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Tunisia, Saied stringe la cinghia contro Ennahda

Il partito islamista, prima componente parlamentare, denuncia un arresto pretestuoso contro un suo alto esponente: attacco contro il rischio che l’azione del presidente Saied prenda una deriva eccessivamente autoritaria

Le forze di sicurezza tunisine hanno arrestato per la prima volta un alto funzionario di Ennahda, il più grande partito dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo, il parlamento sospeso da quando il presidente Kais Saied ha assunto i poteri di governo a luglio.

Islamista moderato, Ennahda, è stato per molto tempo il simbolo di come certe istanze politico-ideologiche-sociali si potessero integrare con un percorso democratico. Simbolo nel simbolo, quando la Tunisia era considerata paradigma positivo delle Primavere arabe. Ora il Partito, che accusa Saied di un colpo di Stato per aver congelato il parlamento e accumulato su di sé tutti i poteri dello Stato, denuncia che agenti in borghese hanno sequestrato Noureddine Bhairi la mattina di venerdì 31 dicembre, e lo hanno portato via dalla sua casa senza accuse formali e senza fornire informazioni.

Secondo dichiarazioni che Ennahda ha passato ai giornalisti, l’arresto è “un precedente pericoloso che potrebbe prefigurare una scivolata verso la tirannia”. Il ministero dell’Interno ha affermato, senza nominare Bhairi né fare riferimento a nessun evento individuale, di aver preso decisioni in merito agli arresti domiciliari consentiti dalle norme sullo stato di emergenza necessarie per preservare la sicurezza pubblica.

Norme indette dallo stesso Saied quando ha sospeso tutte le altre istituzioni in Tunisia – il presidente ha promesso di difendere i diritti e le libertà conquistati nella rivoluzione tunisina del 2011, momento che ha inaugurato la democrazia e ha innescato le rivolte della Primavera araba in tutta la regione. Tuttavia, Saied ha messo da parte la costituzione democratica del 2014 e si è dato il potere di governare per decreto durante un periodo di transizione in cui proporrà una nuova costituzione con un referendum pubblico.

La moglie di Bhairi, Saeda al-Akrimi, ha detto alla radio FM Shams di aver sporto denuncia dicendo che gli agenti di sicurezza lo avevano “rapito”. Ennahda, che ha il maggior numero di seggi nel parlamento sospeso, era stato bandito prima della rivoluzione, ma in seguito è diventato il partito più influente e membro dei successivi governi di coalizione. Bhairi è un parlamentare con molto seguito e il vicepresidente della forza politica degli islamisti.

Nel corso degli anni Ennahda ha visto erodersi parte del suo consenso poiché forza di governo mentre l’economia tunisina rimaneva bloccata anche a causa della paralisi del suo sistema politico, incapace di gestire gli interessi del Paese senza pensare a dinamiche di guadagno personali dei gruppi politici ed economici. Anche per questo una buona maggioranza della popolazione non ha recepito la mossa di Saied come un golpe (“golpe indiretto”, lo definiscono gli islamisti), ma come una soluzione estrema davanti a una condizione altrettanto estrema.

È però vero che, da quando a luglio il presidente si è intestato il potere, diversi alti politici e dirigenti d’azienda sono stati arrestati o sottoposti a procedimenti giudiziari, spesso con casi di corruzione o diffamazione anche in parte pretestuosi. I gruppi per i diritti umani hanno criticato alcuni di questi arresti e l’uso dei tribunali militari per esaminare tali casi. Tuttavia non c’è stata una campagna diffusa di incarcerazioni contro critici di Saied o di altri dissidenti, e l’agenzia di stampa statale ha in parte continuato a riportare notizie sfavorevoli a governo transitorio e presidente sebbene ci sia stata anche una stretta sulla libertà dei media.

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