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L’unico centro che può funzionare in Italia

Un’operazione che riguardi solo il livello alto della politica o rischia di fallire o di comportare piccole percentuali. Occorre invece che si dissemini nella società italiana, fatta di tanti cittadini e di cultura e mentalità insieme moderata e riformatrice, l’apertura di tanti cantieri. L’idea di Luigi Tivelli

I quotidiani stanno giustamente dedicando grande attenzione al cantiere aperto per la costruzione in qualche modo, di un centro del sistema politico. I cantieri sono fatti di muratori, di pietre, di cemento e vari altri fattori. Per quanto risulta, i muratori non mancano certo sparsi in varie, per ora abbastanza piccole, forze politiche fra la Camera e il Senato.

Non si capisce che farà Forza Italia, visto quello che sembra il vincolo di base dell’adesione al centro destra. Sicuramente, tra le forze molto operose e ricche di muratori c’è Italia Viva di Renzi oltre che Coraggio Italia. Ma non è questo l’aspetto, cui già si dedicano vari giornalisti politici in vari giornali, cui intendo dedicare la mia attenzione, ma a quello delle caratteristiche e dei contenuti e del modo di costruzione di un centro, che secondo me non può che essere un centro riformatore aggregato sulla base di una cultura liberal democratica.

Una forza politica che faccia però propria l’agenda dei due presidenti, sia alcuni aspetti dell’agenda del presidente Mattarella che quella Draghi, aggiungendo però ulteriori precisi contenuti riformatori. E soprattutto non credo possa avere vero successo fra gli italiani, per un verso colpiti da due anni di pandemia, grazie agli impulsi del Presidente Mattarella e grazie allo stile e ai contenuti di governo di Mario Draghi, oggi molto più aperti di ieri ai veri contenuti concreti dell’azione politica. Pena il rischio che la larga parte dei cittadini continui a pensare che, come diceva Paul Valéry, “la politica è l’arte di impedire alla gente di impicciarsi di ciò che la riguarda”.

E quindi un vero centro riformatore deve fare propri e in modo documentato e reale i veri fondamentali problemi del paese. Ad esempio cogliere finalmente che occorre un’attenzione più forte ai veri problemi del Mezzogiorno, impegnarsi una volta per tutte, come governi e forze politiche da anni sostanzialmente non fanno, per un’azione di contrasto concreto all’evasione fiscale, fondamentale per un paese che ha un debito pubblico sopra il 150% e per diffondere una diversa etica pubblica e una parte significativa della cittadinanza.

Ma ciò che i cittadini richiedono ad una forza politica nascente credo sia soprattutto il fatto che non si deve trattare di un’operazione di Palazzo. Certo, sono necessarie anche le nuove aggregazioni in fieri per creare nuovi gruppi parlamentari, ma i veri partiti, se deve trattarsi di un vero partito, non si costruiscono in parlamento ma nel paese. Al cantiere centrale aperto devono essere collegati centinaia e centinaia di cantieri diffusi nella società italiana.

Nei nostri comuni, nelle nostre città e cittadine ci sono tanti “muratori ” in grado di portare le loro pietre e favorire la giusta mescola del cemento. Un’operazione che riguardi solo il livello alto della politica o rischia di fallire o di comportare piccole percentuali. Occorre invece che si dissemini nella società italiana, fatta di tanti cittadini e di cultura e mentalità insieme moderata e riformatrice, l’apertura di tanti cantieri.

Una delle funzioni di questi cantieri, ad esempio, visto che la politica fondamentale del Governo, a parte il contrasto alla pandemia si concentra nell’attuazione del Pnrr, è che siano capaci di controllare se davvero i comuni e le regioni sono in grado di promuovere e seguire appalti coerenti con le linee del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La nuova politica, soprattutto se di buona politica si tratterà, deve nascere dal territorio perché senza l’impegno reale dei cittadini nel territorio, senza il loro contributo ideale, senza che centinaia di migliaia di persone portino la loro pietra, il cantiere del centro rischia di essere un’operazione di Palazzo.

Così come senza un’impronta veramente riformatrice, che punti su nuove e concrete idee per la salute, per l’ambiente, per l’efficienza della burocrazia, per il buon funzionamento delle istituzioni, condivise e fatte proprie in prima persona dai cittadini non c’è centro che tenga. Meglio aggiungere ad una operazione top down, che per ora è solo top, anche una bottom up per procedere alla fondazione di un partito.

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