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Cosa succede dopo il sì di Bruxelles a gas e nucleare

Tassonomia europea investimenti verdi

La Commissione ha ufficialmente abbracciato le due fonti energetiche controverse per la transizione energetica, previe condizioni. Ma Austria, Germania e altri sono già sul piede di guerra. Ecco cosa prevede l’iter della bozza e cosa può succedere nei prossimi mesi

In Unione europea il tema energetico è rovente, e non solo per via del caro-bollette. Nelle ultimissime ore del 2021 la Commissione europea ha inviato agli Stati membri la tanto attesa bozza della nuova tassonomia per gli investimenti verdi, che stabilisce quali fonti energetiche possono essere considerate sostenibili. Tra queste, gas naturale e nucleare hanno fatto la loro prima comparsa ufficiale.

La tassonomia è pensata per agevolare gli investimenti adatti a decarbonizzare il continente ed evitare il greenwashing. Il nucleare viene dunque considerato sostenibile se gli Stati che ospitano le centrali garantiscono “nessun danno significativo” all’ambiente (spicca la gestione sicura delle scorie). C’è un termine: la tassonomia vale per tutti i permessi di costruzione per le centrali nucleari emessi da qui al 2045.

Per quanto riguarda la produzione di gas, i limiti del “verde” sono fissati a un massimo di 270 grammi di CO2 per kilowatt generato. Una cifra severa, considerando che oggi la media occidentale si attesta attorno a 550 secondo GreenBiz. Anche per il metano è prevista una data di scadenza, in linea con la consapevolezza che queste due fonti (nello specifico, gas naturale e fissione nucleare odierna) debbano aiutare in fase di transizione e sopperire alla mancanza di rinnovabili.

Nel loro insieme le linee guida immaginate dalla Commissione coprono circa l’80% delle emissioni europee e sono la chiave di volta per raggiungere gli obiettivi Ue, cioè ridurre del 55% le emissioni entro il 2030 e raggiungere la neutralità carbonica nel 2050. Se approvata, la nuova tassonomia diventerà lo standard più importante a livello globale: il Financial Times l’ha definita “il primo tentativo di un regolatore leader di fornire chiarezza agli investitori che cercano di immettere capitale privato in attività economiche [realmente] sostenibili”.

Le reazioni europee

È proprio sulla definizione di sostenibilità che si è aperta una linea di faglia tra gli Stati membri. Spagna e Danimarca hanno espresso disapprovazione per la nuova tassonomia, e la ministra austriaca dell’ambiente Leonore Gewessler ha addirittura minacciato di fare causa alla Commissione se si procedesse con l’inclusione del nucleare, che il suo omologo lussemburghese Claude Turmes ha definito “una provocazione”.

Anche secondo il co-leader dei Verdi Robert Habeck, vicecancelliere tedesco nonché ministro dell’economia e del clima, la nuova tassonomia puzza di greenwashing e non se ne sentiva il bisogno. Si registra una certa discrepanza rispetto alle parole del partner di coalizione Christian Lindner, ministro delle finanze e leader dei liberaldemocratici, il quale domenica ha detto al Suddetusche Zeitung  che “la Germania ha realisticamente bisogno di centrali a gas moderne come tecnologia di transizione, perché stiamo rinunciando al carbone e al nucleare” e ha espresso gratitudine nei confronti della Commissione.

Dietro alle parole di Lindner si intuisce la portata della sfida di decarbonizzazione tedesca. Dopo la chiusura di tre reattori nucleari alla fine del 2021 ne rimangono solamente altri tre a fungere da ammortizzatore tra le velleità verdi di Berlino e la realtà dei fatti, ossia la mancanza di capacità di generazione rinnovabile, che ha ripetutamente costretto i tedeschi a fare affidamento sulle “sporchissime” centrali a carbone.

Un problema che la Francia – non a caso la maggior promotrice dell’inclusione del nucleare nella tassonomia – ha già aggirato con il 70% della propria elettricità prodotta tramite fissione. A Parigi hanno festeggiato la nuova tassonomia assieme al nuovo anno, e si può star certi che la presidenza francese dell’Ue nella prima metà del 2022 (con un Emmanuel Macron agguerrito in vista delle presidenziali) gioverà all’approvazione delle nuove linee guida.

I prossimi passi

Il testo proposto dalla Commissione è ancora una bozza, ma servirà come base per le consultazioni tra Stati membri ed équipe di esperti che si terranno fino al 21 gennaio; a seguire, spiega Politico, Bruxelles adotterà formalmente l’atto delegato entro fine mese. Dopodichè il Parlamento europeo a Strasburgo e il Consiglio europeo (formato dagli Stati membri) avranno quattro mesi, più altri due alla bisogna, per scrutinare la proposta.

Dalle parti di Bruxelles fanno sapere che la nuova tassonomia, con ogni probabilità, verrà passata. Per obiettare, i governi antinuclearisti dovrebbero arrivare a rappresentare il 65% della popolazione europea, cosa molto improbabile a detta degli osservatori. Perciò la discussione dei prossimi mesi verterà soprattutto sui dettagli più fini della proposta. Finalmente: dopo mesi di procrastinazione, litigi e critiche, il processo di ridefinizione della tassonomia verde si è finalmente avviato.

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