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Temo la rielezione anche quando (com)porta un buon Presidente

Il professore emerito di Scienza Politica scrive al neo eletto Capo dello Stato: nella rielezione c’è una torsione non tanto personalistica, ma di deresponsabilizzazione dei dirigenti dei partiti e dei parlamentari, e la convinzione da parte dei cittadini che in effetti ci può essere, c’è, ci sarà un uomo solo (al massimo due) al comando

Caro Presidente Mattarella,

congratulazioni. La ri-elezione è un meritato premio al tuo settennato che, però, sarà opportuno rivisitare anche per imparare non tanto dagli errori, ma dalle soluzioni date, non solo da te, ai problemi. Il problema, non esclusivamente personale, che mi sono subito posto è: ti ho frainteso quando, sembra quattordici volte, hai dichiarato la tua indisponibilità ad accettare la rielezione per ragioni personali, ma anche per, forse più importanti, valutazioni istituzionali? Sette anni, e quali anni!, sono lunghi, faticosi, anche dolorosi, estenuanti. Quattordici anni non violano la lettera della Costituzione, ma lo spirito con tutta probabilità sì.

Quindi, apprezzo la tua assunzione di responsabilità/doveri in quella che i partiti in Parlamento hanno finalmente dimostrato essere in maniera lampante una crisi di sistema, ma una domanda mi preoccupa fortemente. La tua rielezione è una soluzione, o almeno un inizio, alla crisi di sistema oppure rischia di approfondirla, di farla esplodere con esiti imprevedibili e incontrollabili? Davvero il sistema politico italiano non ha alternative alla Presidenza Mattarella (e al capo del governo Draghi)? Siamo appesi a due sole personalità sia pure di grande prestigio di enorme autorevolezza, stimabilissimi e stimatissimi? In Italia non esistono altre personalità in grado di svolgere quei compiti istituzionali a cominciare dalla Presidenza della Repubblica? Fra i nomi che sono circolati almeno cinque, a mio parere, hanno diversamente qualità che li rendono presidenziabili.

Il futuro mi preoccupa, e sapendone molto meno di te, addirittura penso che tu sia ancora più preoccupato di me. La mal posta euforia dei dirigenti dei partiti, ad eccezione di Giorgia Meloni, giustamente critica, nasconde la loro provata e flagrante inadeguatezza. Hai risolto per loro un problema sistemico o la tua rielezione è soltanto un modo di posticipare, rimandare, prorogare? Quel problema, forse aggravato, non si ripresenterà fra sette anni – se non anche prima, ma tutto ti suggerirei meno considerare il tuo mandato rinnovato soltanto per il tempo che vorrai tu.

Per usare il politichese, non mi appassiono al semipresidenzialismo, meno che mai a quello de facto, né al presidenzialismo, meno che mai quando viene tirato fuori dal cappello da chi ha avuto la grande occasione delle riforme costituzionali e l’ha clamorosamente sprecata. Però, mi chiedo nelle ore convulse che hanno preceduto la tua rielezione hai potuto riflettere quale torsione personalistica ne derivi? Non tanto, ma anche in termini di aspettative, “tocca al Presidente affrontare le sfide”, ma in termini di deresponsabilizzazione dei dirigenti dei partiti e dei parlamentari, nonché soprattutto di crescita fra gli elettori dell’opinione, sbagliata e densa di pericolose implicazioni, che in effetti ci può essere, c’è, ci sarà un uomo solo (al massimo due) al comando.

So che dovrei concludere non soltanto formulando i migliori auguri per il settennato 2022-2029, che non sia seguito da un’altra rielezione, ma dicendo più o meno ipocritamente, “spero di sbagliarmi”. Tuttavia, la mia speranza è poca cosa, molto piccolina rispetto ai miei timori.

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