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Se salta Eastmed, Grecia e Egitto si fanno un altro gasdotto

È ancora derby Turchia-Grecia sul gas: Ankara perfora nel Mar Nero, mentre Atene incassa il sì alla nuova pipeline dal Cairo. La partita energetica è a un nuovo inizio, mentre accelerano i lavori delle interconnessioni elettriche

Un ping pong che riflette la proiezione tattica di scelte geopolitiche da fare nel brevissimo termine quello che continua tra Grecia e Turchia sul gas. Da un lato Ankara perfora nel Mar Nero a caccia di gas a Sakarya, dove si presume ci siano 540 miliardi di metri cubi di gas, dati considerati forse troppo ottimistici. Dall’altro, dopo aver ottenuto dagli Usa l’investitura ufficiale di gas-hub del Mediterraneo, Atene incassa una promessa dal Cairo: sì a un gasdotto sottomarino tra Grecia e Egitto.

Qui Mar Nero

Altro che Ucraina. Mentre i big players sono impegnati nelle trattative per la presunta de-escalation, Erdogan zitto zitto perfora nel Mar Nero a caccia di gas. La nave di perforazione turca Fatih ha iniziato a perforare il suo terzo pozzo a Sakarya dove si presume ci siano 540 miliardi di metri cubi di gas, dati considerati forse troppo ottimistici. Il giacimento dista 93 miglia dalla costa turca e il governo punta a pompare il gas già dal prossimo anno, quando cadrà il centenario della fondazione della Turchia. Per i tempi di produzione vera e propria, si fa ventilare la data del 2028.

Grecia & Egitto

Se la Turchia perfora, Il Cairo lancia un ponte ad Atene per costruire un gasdotto sottomarino tra Grecia ed Egitto, vista la marcia indietro euroamericana sull’Eastmed. Il ministro egiziano dell’energia Tarek El Molla nel suo discorso di inaugurazione dell’Egypt Petroleum Show – EGYPS 2022, davanti ai Ceo dei maggiori colossi energetici internazionali, ha detto che presto si potrà costruire un gasdotto offshore tra i due Paesi.

Passaggio propedeutico è il MoU firmato da Egitto e Grecia per lo sviluppo di infrastrutture energetiche congiunte. Il nuovo progetto sarà sia un corridoio per l’esportazione di gas naturale verso l’Europa e sia una straordinaria occasione per l’UE di diversificare ulteriormente le proprie fonti di approvvigionamento energetico. Il tutto si inserisce all’interno di un già florido quadro dove i lavori per l’interconnessione elettrica sottomarina tra i due Paesi stanno subendo un’accelerazione. Poco prima il presidente Abdel Fattah El-Sisi ha incontrato l’amministratore delegato di British Petroleum, BP, Bernard Looney.

Interconnessione

Due giorni fa è stato firmato al Cairo da Telecom Egypt e GRID Telecom un Memorandum of Understanding per la connessione fra i due Paesi. L’accordo strategico pone le basi per l’esplorazione di diverse opzioni di connettività tra Grecia ed Egitto, nonché per l’utilizzo ottimale delle reti all’avanguardia e della relativa portata internazionale. Il passo è altamente strategico, in quanto la peculiare posizione geografica dell’Egitto lo rende di fatto un hub di dati macroegionale, poiché trasferisce il traffico in Asia, Africa ed Europa attraverso più di 13 cavi sottomarini, che dovrebbero diventare 18 entro tre anni. In parallelo verrà anche completato l’HARP, il sistema sottomarino che si snoderà attorno al continente africano entro il 2023.

Senza più Eastmed?

La notizia di un nuovo gasdotto tra Egitto e Grecia acquista ancora più rilevanza perché giunge dopo il sostanziale disimpegno Usa dal gasdotto Eastmed, che avrebbe nelle intenzioni dovuto collegare Israele all’Italia, tramite Cipro e Grecia, in grado di trasportare fino a 20 miliardi di metri cubi di gas all’anno anche per via del fabbisogno europeo in continua crescita.

Il progetto iniziale prevedeva una pipeline onshore da 600 km da Israele a Cipro, poi un’altra per 700 km fino a Creta (dove potrebbero esserci nuove scoperte da parte di Exxon e Total già impegnate nelle indagini), prima di collegarsi alla Grecia continentale nel Peloponneso e quindi in Italia, in Salento.

Il progetto, di proprietà di IGI Poseidon, con la greca Depa ed Edison al 50%, sarebbe stato il più lungo di sempre (quasi 1300 km) ma anche molto esoso (circa 6 miliardi di dollari). In un paper inviato ad Atene nel gennaio scorso, gli Usa motivavano la marcia indietro sull’Eastmed con ragioni di carattere ambientali e con ragioni prettamente geopolitiche: il riferimento era alla creazione, tramite quell’opera, di ulteriori tensioni nella regione.

@FDepalo

(Foto: Egyptian government website)


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