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Sindrome dell’Avana. Cosa dice l’indagine Cia

L’intelligence americana ha concluso che il personale diplomatico statunitense non è stata vittima di un’operazione organizzata da agenti stranieri. Tutte le ipotesi

Mal di testa, nausea e altri sintomi. La Sindrome dell’Avana, quella strana sintomatologia che ha colpito personale diplomatico degli Stati Uniti e del Canada nel mondo, resta un mistero, ma per la Central Intelligence Agency (Cia) non è un’operazione di agenti stranieri nemici degli Usa.

Funzionari del governo americano hanno citato un report della Cia in cui si parla dei primi risultati delle indagini sulla misteriosa sindrome. NBC News, The New York Times, Politico e The Washington Post scrivono che l’intelligence degli Usa non esclude ancora l’implicazione di agenti stranieri in una ventina di casi. Tuttavia, per ora non è considerata un attacco dall’estero.

Dal 2016, circa 200 funzionari delle ambasciate americane in Austria, Australia, Cina, Colombia, Germania, Cuba e Russia hanno presentato strani sintomi, tra cui mal di testa, nausea e difficoltà di concentrazione. Come ricorda l’emittente NBC News, per un centinaio di casi, la Cia ha trovato una spiegazione plausibile: i sintomi potrebbero essere causati da micro-frequenze russe, ma la ricerca scientifica sul caso ha disistimato questa teoria.

Il report della Cia non suppone una conclusione finale sulla vicenda da parte del governo di Joe Biden o dall’agenzia di intelligenze. Le ricerche continuano, come si legge sul New York Times.

William J. Burns, direttore della Cia, ha spiegato in un comunicato che “nonostante siano stati raggiunti alcuni indizi interni significativi, non abbiamo finito. Continueremo con la missione di indagare su questi incidenti, offrendo accesso a cure di qualità a chi ne ha bisogno”.

Nel 2017, il presidente Donald Trump accusò il governo cubano di essere responsabile di questi “attacchi acustici”, giustificando così la fine del “disgelo” diplomatico con l’isola approvato da Barack Obama. Nel 2021, però, un’indagine interna negli Stati Uniti ha concluso che non ci sono indizi su questi attacchi.

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