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Se Berlusconi mette “a disposizione” di Draghi i suoi rapporti con Putin

Il leader di Forza Italia ha chiamato il presidente del Consiglio garantendo sostegno al governo ma anche una sponda con il Cremlino, dove l’ex governatore della Bce è atteso nei prossimi giorni. Lo spiegano fonti informate del colloquio a Formiche.net

Silvio Berlusconi si è messo “a disposizione” di Mario Draghi sul dossier Ucraina. È quanto spiegano a Formiche.net fonti informate del colloquio tra il leader di Forza Italia e il presidente del Consiglio avvenuto domenica. Il buon rapporto dell’ex presidente del Consiglio con Vladimir Putin è noto, come dimostra la telefonata di fine anno tra i due. Basti pensare che nel 2015 il Financial Times scriveva che il presidente russo considera Berlusconi “l’ultimo dei mohicani” in Europa, uno dei pochi politici con “una visione ampia e strategica”.

“Garantire continuità e impulso all’azione di governo” è la necessità indicata dal leader di Forza Italia ribadendo il sostegno del suo partito all’operato del presidente del Consiglio. “L’Italia ha fatto importanti passi avanti ma l’emergenza non è ancora risolta”, ha dichiarato in una nota.

C’è l’economia, con l’Italia chiamata a ratificare il Mes (Meccanismo europeo di stabilità), unico Paese a non averlo ancora fatto assieme alla Germania. Ma c’è anche la situazione internazionale, come recita la nota diffusa dall’ex presidente del Consiglio. “In un momento di grave tensione nel mondo, è in gioco anche la credibilità internazionale del nostro Paese”, si legge nel comunicato. Poi Berlusconi specifica: “Si tratta del capitale di fiducia che l’Europa ha investito su di noi, anche su mia personale sollecitazione ai principali leader europei, quando venne varato il Recovery Fund”.

Ma a quanto risulta a Formiche.net, il leader di Forza Italia ha voluto soffermarsi diversi minuti con l’ex governatore della Banca centrale europea sulla politica estera, in particolare sulla situazione in Ucraina.

Questa settimana, infatti, potrebbe tenersi l’annunciato incontro che Putin avrebbe chiesto a Draghi, come rivelato dal Corriere della Sera. Tuttavia, “l’ufficio diplomatico di Palazzo Chigi sta aspettando una risposta dal Cremlino”: dal Cremlino non è stato “ancora comunicato uno spazio utile nell’agenda del presidente russo”, ha spiegato il quotidiano.

Mosca sta cercando la sponda di Roma per evitare le sanzioni, come emerso chiaramente nel recente incontro tra Sergey Lavrov e Luigi Di Maio. “Le sanzioni non possono essere varate se almeno un Paese sarà contrario (…) Non credo che l’Italia sia interessata a fomentare le tensioni”, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo durante la conferenza conferenza stampa con l’omologo italiano.

Inoltre, il capo della diplomazia russa ha spiegato che Mosca vede “una continuità” nel lavoro svolto dall’Italia per la cooperazione multilaterale, a partire dal 2002, quando a Pratica di Mare venne instaurato il dialogo tra Mosca e la Nato grazie alla Dichiarazione di Roma. Allora Berlusconi, presidente del Consiglio, aveva fatto stringere le mani a Putin e al presidente statunitense George W. Bush.

Da quel momento lo “spirito di Pratica di Mare” è stato spesso evocato in vari momenti – Forza Italia è arrivata a definirlo un passaggio cruciale della “fine della Guerra fredda”. Nei giorni scorsi Gianfranco Rotondi, vicepresidente del gruppo di Forza Italia alla Camera, ha rilanciato il tweet di una certa Marzia che dice: “Mandate #Berlusconi a parlare con #Putin. Immediatamente”. In piena partita quirinalizia, Vittorio Sgarbi aveva suggerito, ospite di L’aria che tira su La7, che l’ex presidente del Consiglio andasse dal leader russo per dirgli di bloccare i carri armati come “colpo di scena” per spianarsi la strada per il Colle.

E anche a sinistra c’è chi non dimentica i rapporti tra i due leader: “Se Berlusconi trovasse due minuti per una telefonata a Putin, secondo me non sarebbe una idea sbagliata”, ha scritto nelle ultime ore, sempre su Twitter, Filippo Sensi, deputato del Partito democratico.

Inoltre, a diversi addetti ai lavori non era sfuggita l’intervista concessa nei giorni scorsi da Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, a Quarta Repubblica, il talk show condotto da Nicola Porro sulla “berlusconiana” Rete4.

D’altronde, la linea di Draghi è molto simile a quella di Berlusconi: europeista e atlantista, ma attenta anche al dialogo con la Russia per ragioni economiche improntate alla stabilità e alla prevedibilità. “Le sanzioni devono essere efficaci e sostenibili, devono essere concentrate in settori che non comprendano l’energia e che siano proporzionate rispetto all’attacco e non siano preventive”, ha dichiarato nei giorni scorsi il presidente del Consiglio ricordando che l’Italia è il Paese “più esposto” verso la Russia sul gas.

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