Intervista al presidente di Nomisma Energia: la realizzazione di sei nuovi reattori annunciata dalla Francia è una grande notizia. Ma la salvezza dell’Europa dipende dal Nord Stream 2, perché il gas che arriva oggi è poco e costa molto. Draghi può solo tamponare, l’Italia doveva fare di meglio in passato, estraendo l’energia che abbiamo sotto i piedi
In un mondo ideale, Russia e Ucraina smetterebbero di minacciare guerra, tenendo sotto scacco l’Europa e soprattutto la sua economia. Il 2022 verrà ricordato sui libri di storia come l’anno della grande crisi energetica, del gas alle stelle, delle bollette impazzite e dei fatturati polverizzati dall’aumento dei costi delle materie prime. Sì, sul versante italiano il premier Mario Draghi ci ha messo una pezza, una decina di miliardi incluso l’ultimo intervento ancora in gestazione, ma non basta.
Perché il problema è che all’Europa e alle sue imprese, serve più gas, quello che arriva è poco e costa troppo. E allora si capisce meglio il presidente francese Emmanuel Macron che mette le mani avanti, annunciando la costruzione di sei nuovi reattori nucleari, mentre la vicina Germania il nucleare lo sta abbandonando, spiega a Formiche.net Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia.
Macron ha annunciato la costruzione di sei nuovi reattori nucleari. Mi dica subito se è una notizia bella o brutta…
Direi bella, positiva. L’Europa è già in emergenza energetica, ci stiamo avvicinando al collasso del sistema elettrico, molto simile a quello del gas. Dopo sei mesi, e parlo soprattutto dell’Italia, non abbiamo la capacità di avere un sistema energetico che si adegui alle tensioni internazionali. Questo vuol dire che parte del nostro meccanismo dell’energia è fallito.
Spesso si è parlato del nucleare verde. Ma lei ci crede davvero?
Il nucleare è verde di suo, non serve creare un falso mito come il carbone pulito. Esiste il nucleare e basta, come il carbone e basta.
Lei ha parlato di collasso del sistema del gas ed elettrico. Ma perché tutto questo?
Il gas impatta sull’elettricità, ma il punto è che per esempio la Francia ha problemi con le centrali elettriche in manutenzione e il sistema elettrico francese è lo zoccolo duro d’Europa. Per questo dico che il nucleare è la giusta risposta, se Macron dice che sostituisce i reattori o ne realizza di nuovi, io dico che è bene. Voglio dire, diciamo no al carbone, non abbiamo gas o se ce l’abbiamo viene dalla Russia. Ma che vogliamo fare? Il nucleare è una delle soluzioni.
Tabarelli, restringiamo il campo. L’Italia da 30 anni sconta una politica energetica latitante. Colpa nostra, allora…
Alt! Non è latitante, semmai è obsoleta, perché si basta sul piano energetico del 1988, dopo l’addio al nucleare. E oggi abbiamo il piano nazionale. Tutti documenti fortemente sbilanciati sulle rinnovabili. Il piano ce l’ abbiamo, eccome, ma è troppo proteso verso le rinnovabili che per carità, sono una buona cosa, ma non bastano…
Tutto chiaro, ma guardiamo alle imprese, alle famiglie. C’è chi tra poco non riuscirà più a pagare la bolletta o, peggio, fermerà le linee di produzione perché produrre costa troppo. E allora?
E allora bisogna aprire il Nord Stream 2, che ci porterebbe nuovo gas dalla Russia, via Germania. Per fortuna il rischio geopolitico, ovvero la guerra in Ucraina, pare scongiurato. E i primi segnali non mancano: in questi giorni il prezzo del gas oscilla sotto gli 80 euro per MWh, ben 30 in meno rispetto alla media di dicembre. E di conseguenza anche il costo dell’elettricità è calato. Ci serve il Nord Stream 2, punto.
Gli interventi di Draghi sono solo tamponi?
Sì, non sono certo strutturali. Sa quale è la verità? In questi anni in Italia abbiamo sprecato tanto, potevamo estrarre gas, quello che abbiamo sotto i nostri piedi, e invece l’abbiamo data vinta agli ambientalisti. Questi sono veri delitti economici, non mi viene in mente un’altra espressione.
Domanda da un milione. Ma l’Italia sarà mai indipendente da un punto di vista energetico?
No mai, anche se qualche cosa di buono l’abbiamo fatta. Penso alle rinnovabili, che però non bastano. Il problema è che facciamo fare politica energetica ai sindaci, agli enti locali. E poi facciamo poco stoccaggio. Torniamo sempre a Macron, e al nucleare.