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Cina FM, l’inchiesta di Report sulla misteriosa radio

“Una struttura così articolata, soprattutto offshore che transita da Cipro per andare a finire nel Pacifico, a Vancouver, è strutturata per non far capire chi c’è dietro”, dice l’esperto Bellavia

Musica e informazioni di servizio, rigorosamente in lingua cinese. È Radio China FM. Trasmette su quasi tutto il territorio italiano. Indagando sulla proprietà però si arriva a Cipro e poi in Canada. Ma chi c’è davvero dietro?

Rispondono Giulio Varesini e Cataldo Ciccolella, giornalista di Report, che su Rai Tre ha acceso i riflettori sul soft power della Cina e la sua tendenza a sfruttare le debolezze dell’Unione europea per collezionare traguardi. Il network di radio in lingua cinese Radio China FM, da alcuni anni, si sta espandendo in territorio europeo. Apparentemente un insieme di iniziative private finanziate da tycoon asiatici, in realtà una struttura complessa fatta di società offshore e grossi capitali mossi da gruppi spesso appoggiati dalla diplomazia di Pechino.

Così La Verità di Maurizio Belpietro racconta l’inchiesta.

In Italia i cinesi stanno operando una piccola rivoluzione culturale via etere, usando le frequenze radio comprate tra il 2014 e il 2018, cioè mentre l’Italia preparava gli storici accordi commerciali con Pechino della Via della Seta. E lo fanno utilizzando una rete di società che, come ha scoperto Report in un’inchiesta trasmessa ieri sera, conduce in Canada, a Vancouver, dove la capofila è una società anonima. Ma, come hanno ricostruito gli inviati della trasmissione di Rai 3, dietro ci sarebbe il governo cinese e un manager che, durante la scalata alle frequenze concesse dal ministero dello Sviluppo economico, ha sfoggiato la bellezza di tre identità diverse.

La radio ha un sistema di schermature che secondo l’esperto di riciclaggio Giangaetano Bellavia definisce “una struttura così articolata, soprattutto offshore che transita da Cipro per andare a finire nel Pacifico, a Vancouver, è strutturata per non far capire chi c’è dietro. E probabilmente il governo cinese ha deciso di fare questo servizio, ma non di apparire”.

Ecco cosa scrive La Verità raccontando le manovre del 2015.

In quel momento la Italian international risulta titolare anche di Radio We1 e della relativa concessione. Che oggi, a quanto risulta dalle tabelle disponibili sul sito Internet del Mise, aggiornate al 2019, è intestata a Radio Cina e trasmette China Fm. Radio Cina, nel consueto gioco di incroci, è attualmente presieduta dalla signora Wang Hehenberger, la stessa che, come detto, guidava la società controllante.

Gli studi dell’emittente cinese si trovano nella sede di Radio Classica, del gruppo Class editori che ha otto partnership con la Cina, che, come evidenzia La Verità, vanno dall’informazione alla messaggistica, dall’organizzazione di eventi all’abbigliamento. Paolo Panerai, editore di Class, ha spiegato a Report che la joint venture mediatica italocinese sarebbe partita con una telefonata della Banca Santander che gli chiedeva se fosse interessato a incontrare un loro un cliente che aveva già delle attività in Spagna, Richard Lai, come si faceva chiamare: “L’abbiamo incontrato, abbiamo trovato l’accordo. Sono tre anni che non lo vediamo”.



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