Tra le novità della legge di Bilancio 2022 (ancora fresca di stampa) è stata inclusa una norma anti-furbetti, rivolta a potenziare la funzione promozionale dei centri per l’impiego, attraverso l’obbligo del percettore di svolgere attività e colloqui in presenza. E qui casca l’asino…
Quando sono in circolazione troppe norme, spesso succede come nelle piste di autoscontri: alcune entrano in conflitto con altre oppure nel venire a contatto le automobiline sono spinte lungo direzioni diverse da quelle che stavano percorrendo.
Nel nostro caso si incontrano e si respingono due normative tra le più complesse che siano mai state concepite dalla mente dei legislatori: la disciplina del reddito di cittadinanza e quella del contenimento del virus malefico che ha stabilito un nuovo inizio nella storia dell’umanità.
I giornali di oggi portano in prima pagina la notizia che senza green pass si perde il reddito di cittadinanza. Il che ha lasciato tutti un po’ sorpresi, perché anche a coloro che – al pari di chi scrive – non giustificano in alcun modo i no vax, verrebbe qualche dubbio a trasformare la carta gialla in una tessera del pane. In verità le cose sono un tantino più complesse e meno tassative; e soprattutto non trattano i percettori del RdC diversamente dagli altri cittadini.
Niente green pass, niente reddito di cittadinanza? No; se si presentano così le disposizioni, che entreranno in vigore dal 1° febbraio, si crea un automatismo che non esiste. Il collegamento non è così immediato. Pertanto, non ha senso ragionare di ipotesi astratte che riguardano tante famiglie (sono infatti i nuclei i titolari del RdC) quando non esiste nessuna regola in tal senso, né il governo sembra avere intenzione di inserirla; mentre vi sono, come vedremo, le condizioni per fare chiarezza.
Da dove sorge il problema? Il decreto approvato a inizio gennaio, impone l’obbligo di certificazione verde base – e quindi ottenuta con vaccino contro il Covid, guarigione o tampone negativo – per entrare nei pubblici uffici, la cui lista definitiva sarà contenuta nel nuovo Dpcm, che Draghi dovrebbe firmare a giorni. Non è quindi sicuro che la regola varrà anche per i centri per l’impiego (CPI); ma anche se così fosse nel provvedimento vi saranno delle precisazioni che riguardano i comportamenti a cui sono tenuti i soggetti percettori del RdC in base alle loro specifiche condizioni.
Nel caso di un assistito con più di 50 anni per lui sarebbe normale sottoporsi all’obbligo di legge. Pertanto non potrebbe accedere sicuramente – stante la norma introdotta – in un CPI a meno che – la cosa sarebbe singolare – quegli uffici si trasformassero in una sorta di “terra di nessuno’’, cambiando la loro natura di “Deserto dei Tartari’’.
Allora dove sta l’inghippo? Tra le novità della legge di Bilancio 2022 (ancora fresca di stampa) è stata inclusa una norma anti-furbetti, rivolta a potenziare la funzione promozionale del CPI, attraverso l’obbligo del percettore di svolgere, almeno con cadenza mensile, attività e colloqui in presenza nei locali del Centro: un impegno, questo, sanzionato con la sospensione dell’assegno, nel caso di inadempienza. E qui casca l’asino, perché neppure il più diligente dei frequentatori del CPI potrà – fino a prova contraria – entrare in quegli uffici senza esibire il green pass di base, che – come è noto – si ottiene non solo con la vaccinazione, ma anche con un tampone negativo (rapido entro 48 ore, molecolare entro 72 ore) o con la guarigione accertata. Chi ne è sprovvisto non potrà entrare e di conseguenza, sottraendosi al colloquio, gli verrà sospeso il reddito di cittadinanza. È un po’ come la storia del Catch 22, una fortunata serie televisiva antimilitarista degli anni ’70 (ai tempi della guerra del Vietnam) rilanciata recentemente da George Clooney: “Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo”.
Poi, è necessario ricordare che questa regola vale solo per coloro che hanno sottoscritto il patto per il lavoro in quanto ritenuti idonei di svolgere una attività. Poi già sono previste delle eccezioni che riportiamo direttamente dalla documentazione fornita dal governo. Sono esclusi i beneficiari della pensione di cittadinanza, i beneficiari del Reddito di cittadinanza pensionati o comunque di età pari o superiore a 65 anni, nonché i componenti con disabilità (fatta salva la possibilità per i componenti del nucleo familiare disabili di richiedere la volontaria adesione a un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale). Possono essere esonerati in occasione della convocazione da parte dei CPI, anche i componenti con carichi di cura legati alla presenza di soggetti minori di tre anni di età o di componenti del nucleo familiare con disabilità grave o non autosufficienti ovvero i frequentanti corsi di formazione e gli occupati a basso reddito, considerati disoccupati.