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La flotta di Mosca cresce ancora. Un’altra nave entra nel Mediterraneo

Una nuova nave da guerra di Mosca attraversa lo stretto di Gibilterra, aggregandosi a quella che può essere ormai considerata una vera e propria flotta russa del Mediterraneo. Si tratta di un incrociatore missilistico che può cambiare gli equilibri dell’intero bacino

Un’altra nave della marina militare russa, la Voenno-morskoj flot, ha attraversato lo stretto di Gibilterra entrando nel Mar Mediterraneo. Si tratta dell’incrociatore missilistico della guardia Marshal Ustinov, una unità di classe Slava da 12mila tonnellate a pieno carico, proveniente dalla flotta del Nord. L’arrivo della nave nelle acque mediterranee è stato confermato dallo stesso ministero della Difesa di Mosca. L’incrociatore si aggiunge a quella che è ormai una vera e propria flotta russa del Mediterraneo, incentrata sul gruppo di sei navi anfibie entrate nello stesso bacino dall’inizio dell’anno.

La presenza di Mosca nel Mare nostrum

Mosca già ha dislocato diverse altre navi nel quadrante mediterraneo. Tre provenienti dalla flotta del Pacifico, l’incrociatore missilistico Varyag, il cacciatorpediniere antisommergibile Admiral Tributs e la nave-cisterna per il rifornimento Boris Butoma, si sono aggregate alle tre unità anfibie che hanno attraversato il canale di Sicilia a inizio mese, le due di classe Ropucha, (Olenegorskiy Gornyak e Georgiy Pobedonosets), e la più grande Pyotr Morgunov (classe Ivan Gren). Inoltre, sono attese anche le navi da sbarco di classe Ropucha, Korolev, Minsk e Kaliningrad. A queste si sommano le unità della flotta del Mar Nero stanziate in Siria grazie all’appoggio garantito dalle basi navali nel Paese mediorientale: la fregata Admiral Grigorovich, accompagnata dalle corvette Dmitriy Rogachev e Vyshniy Volochek e dai tre sottomarini diesel-elettrici Stary Oskol, Krasnodar e Novorossiysk.

Una forza anfibia pericolosa

Quello che preoccupa in particolare della formazione russa è la concentrazione insolitamente alta dei mezzi da sbarco, con ben sei unità progettate per la conduzione di operazioni anfibie. Se una simile concentrazione di forze dovesse superare i Dardanelli ed entrare nel Mar Nero, sarebbe capace di lanciare sulle coste meridionali dell’Ucraina circa duemila militari e una cinquantina di carri armati da battaglia. Una forza da sbarco impressionante per l’area in questione. E non sarebbe minacciata solo l’Ucraina. Una volta raggruppate le unità, il Cremlino otterrebbe una capacità anfibia in grado di minacciare tutti i Paesi affacciati sul Mar Nero, con una proiezione di potenza che arriverebbe con facilità anche al Medio Oriente e all’Asia centrale.

Le esercitazioni tra Minsk e Mosca

Nel frattempo, continuano le esercitazioni militari terrestri congiunte di Mosca e Minsk in Bielorussia. Secondo i due Paesi, le manovre coinvolgerebbero le rispettive Forze armate in operazioni volte a coordinare le capacità di combattimento ed elaborare nuove tattiche per la lotta al terrorismo, anche interno. L’Ucraina, dal canto suo, non ha mai accettato le rassicurazioni del Cremlino, con la stessa Kiev che dista appena 150 chilometri dal confine bielorusso. Secondo le stime della Nato, sarebbero “migliaia” le truppe impiegate nelle operazioni.

La situazione dai satelliti

Stime che paiono confermate dalle immagini satellitari rilasciate dall’emittente statunitense Cnn, che documentano l’aumento di unità e mezzi militari russi lungo i confini dell’Ucraina. Le fotografie, sviluppate dalla società aerospaziale Maxar, mostrano le forze russe dispiegate in diverse località dalla Bielorussia, alla Crimea, alla Russia occidentale. Le immagini satellitari, inoltre, rivelano l’espansione negli ultimi mesi dei campi di addestramento e delle guarnigioni militari russe esistenti entro circa duecento chilometri dal confine ucraino.



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