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Sul filo spinato. Asse Ue-Nato per frenare Putin

Dalla Conferenza di Monaco la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ammettono: il rischio di un conflitto in Ucraina è reale. C’è un vicolo per negoziare con Mosca, ma la porta dell’Alleanza rimane aperta a Kiev

“Il rischio di un conflitto ora è reale”. Jens Stoltenberg si fa scuro in volto dal palco della conferenza di Monaco, la kermesse che ogni anno riunisce nella città bavarese capi di Stato e di governo da tutto il mondo per parlare di sicurezza europea. Il segretario della Nato è seduto a fianco di Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione europea. Officia il padrone di casa, l’ambasciatore Wolfgang Ischinger.

Nato e Ue: è la dimostrazione plastica dell’asse su cui si muovono Europa e Stati Uniti di fronte alla crisi in Ucraina e l’invasione russa che incombe. “Sono giorni pericolosi per l’Europa, quello russo è il più grande ammassamento di truppe militari dalla Guerra Fredda”, esordisce il norvegese. “La Nato continua a cercare una soluzione politica, ma a dispetto delle rivendicazioni russe non c’è nessun segno di de-escalation”. Le truppe – tra cento e centocinquanta mila secondo i report dell’intelligence occidentale e le immagini satellitari – sono ancora lì. Stanziate ora a pochi chilometri dal confine ucraino, circondano quasi per intero il Paese, dal Mar Nero alla Bielorussia. Sono ore drammatiche sul fronte orientale.

Luhansk e Donetsk, le regioni autonomiste guidate da due governi-fantoccio di Mosca, hanno annunciato la mobilitazione generale. Dopo due esplosioni a Luhansk in due giorni – secondo il governo ucraino una messa in scena dei russi alla ricerca di un’operazione “false-flag”, un pretesto per invadere – è iniziata l’evacuazione dei civili verso la Russia. Nel frattempo Vladimir Putin ha firmato un decreto che chiama a raccolta i riservisti e li invita a tenersi pronti per arruolarsi. Succede ogni anno, ma quest’anno è successo con largo anticipo. A questo punto basta un proiettile di troppo.

Da Monaco il leader della Nato avvisa: “Non è troppo tardi per cambiare direzione, fermare una guerra e iniziare a lavorare per la pace”. Venerdì sera, parlando alla nazione, il presidente americano Joe Biden si è però detto certo che Putin abbia già “preso la decisione” di invadere “nel giro di qualche giorno”. Se uno spazio per il dialogo c’è, è un vicolo molto stretto. “Abbiamo cercato di parlare con Mosca, di fare passi reciproci per la sicurezza”, dice Stoltenberg, riferendosi alla spola di lettere tra il Cremlino e il quartier generale dell’Alleanza a Bruxelles. Finora andata a vuoto: i russi vogliono che la Nato scriva nero su bianco che l’Ucraina non può e non potrà mai diventare uno Stato membro.

Richiesta irricevibile, tuona il segretario. “La Russia vuole negare a un Paese sovrano di scegliere il suo percorso. E per la prima volta vediamo Pechino unirsi a Mosca per cercare di fermare la Nato e la candidatura di altre nazioni libere a farne parte, vorrebbero imporre il loro modello di governo autoritario”. La porta dell’alleanza, aggiunge, resterà aperta. “È scritto nel trattato, all’articolo 10. Non saranno loro a cambiarlo”.

Gli fa eco von der Leyen, in un botta e risposta che conferma la solidità dell’intesa. Parla di Svezia e Finlandia, gli altri due Stati membri dell’Ue che la Russia vorrebbe tenere alla larga dalla Nato. “È una decisione che spetta alle persone in Svezia e in Finlandia e a nessun altro. Sono stata ministra della Difesa (tedesca, ndr) per cinque anni e ho visto quanto cooperino da vicino con la Nato”.

Un paio di battute sul palco smorzano la tensione, allontanano per un attimo lo spettro della guerra. Ma, appunto, è solo un attimo. L’agenzia russa Tass batte le parole del leader separatista di Donetsk, Denis Pushilin: chiama i cittadini alla “mobilitazione generale” e i riservisti a “presentarsi in caserma”. A Monaco, sullo stesso palco di Stoltenberg, sarebbe atteso in serata il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Improbabile però che accetti l’invito: ufficiali della Casa Bianca gli hanno già riferito in privato che lasciare il Paese in queste ore è una “pessima idea”.

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