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Dalla Polaroid della storia Salvini esce sfocato

Ci sono foto della Storia con la s maiuscola che, una volta stampate, non si cambiano più. E ci sono leader che da quelle foto escono sfocati

Ci sono momenti della storia, con la S maiuscola, che ricordano una foto Polaroid. Di quelle che si scattano, si stampano subito e come vengono vengono. Niente ritocchi, niente filtri: solo la realtà, in quel preciso istante.

L’avanzata di un’armata di 200mila soldati russi in Ucraina su ordine di Vladimir Putin e i bombardamenti che hanno lasciato attonito il mondo questa notte sono uno di quei momenti della Storia. E la reazione dei leader politici occidentali di fronte all’invasione militare di uno Stato sovrano e libero somigliano molto a una di quelle foto Polaroid. L’Italia non fa eccezione.

Di Matteo Salvini ad esempio, leader della Lega, già vicepremier italiano e aspirante premier futuro, rimarranno queste parole: “La Lega condanna con fermezza ogni aggressione militare, l’auspicio è l’immediato stop alle violenze”. Ma anche: “Speriamo non ci sia nessuno che tifi per la guerra per interessi, speculazioni, finanza e rialzo dei prezzi”.

Di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e aspirante premier futura, rimarranno queste altre, di ben altro livello: “Inaccettabile attacco bellico su grande scala della Russia di Putin contro l’Ucraina. L’Europa ripiomba in un passato che speravamo di non rivivere più. È il tempo delle scelte di campo. L’Occidente e la comunità internazionale siano uniti nel mettere in campo ogni utile misura a sostegno di Kiev e del rispetto del diritto internazionale”.

Tatticismo, si dirà. Probabile. E tuttavia, in questi rari passaggi, di quelli che capitano due o tre volte in un secolo (per fortuna), anche il tempismo conta.

Fra cinque, dieci anni, qualcuno ricorderà che nella notte più buia d’Europa dalla fine della Guerra Fredda in Italia un leader politico a capo di un partito con una rispettata e consolidata storia istituzionale condannava “ogni aggressione”, non “l’aggressione di Vladimir Putin”. Qualcun altro allora ricorderà che da qualche parte, nella segreteria di partito, giaceva un accordo di gemellaggio politico con Russia Unita, il partito personale di Putin, ancora in funzione (per due settimane, poi chissà).

Sono tanti, troppi i volti sfocati in questa Polaroid che ritrae un Occidente incapace fino in fondo di strappare in tempo, vuoi per timore, vuoi per superbia o divisioni, una delle pagine più nere della sua storia. Ma ormai la foto è stata scattata, stampata. Per metterli a fuoco è troppo tardi.


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