Julia Friedlander (Atlantic Council) ha lavorato per anni alla policy delle sanzioni del Dipartimento del Tesoro Usa. A Formiche.net spiega di cosa hanno paura Putin e i suoi fedelissimi. Dal sistema Swift agli oligarchi fino alle (scarse) rassicurazioni cinesi, guida alla controffensiva economica
Alla fine le sanzioni sono arrivate. Stati Uniti ed Europa mostrano gli artigli contro la Russia e l’invasione in corso in Ucraina. Due pacchetti, il primo approvato a Washington lunedì sera, il secondo martedì pomeriggio all’unanimità dai Paesi Ue, si abbattono contro l’economia russa e provano a frenare un conflitto su larga scala.
Dopo lo stop del gasdotto di Gazprom Nord Stream 2, intimato dal cancelliere tedesco Olaf Scholz all’indomani dello sconfinamento russo a Donetsk e Lugansk, un altro colpo contro le casse del Cremlino. Basterà? Non è detto, spiega Julia Friedlander, esperta di intelligence economica dell’Atlantic Council che negli ultimi anni al Dipartimento del Tesoro ha collaborato alla politica delle sanzioni, fianco a fianco con i partner Ue.
Ue e Usa battono un colpo. Cosa serve per frenare il Cremlino?
Nel 2013 la strategia consisteva nel colpire l’inner circle di Putin. L’obiettivo era separarlo dal suo leader, far venir meno un supporto politico ed economico al Cremlino sulla crisi del Donbas. Se ci sono 190mila soldati russi schierati al confine qualcosa non ha funzionato.
Adesso invece come si procede?
Oggi il modus operandi è cambiato. Le sanzioni non sono più solo punitive ma servono per la deterrenza. La Casa Bianca lo ha dimostrato presentando nuove misure restrittive contro Mosca.
Quanto fanno male all’economia russa?
Molto, nel breve periodo: i russi perderanno accesso al credito occidentale. Molto meno nel lungo termine: la Russia ha immense riserve di oro e di euro, può trovare le risorse per attutire il colpo. Più efficace il controllo dell’export: ci sono beni primari o nel settore militare che la Russia può acquistare solo dagli Stati Uniti e dall’Europa. Se studiato a dovere, un colpo alle esportazioni può essere molto efficace.
Mosca reggerà?
La verità? L’economia russa non è debole. Certo, non parliamo di un Paese che vanta un grande welfare, ma ha una bilancia dei pagamenti in equilibrio. A ben vedere una debolezza c’è: l’economia dipende troppo dal petrolio, dal gas e dai minerali. È anche vero che qualsiasi sanzione in questo settore fa schizzare in alto i prezzi.
Quindi?
Quindi l’effetto boomerang sulle economie occidentali non si può evitare: abituiamoci a vedere le fila ai benzinai. A lungo andare il colpo sull’economia russa si farà sentire, sarà un processo graduale. Nel frattempo agli istituti di credito europei ed americani deve essere data la possibilità di trovare alternative e non incappare nelle sanzioni.
Da mesi si parla di colpire il sistema di pagamenti Swift. Può funzionare?
Swift non è mai stato davvero sul tavolo. Di fatto un sistema di comunicazione interna delle istituzioni finanziarie: facilita le operazioni, olia gli ingranaggi. Bloccarlo non significa bloccare le transazioni, semmai le rallenta. Le istituzioni bancarie russe sarebbero comunque tenute a trovare un sistema alternativo, nel lungo periodo riuscirebbero a organizzarsi.
Insomma, le banche occidentali hanno le armi spuntate?
Attenzione, è un rapporto non paritario: le banche europee hanno leve molto più importanti in Russia di quelle americane. Negli Stati Uniti a soffrirne sarebbero soprattutto i fondi di venture capital. Nel 2016, quando l’amministrazione Trump ha spostato l’attenzione su Cina e Iran, questi investitori sono tornati in Russia considerandolo un mercato più stabile.
Altro capitolo: le sanzioni personali. Gli oligarchi di Putin le temono?
C’è un problema: queste persone sono già sotto sanzioni. Dal 2014 buona parte dei più importanti oligarchi russi è ripetutamente colpita da misure restrittive. E dal 2014 sono sempre riusciti a raggirarle con un sofisticato sistema di riciclaggio di denaro. Un nuovo pacchetto può render loro la vita più difficile e più costoso spostare grandi quantità di fondi, ma non perderanno granché del loro status.
Eppure Ue e Usa si sono già mosse in questa direzione…
Scrolleranno le spalle. Poco importa che le mogli non possano più fare shopping nel corso centrale a Londra: per loro è un onore finire in quella lista. Io sono a favore delle sanzioni contro gli oligarchi, purché siano collegate alle loro attività sul campo, penso al Wagner Group, i mercenari di Evgenij Prigozin. Applicarle però è un processo lungo ed estenuante, fatto di battaglie legali e anni di consultazioni.
La Cina andrà in soccorso di Putin?
Pechino è in una relazione complicata con Mosca. A differenza dei creditori occidentali, che possono diffidare della Russia per ragioni attinenti alla politica estera, quelli cinesi ragionano diversamente. La Cina offre un importante canale di credito alla Russia, insieme ad accordi miliardari su gas e petrolio, ma lo fa alle sue condizioni e sempre a patto di non incidere gli interessi nazionali. Farà i suoi calcoli con estrema attenzione.