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Quel report può aspettare. Assist Onu alla vigilia di Pechino 2022

Dopo una richiesta del governo cinese, l’ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha deciso di rimandare la pubblicazione del rapporto sugli abusi contro gli uiguri alla fine dell’evento sportivo. La denuncia del South China Morning Post

Domani cominciano i Giochi olimpici invernali a Pechino, segnati dalla pandemia e forti pressioni da parte dell’Occidente per la situazione dei diritti umani in Cina.

Nonostante le proposte di “boicottaggio diplomatico” seguite dagli Stati Uniti, Nuova Zelanda, Australia e Giappone, sono tanti i Paesi che comunque hanno deciso di inviare rappresentanti alla cerimonia di apertura. L’evento rappresenta una grande occasione a favore dell’immagine internazionale del governo di Xi Jinping.

Per questo motivo, il Partito Comunista Cinese ha esercitato molta pressione sulle Nazioni Unite per una posticipazione della pubblicazione del rapporto sulle violazioni dei diritti umani contro la comunità uiguri nella regione Xinjiang.

Secondo il sito The South China Morning Post il governo cinese ha lavorato mesi per evitare la diffusione di questo documento durante i Giochi ed è stato raggiunto un accordo tra le parti.

Liz Throssell, portavoce dell’ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite, ha spiegato che ancora non c’è una data per la pubblicazione del report, aggiungendo che “non sarà pronto prima dell’inizio dei Giochi olimpici invernali”. Tuttavia, alcune fonti sostengono che il documento è pronto per la diffusione.

Emma Reilly, ex funzionaria per i diritti umani all’Onu, ha dichiarato che il “ritardo” della pubblicazione del rapporto è molto conveniente per la Cina e le Nazioni Unite, sostenendo che non ci sono intenzioni di disturbare il governo cinese. Reilly è stata licenziata l’anno scorso dopo avere pubblicato alcune prove sulla condivisione di nomi e dati di dissidenti cinesi con il governo di Xi.

L’articolo del South China Morning Post sostiene che Pechino ha impedito ai funzionari dell’Onu di ricevere o incontrare rappresentanti di Taiwan e il Tibet.

Sulla visita in Cina di Michelle Bachelet, Alto Commissario Onu dei diritti umani, Reilly ha aggiunto che gli inviti del governo cinese nel 2019 e nel 2022 non sono altro che “visite guidate. Se ci sono stati negoziati per tre anni, senza progressi sull’accesso significativo e senza restrizioni, non è meglio – pensando alle vittime degli abusi – accettare che non si riuscirà ad avere accesso e pubblicare il report?”.

Pechino ha anche invitato all’Unione europea di visitare la regione Xinjiang per verificare lo stato della comunità uiguri, ma sempre con le stesse condizioni (limitanti) offerte alle Nazioni Uniti.

Intanto, la rappresentante permanente degli Stati Uniti all’Onu, Linda Thomas-Greenfield, ha tentato in privato di convincere il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, a non assistere alla cerimonia d’inaugurazione dei Giochi a Pechino.

Sulla rivista Foreign Policy si legge che Guterres non avrebbe accolto la richiesta e non intende nemmeno sollevare il tema dei diritti umani durante il viaggio a Pechino. Non è ancora confermato però se Guterres incontrerà funzionari governativi cinesi.



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