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Carlo D’Orta, il fotografo dei palazzi delle istituzioni e del potere

D’Orta, consigliere della Camera Deputati e grand commis dello Stato, usa la macchina fotografica come un pennello: non per documentare o fare cronaca, ma per estrarre dalla realtà immagini pittoriche che esistono davvero, ma quasi mai sappiamo vedere. I suoi soggetti principali sono le architetture e la danza

Carlo D’Orta – che nella prima vita è stato consigliere della Camera Deputati e grand commis dello Stato, con incarichi di vertice in diverse amministrazioni – ha costruito, in parallelo, una seconda vita da artista nel ramo fotografia ed oggi è ormai un artista riconosciuto a livello internazionale.

Carlo usa la macchina fotografica come un pennello: non per documentare o fare cronaca, ma per estrarre dalla realtà immagini pittoriche che esistono davvero, ma quasi mai sappiamo vedere. I suoi soggetti principali sono le architetture e la danza.

Vibrazioni Napoli

Quando fotografa le architetture, la sua arte è soprattutto una ricerca dell’astrazione e delle combinazioni geometriche prodotte dalle sovrapposizioni e intrecci di strutture architettoniche che popolano le nostre città. Non gli interessano gli edifici in sé, né la realtà percepibile a prima vista. Lui si concentra sui riflessi delle vetrate e su linee, intersezioni e combinazioni di forme. Per questo cerca prospettive particolari, punti di vista inconsueti, angoli e scorci visuali dai quali le architetture si mescolano in un dialogo di linee, forme, contrasti di luci e colori che assume un significato quasi biologico.

Le sue foto più suggestive sono quelle che recano la rielaborazione delle facciate dei palazzi del potere: super suggestive sono quella della facciata palazzo di Montecitorio, quella del Quirinale, di palazzo Chigi, in cui con una sorta di gioco di ondulazioni e di riflessi rende finalmente vive e avvolgenti le facciate dei palazzi delle più grandi istituzioni.

Le sue fotografie possono a volte sembrare dei collage, ma non lo sono. Gli incroci di forme e geometrie non sono realizzati in post-produzione o al computer, ma esistono davvero nella realtà: essi sono il frutto della prospettiva e della ricerca di punti di vista dai quali strutture e forme distinte, separate fisicamente fra loro, appaiono invece al nostro sguardo come fuse e unite.

Questo è il senso soprattutto della sua serie Biocities, che affonda le radici e l’ispirazione più profonda nell’arte astratta di Mondrian, Malevic, El Lissitzky, Rothko, Peter Halley, nella fotografia di Franco Fontana e Lucien Hervé e forse – proprio per lo sforzo di andare con i suoi scatti oltre il dato fisico, per approdare ad una nuova meta-realtà – anche nella visione delle città e piazze metafisiche di De Chirico. Ed è il senso anche della serie Geometrie Still Life, che si differenzia da Biocities perché si concentra sulle architetture classiche del Mediterraneo anziché su quelle contemporanee.

Il frutto sono immagini tra l’astratto e il surrealista, in cui le forme delle originarie strutture architettoniche si

Biocities Valencia

dissolvono in giochi di luci e colori assolutamente imprevedibili. Sono immagini che esistono nella realtà, ma cambiano immediatamente e persino scompaiono appena ci si muove di un passo.

Qui a volte Carlo D’Orta modifica in post-produzione i colori. E qui l’ispirazione profonda, ciò che lo conduce a cercare e trovare queste visioni, è probabilmente nel Futurismo, con la lezione di Balla, Boccioni, Carrà e Severini, e nel Surrealismo e Modernismo, soprattutto con la lezione architettonica di Gaudì.

Anche quando fotografa la danza Carlo D’Orta non cerca immagini ordinarie, ma si concentra sulle ombre dei danzatori proiettate dalle luci di scena su pavimenti e pareti e sulle scie prodotte dal movimento. Anche qui, l’ispirazione viene dai movimenti artistici del Futurismo e del Surrealismo.

Per spiegare il suo modo di guardare e fotografare, Carlo D’Orta ama citare le frasi di tre grandi uomini di cultura:

CARLO D’ORTA

“Se si desidera insegnare all’occhio umano a vedere in una nuova maniera, è necessario mostrargli oggetti quotidiani e familiari da prospettive, situazioni e angolazioni totalmente diverse” (Aleksnadr M. Rodchenko).

“Il viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” (Marcel Proust).

“La fotografia creativa non deve riprodurre, ma interpretare rendendo visibile l’invisibile” (Franco Fontana).

Dal 2009 Carlo D’Orta ha esposto le sue opere in mostre personali presso musei, istituzioni pubbliche, gallerie private e fiere d’arte in Italia, Belgio, Francia, Germania, Inghilterra, Singapore e altri Paesi.

Ha vinto o è stato finalista/selezionato in numerosi premi nazionali e internazionali, tra cui il PX3 Paris.

Opere di grande formato di Carlo D’Orta sono in prestigiose collezioni pubbliche – Centro Congressi Banca d’Italia a Roma, Ordine Avvocati nel Palazzo Giustizia di Milano, Camera Deputati, Autorità Garante Comunicazioni, Museo Archivio Centrale Stato, EUR spa, Confindustria sede centrale, LUISS sede centrale, Consolato Generale d’Italia a NYC, Istituti Italiani di Cultura a NYC e Monaco di Baviera, Ordine degli Architetti a Stoccarda, Fondazione Dario Mellone, Consiglio Regionale Campania – e in molte collezioni private in Italia e all’estero.

Carlo D’Orta ha il suo ArtStudio/Gallery a Roma, in piazza Crati 14 (quartiere Trieste), e naturalmente anche un sito web e pagine FB e Instagram. Un fotografo delle istituzioni del potere non potevano le sue opere e poi si collega con in prestigiose collezioni pubbliche.

Carlo D’Orta Liquidance
Carlo D’Orta Paesaggi surreali Montecitorio
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