Intervista a Roderich Kiesewetter, parlamentare della Cdu e presidente del Comitato di intelligence del Bundestag. Dopo il Nord Stream 2, sul tavolo il blocco del gasdotto gemello, inaugurato nel 2011 da Angela Merkel. Scholz ha cambiato paradigma a Berlino, sul 2% alla Nato l’Italia ci segua. E avanti con l’adesione dell’Ucraina all’Unione europea
“Dopo il Nord Stream 2, è sul tavolo anche il blocco del Nord Stream”, il primo e parallelo gasdotto che collega direttamente Russia e Germania. Roderich Kiesewetter è un parlamentare di lungo corso della Cdu e presiede il comitato del Bundestag che vigila sui Servizi segreti di Berlino, il Parlamentarischen Kontrollgremium (il corrispettivo del Copasir italiano).
A Formiche.net spiega come il governo Olaf Scholz stia scrivendo in queste ore una pagina inedita della politica estera tedesca. Chiamato al Bundestag per riferire dell’invasione russa in Ucraina, domenica il cancelliere ha abbattuto con un solo discorso buona parte dei tabù della diplomazia a Berlino. Dall’impegno solenne a investire più del 2% del Pil nella Difesa per rafforzare la Nato al via libera per l’invio di armi e munizioni a Kiev, anche tramite Paesi terzi.
“Siamo di fronte a un cambio di paradigma che la Cdu aspettava da tempo e purtroppo la Spd ha ostacolato a lungo – commenta Kiesewetter, ufficiale in congedo che ha servito nel Bundeswehr e nello Stato maggiore tedesco – ora devono governare, si sono resi conto dell’urgenza della crisi e di dover migliorare la nostra efficienza nell’export”.
La svolta di Scholz è la svolta di un intero Paese, nota il parlamentare. “La Germania si stava isolando sempre di più nel dibattito all’interno dell’Unione europea. Non poteva tirarsi indietro di fronte a un più deciso impegno per salvare l’Ucraina. Perfino il ministro delle Finanze e leader dei Liberali Christian Lindner ha ammesso che serve un sostegno “più efficace” alle spese nella Difesa. Parole strane e forti al tempo stesso”.
Lindner, che guida anche il dicastero dell’energia, ha definito le energie rinnovabili “l’energia della libertà” discutendo di come diversificare gli approvvigionamenti e rendere il Paese meno dipendente da Mosca. Ad oggi infatti quasi il 55% dei rifornimenti tedeschi del gas dipende dai rubinetti russi. Virare è ormai un obbligo, dopo che il maxi-gasdotto russo di Gazprom Nord Stream 2, costruito per trasportare 55 miliardi di metri cubi di gas dal Mar Baltico alla Germania, ha ormai il destino segnato dopo l’invasione delle truppe russe in Ucraina.
Ma la Germania, avvisa Kiesewetter, potrebbe andare oltre. L’opzione di fermare anche il Nord Stream, inaugurato nel 2011 alla presenza di Angela Merkel, “è sul tavolo”. “Il Nord Stream 2 è stato fermato, ma la discussione per fermare il Nord Stream è altrettanto aperta”. Il parlamentare alla guida del comitato di controllo degli 007 tedeschi rivolge dunque un invito all’Italia. “Sappiamo che il vostro Paese deve fare i conti con sfide diverse, dalle migrazioni a Sud alle minacce nel Mediterraneo, è sulla giusta strada. Ma ci auguriamo che la decisione della Germania di andare oltre il 2% del Pil possa essere seguita, anche da altri Stati Ue”.
Quanto all’Ucraina, Kiesewetter non ha dubbi: “Bruxelles dovrebbe adottare misure speciali per includere al più presto l’Ucraina nell’Ue”. “Abbiamo le nostre responsabilità storiche. Francia e Germania si sono opposte più volte alla candidatura dell’Ucraina nella Nato e ad un suo avvicinamento all’Ue fin dal 2008 – riprende – C’è solo una via d’uscita per rimediare all’errore ed è quella di aprire le porte dell’Unione a Kiev”.