Le forze aeree di Russia e Bielorussia hanno condotto una serie di sorvoli in formazione da combattimento dei confini dell’Unione statale, la quasi-federazione che vede collaborare Mosca e Minsk. I voli sono stati giustificati come facenti parte delle esercitazioni militari congiunte che i due Paesi stanno conducendo in Bielorussia e che preoccupano tutto l’Occidente
I caccia di Mosca e Minsk hanno pattugliato, in formazione di combattimento, i confini esterni della Bielorussia. Le manovre si inseriscono nelle esercitazioni che i due Paesi membri dell’Unione statale (la quasi-federazione di Russia e Bielorussia) stanno svolgendo in questi giorni in territorio bielorusso. Alcuni caccia Su-30SM di entrambe le nazioni hanno sorvolato a un’altitudine di circa ottomila metri la frontiera che separa Minsk dallo spazio Nato e ucraino, a una velocità di circa 750 chilometri orari. I velivoli hanno mantenuto per tutta la durata del volo una formazione serrata, una dimostrazione di capacità di cooperazione tra le due forze aeree coinvolte. Il volo segue una analoga manovra condotta da due bombardieri a lungo raggio Tu-22M3 delle forze aeree russe.
L’esercitazione militare in Bielorussia
Secondo il Cremlino, queste operazioni aeree sono servite a valutare la capacità di reazione rapida e di collaborazione delle aeronautiche militari di Mosca e Minsk. Intanto, sul terreno è attiva “Risolutezza alleata 2022”, l’esercitazione terrestre congiunta che vede la partecipazione di migliaia di militari di Mosca, schierati a pochi chilometri dal confine con l’Ucraina. Fino al 10 febbraio, la Russia ha comunicato che continuerà a integrare il proprio contingente con nuovi trasferimenti di forze, con l’organizzazione di nuove infrastrutture militari e con il presidio dei confini aerei. Nella fase successiva, gli apparati militari di Russia e Bielorussia elaboreranno nuove tattiche per la repressione di aggressioni esterne, la lotta al terrorismo e la tutela degli interessi dell’Unione statale.
Una minaccia concreta
L’esercitazione resta la principale preoccupazione al fianco est dell’Alleanza, con l’Ucraina che non ha mai accettato le rassicurazioni del Cremlino sulla natura puramente addestrativa delle manovre militari. La stessa Kiev dista appena 150 chilometri dal confine Bielorusso. Secondo le stime della Nato, sarebbero “migliaia” le truppe impiegate nelle operazioni. Stime che sono state confermate anche da immagini satellitari, che hanno documentato l’aumento di unità e mezzi militari russi in Bielorussia, in Crimea, nella Russia occidentale. Le immagini satellitari, inoltre, rivelano l’espansione negli ultimi mesi dei campi di addestramento e delle guarnigioni militari russe esistenti entro circa duecento chilometri dal confine ucraino.
Gli F-35 alla Romania
Un simile schieramento preoccupa non solo l’Ucraina, ma tutti i Paesi del fianco orientale dell’Alleanza Atlantica. Non è un caso, del resto, che il presidente della Romania, Klaus Iohanni, abbia recentemente dichiarato di voler acquistare i caccia di quinta generazione della Lockheed Martin, F-35 Lightning II. Bucarest ha intrapreso un robusto progetto di modernizzazione delle proprie forze aeree, che ha visto l’immissione in servizio di alcuni caccia bombardieri F-16A/B MLU. Dal 2022 fino al 2032 è previsto, infatti, l’acquisto di una quarantina di F-16, 17 dal Portogallo e altri trenta dalla Norvegia, per un costo totale di 345 milioni di euro. Al termine di questo percorso, le forze aeree romene potrebbero passare agli F-35.
L’Air policing potenziato
Proprio in Romania, da dicembre scorso, è attiva la missione a guida italiana della Task force air Black storm. l’operazione della Nato di Air policing, la cui direzione è stata assunta dal 36° Stormo di Gioia del Colle. Il nostro Paese schiera quattro caccia Eurofighter sul sedime della base aerea romena di Mihail Kogalniceanu, provenienti dal 4°, 36°, 37° e 51° Stormo dell’Aeronautica militare. A questi si sono aggiunti anche tre Eurofighter Typhoon tedeschi. La missione è definita “enhanced”, potenziata, dal momento che il dispositivo italo-rumeno si occuperà della sorveglianza dello spazio aereo della Nata in uno dei punti più vicini al quadrante ucraino.