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Un gelato per Putin. Bufera ucraina su Ben&Jerry’s

Un tweet della più celebre azienda di gelati in America fa scoppiare un pandemonio. Ben&Jerry’s critica Biden: fermi la guerra contro la Russia in Ucraina. Ma è un boomerang: valanga di polemiche, “propagandisti russi”. E non è la prima volta..

Può una marca di gelato finire al centro di una polemica internazionale sulla politica estera? Sì, può. Citofonare a Ben&Jerry’s: la celebre azienda americana del gruppo Unilever è finita nell’occhio del ciclone per un tweet sulla guerra in Ucraina critico con l’amministrazione Biden. “Non si può al tempo stesso prevenire e preparare una guerra. Chiediamo al presidente Biden di allentare le tensioni e lavorare per la pace invece che preparare una guerra. Inviare altre migliaia di truppe americane in Europa in risposta alle minacce della Russia contro l’Ucraina non fa che alimentare la fiamma della guerra”.

Apriti cielo. Su twitter il cinguettio è diventato virale. Sotto, una cascata di commenti al vetriolo, presente buona parte dei massimi esperti di politica estera americana. “Grande mossa invitare un Paese a farsi distruggere, godetevi il sangue sulle vostre mani – commenta John Sipher, esperto dell’Atlantic Council con un passato alla Cia – gli Stati Uniti stanno cercando di fermare e scoraggiare un’invasione brutale. I vostri commenti sono ignoranti e vergognosi, incoraggiate un tiranno”. Ma c’è chi picchia più forte con una trafila di accuse ai “propagandisti russi”. “Si vis pacem, para bellum. E per quel che conta, preferisco il gelato Stewart a quello di Ben&Jerry’s” commenta Richard Haas, presidente del Council on Foreign Relations.

Sui social l’intemerata geopolitica dell’azienda di gelati – fondata a South Burlington nel 1978 da Ben Cohen e Jerry Greenfield e acquistata da Unilever nel 2000 – è diventato un vero tormentone, con tanto di sfottò, come chi posta la foto del presunto nuovo gusto di gelati, “Appeas-mint”.


Non è la prima volta che una delle catene americane più famose si lancia in prese di posizioni sulla politica estera. Succedeva già ai tempi della Guerra Fredda, quando muoveva i primi passi. È del 1987 una campagna di Ben and Jerry’s per destinare l’1% del budget della Difesa per programmi di scambio tra Stati Uniti e Unione Sovietica.

A quell’epoca risale anche la messa sul mercato dei “Peace Pops”, gli stecchi gelato ricoperti di cioccolato con il simbolo della pace stampato sopra. Anche con le polemiche l’azienda ha una certa consuetudine. Tra le più recenti, lo scorso anno, quella nata da un comunicato sullo scontro tra israeliani e palestinesi. “Crediamo sia incoerente con i nostri valori vendere il gelato Ben & Jerry’s nei Territori palestinesi occupati (Opt)”, recitava la nota pubblicata a luglio, “ascoltiamo e riconosciamo i timori condivisi dai nostri supporter e partner”. La Russia però è di gran lunga il protagonista preferito delle battaglie di B&J. Ma a vantare un rapporto consolidato con Mosca è anche la “casa madre” Unilever. Nel 2014, dopo l’invasione russa della Crimea, fece discutere l’incontro dell’amministratore delegato Paul Polman con Vladimir Putin e una sua dichiarazione sulla “Russia terra di opportunità”.


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