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Drone turco per invadere l’Ucraina. Il pretesto di Putin

La Russia potrebbe costruire un video di un finto attacco ucraino sul Donbas: protagonista un drone turco che Erdogan ha venduto a Kiev. Ecco tutte le implicazioni

L’intelligence americana ha fatto sapere al New York Times che la Russia ha in programma di produrre un video falso in cui si mostra un drone TB-2 ucraino che bombarda le regioni separatiste per fabbricare ad arte un pretesto per un attacco. Un false flag con cui entrare nell’area del Donbas per fornire assistenza alle autoproclamate repubbliche di Dontesk e Lugansk – che dal 2014 combattono l’autorità centrale di Kiev assistite proprio dalla Russia. Sarebbe il modo con cui l’invasione, di cui si parla da settimane dopo l’ammassamento di forze del Cremlino al confine ucraino sia russo che bielorusso, sarebbe compiuta — in una forma minore, solo nella porzione orientale. Un’azione ibrida, che Mosca potrebbe giustificare – qualcosa di simile a quanto accaduto in Crimea. Il pretesto da rivendere anche in patria sarebbe la difesa dei russofili e russofoni dall’attacco, fasullo, dell’Ucraina. Qualcosa che Vladimir Putin potrebbe condire con chili di propaganda etnonazionalista al punto di rendere quasi accettabile l’azione ai suoi cittadini (che non sono proprio pronti alla guerra, sebbene da tempo preparati in modo costante).

Al di là di tutto questo, un aspetto interessante riguarda la tipologia del drone indicato dagli americani: un TB-2 della turca Baykar. La key person della società, il responsabile dello sviluppo tecnologico, è il genero di Recep Tayyp Erdogan. Il presidente turco ha parlato di altre forniture (tra cui altri droni Akinci prodotti dalla stessa società) durante il suo viaggio a Kiev di questi giorni. I droni turchi sono efficaci e poco costosi, hanno dimostrato funzionalità operativa in Libia e nel Nagorno Karabakh, e sono forniti da Ankara anche in forma armata senza troppe remore di carattere politico-ideologico-culturale. Sono un vettore di politica internazionale per la Turchia, come dimostrano le vendite in Marocco, le missioni per proteggere il precedente governo onusiano in Libia, la determinante assistenza agli azeri contro gli armeni nel Karabakh, l’invio in Ucraina anche in ottica forniture Nato.

Tutti ambiti in cui si trovano contro i russi o forze allineate con la Russia. Erdogan usa i droni per portare il messaggio politico, cerca per esempio di entrare nella crisi ucraina per avere una leva con Putin, mentre spinge i propri interessi. Tra questi, vuole avvicinare il mercato tech ucraino, fattore di competitività con Mosca, anche creando strutture per la co-produzione di armamenti (pure i droni). Il network produttivo potrebbe attirare la giovane classe ingegneristica di Kiev. Quella che per esempio spinge la produzione di motori per velivoli ed elicotteri della Motor Sich Jsc di Zaporizhzhia.

Come ricorda l’analista Maxim Suchkov gli Stati Uniti si sono messi di traverso pressando l’Ucraina per non accettare una vendita dell’azienda alla Cina, ma la cessione alla Turchia avrebbe senso dal punto di vista degli Stati Uniti e avrebbe soddisfatto tutte le parti escluso la Russia. Che sente il peso dell’allargamento di influenza turca in Ucraina: è forse anche per questo che (stando a quanto dicono gli Stati Uniti per anticipare Putin) è stato scelto quello specifico modello per costruire il false flag. Putin anche in questo modo cerca di contenere Erdogan, dal quale andrà in visita poco dopo le Olimpiadi cinesi. Il turco poteva essere messo in imbarazzo — internazionale — se a scatenare un conflitto fosse stato uno dei velivoli da lui venduto a Kiev.


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