L’ultra ottuagenario Berlusconi appare ancora in grado di far valere le sue doti di Grande Comunicatore. Una malia che intanto avvinghia e condiziona Matteo Salvini e Giorgia Meloni: scusate se è poco. Il mosaico di Carlo Fusi
Anni fa, nel corso di una intervista televisiva, Paolo Bonaiuti, storico braccio destro di Silvio Berlusconi che gli aveva fatto anche dal testimone di nozze, di fronte ad una raffica di critiche verso le scelte dell’amico allora presidente del Consiglio, se ne uscì serafico: “Ma volete mettere come Silvio ha cambiato e semplificato la comunicazione politica, e la capacità che possiede di arrivare dritto al cuore e alla mente degli elettori come nessun altro prima di lui?”.
Aveva ragione. Tutto si può addebitare al Signore di Arcore, a quanto pare per i suoi avversari tornato Caimano, tranne di non saper maneggiare prima e meglio di qualunque “Bestia”, il messaggio da inviare per ammaliare e persuadere anche chi non lo sopporta.
Quel che sta accadendo riguardo la corsa al Colle da parte del fondatore del centrodestra, ripropone la questione. Che poi Berlusconi riesca con queste armi a centrare l’obiettivo più difficile e a tagliare il traguardo più prestigioso, è tutto da vedere. Però analizzare come si sta muovendo è illuminante.
Prendiamo la paginata che ha fatto pubblicare sul Giornale. Sotto il profilo del viso sono contenuti alcuni “bulletts” che rappresentano altrettanti titoli onorifici e medaglie da appuntarsi sul petto come testimonianza di un continuo impegno pubblico. Sono mischiate verità incontestabili (“Il più giovane imprenditore italiano nominato Cavaliere del Lavoro”, “Il presidente del Consiglio che ha governato più a lungo”); apparenti rodomontate (“Il presidente del Consiglio che mise fine alla guerra fredda”) e soprattutto valorizzazioni per così dire “private” ma di forte impatto emotivo: “Una persona buona e generosa”; “Il padre di 5 figli e nonno di 15 nipoti”; “Un amico di tutti, nemico di nessuno”.
La scelta cartacea è significativa. Un messaggio tv come quello che lo lanciò in politica (“L’Italia e il Paese che amo” ecc.) avrebbe inevitabilmente prodotto un raffronto tra l’uomo che era e quello che è. E neppure Berlusconi può fermare il tempo e l’invecchiamento: la carta stampata – la riprova sta nell’annessa foto – non ha questi problemi. In definitiva quella che allora fu l’arma vincente stavolta avrebbe potuto rivelarsi un boomerang.
Ma ciò che davvero colpisce della paginata è che nell’insieme il messaggio appare rivolto non tanto al ceto politico, ai Grandi Elettori che lunedì prossimo convergeranno a Montecitorio per il primo degli scrutini per l’elezione del capo dello Stato, quanto direttamente ai cittadini. Come se fossero loro a votare. Sembra cioè che Berlusconi più che presidenziale voglia proporsi come semi-presidenziale nel senso istituzionalmente francese del termine. Senza curarsi non solo dell’impossibilità procedurale vietata dalla Costituzione e neppure del meccanismo a uno o due turni. Ciò che importa è rivolgersi direttamente al corpo elettorale per ottenerne il via libera. Qualcuno potrebbe dire che così agendo Berlusconi mira ad anticipare riforme costituzionali per l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Non è così: per quel tipo di risultati servono anni. Più semplicemente l’ex premier rilancia il fluido che lo ha sempre accompagnato, quella capacità empatica che lo ha contraddistinto in tutte le sue imprese.
Il messaggio cartaceo appare ancora più significativo se raffrontato a come Berlusconi invece si muove – stando alle indiscrezioni dei giornali e facendone doverosa tara – nei riguardi di chi davvero può eleggerlo, cioè i parlamentari. Qui l’atteggiamento prescinde del tutto da possibili contenuti politici per indirizzarsi verso l’ironia (“Sono quello del bunga-bunga”) o semplici interessi comuni (“Ti piacciono le piante? Io ho un giardino…”). Anche la modalità usata, con Vittorio Sgarbi che fa da “telefonista” e apripista, rimanda a meccanismi ludici, scevri dalle gravosità dell’incarico da ricoprire.
Chissà se in questo modo Berlusconi riuscirà nel tentativo più difficile di tutti: raggranellare in questo modo i 60-70 o chissà quanti voti necessari ha i connotati della mission impossible. Però lo sforzo relazionale, con la “gente” e con i Grandi Elettori, resta. L’ultra ottuagenario Berlusconi appare ancora in grado di far valere le sue doti di Grande Comunicatore. Una malia che intanto avvinghia e condiziona Matteo Salvini e Giorgia Meloni: scusate se è poco.