentale, è la prova provata della distorsione di lungo tempo nel corpo politico italiano. Ieri Enrico Letta ha di fatto affermato che il sistema elettorale va cambiato ritornando al proporzionale e questo è un buon segno di consapevolezza. C’è da sperare che il cambiamento sia nei propositi di chiunque abbia a cuore le sorti della nostra Repubblica. È questo dunque il momento propizio per agire con generosità. Sinora le culture politiche europee più vive, quelle animate dalla esperienza liberale, popolare e socialista, sono rimaste ai margini dei giochi o addirittura fagocitate dal bipolarismo. Chissà se la situazione di grave stato del Paese, possa spingerle a prendersi le loro responsabilità per aiutare la nostra comunità a rigenerarsi in una stagione che della responsabilità e della modernità sapranno nuovamente essere tra i più fieri garanti.


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