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Il secondo atto di Draghi parta da inflazione e fisco. Il taccuino di Cipolletta

L’Europa viene da vent’anni di deflazione, se salgono un pochino i prezzi non è un dramma, anzi. In Italia serve una vera riforma fiscale, che parta da evasione e tassazione della casa. Il caro-energia? Nessuno ha la bacchetta magica, pensiamo a sfruttare le risorse che abbiamo

Sembrano lontani i giorni caldi del Quirinale, con i partiti impantanati e con essi il parlamento. Ora però che Sergio Mattarella è tornato sul colle più alto di Roma è tempo di riaccendere il motore e rimettersi in marcia. La fase 2 del governo Draghi può finalmente partire e c’è da scommetterci che non sarà una scampagnata.

Il punto di partenza, spiega a Formiche.net Innocenzo Cipolletta, economista con un passato ai vertici di Confindustria e già presidente di Assonime, è che l’inflazione fa sì paura ma se presa a piccole dosi non è poi così dannosa. Anzi.

La partita per il Quirinale è chiusa, si è tornati al punto di partenza, con Draghi premier. Da dove ripartiamo?

Il governo dovrà affrontare una situazione congiunturale complessa. Abbiamo un problema di energia da una parte, di inflazione dall’altra e in mezzo tensioni geopolitiche non di poco conto. Io credo sia sbagliato focalizzarci solo ed esclusivamente sul Pnrr, qui c’è da capire bene come riusciremo a gestire e ridurre il debito pandemico accumulato in questi anni. I mercati ci guardano, non lo dimentichiamo.

Ci guardano e ci prestano denaro, soprattutto. Il tema del debito è ricorrente, idee?

Guardi, le strade sono essenzialmente due. C’è la via italiana, ovvero quella che passa per il recupero dell’evasione e per la tassazione della casa, l’unico cespite che non si può evadere. Qualcuno deve ancora spiegarmi perché non riusciamo a tassare la casa in questo Paese. Insomma, la via italiana è una riforma fiscale intelligente, recupero delle tasse e interventi su casa e pensioni. Poi c’è l’altra via, quella europea.

Sarebbe?

Una serie di ipotesi per segregare il debito pandemico e gestirlo diversamente. Sabbiamo che Italia e Francia sono allineate, Draghi mi pare dotato delle giuste capacità per gestire, a livello europeo questa operazione. Peccato che molti Paesi non ne vogliono sentire parlare, il debito c’è e si paga.

Cipolletta, parliamo dell’inflazione, il grande spauracchio di questi tempi. Non mi dica che non è un problema con la P maiuscola…

Lo è eccome. Un’inflazione al 6-7%, come negli Stati Uniti, non è certo un fenomeno passeggero, anzi. Se invece ci aggiriamo su valori intorno al 3% possiamo stare un po’ più tranquilli. Però scusi, mi faccia dire una cosa, dal profondo del cuore.

Siamo qui per questo…

Io credo che un continente con 20 anni di deflazione alle spalle, se avesse per i prossimi anni un’inflazione intorno al 2-3% non sarebbe proprio una cattiva notizia. Un po’ di inflazione serve e servono anche tassi di interesse positivi, non possiamo andare sempre avanti con valori negativi.

Le imprese però potrebbero avere qualcosa da ridire sull’inflazione, stanno pagando le materie prime il triplo rispetto a prima della pandemia…

Questa sì che è una fiammata, stiamo tranquilli, abbiamo già visto in passato rialzi di prezzi importanti. Siamo dinnanzi a un problema, ma un problema temporaneo.

Temporaneo o meno, l’Italia dovrebbe rendersi un poco più indipendente dal punto di vista energetico?

Certamente ma le faccio notare che nessuno ha la bacchetta magica. Nel mentre sarebbe opportuno cercare di sfruttare al massimo le risorse che abbiamo sul nostro territorio e mantenere ottimi rapporti con i nostri Paesi partner, dai quali compriamo energia. Sempre che non scoppi una guerra tra Russia e Ucraina.

Chiudiamo sulla riforma del Patto di Stabilità. Anche qui c’è un asse Roma-Parigi, ma è lecito credere a una rivisitazione delle regole che hanno governato l’Europa fino a poco tempo fa?

Le rispondo così, c’è una riforma pesante che è quella caldeggiata da Macron e Draghi, che prevede la riallocazione del debito pandemico presso un’agenzia europea. Poi c’è una riforma diciamo più leggera che è quella che va verso regole più soft, ma molto lentamente. Se proprio vuole saperla tutta l’Europa spesso è ipocrita, potrebbe anche vincere la seconda.

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